Margherita Vicario ha lanciato una bomba. Bingo è un progetto discografico contemporaneo e di grande qualità, per sound e testi, che non ha nulla a che vedere con “l’usa e getta” degli ultimi anni.
Credevo che la forma e la sostanza non esistessero più nelle nuove generazioni di artisti, che fossero ormai superati da motivetti snervanti acchiappa pubblico. Eppure qualcosa di bello e credibile e ammaliante e intelligente e coerente e moderno esiste nel nostro panorama musicale. Bingo di Margehrita Vicario è un bellissimo esempio di musica fatta bene, di quella che è arrivata non per essere dimenticata dopo un primo ascolto arrancato, ma è qui per restare con noi, atterrato da un altro pianeta per combattere una mediocrità sempre più asfissiante.
Bingo, anticipato dai singoli Orango Tango e Come Va, è la chiusura di un ciclo iniziato due anni fa, dove Margherita Vicario era uscita con diversi brani slegati da un progetto discografico e che oggi trovano casa in un album estremamente contemporaneo che parla di vita, di società, di cultura. Un disco fresco, poliedrico, vivace, ironico e irriverente ma anche intimo e manifesto, dove il talento multitasking della giovane cantautrice emerge senza riserve.
La titletrack non poteva che essere l’incipit del suo variegato album che prosegue con uno dei brani più sfacciati dell’anno, Orango Tango: “per cinque mila milioni mi tatuo Giorgia Meloni, faccio un bel family day ma senza preti e massoni, pieno di trans e di gay che cantano happy day”. Come Va è l’intimo racconto di una quotidianità qualunque, è una canzone empatica che parla di femminismo in ogni sua sfumatura non banale.
Geniale, non ho altri aggettivi per descrivere Troppi Preti Troppe Suore: “Chiedo scusa a chi ci crede e spera nel trascendentale. Pure io c’ho i miei santini e ascolto le loro parole. Scienziati, mezzi pazzi, son poeti e gran pittori. Sono astronomi devoti, sono artisti, son dottori”. In Xy c’è un gioco di cromosomi per scoprire le differenze tra uomini e donne, dove troviamo una collaborazione illustre, una canzone che sembra nata per essere interpretata da Margherita Vicario ed Elodie.
Fred Astaire è una dedica d’amore: “Come mi parli (te), quando mi guardi (te) mi sento Maradona sotto porta, adorata più della Madonna, tutti mi fanno i cori ma io guardo solo te”. DNA (Oh Putain!) è una denuncia sociale e culturale ad una società che pretende, ma che non dà nulla in cambio perché è “solo una questione di DNA” e “il parametro ufficiale qui non è la qualità”.
“E’ come un pugno nello stomaco che mi arriva da fuori”, Come Noi l’ha descritta Margherita Vicario, forse il brano che amo più di tutti con i continui cambi di ritmo e un testo che sa dove deve andare a pungere. Poi seguono una serie di brani che sono delle “vecchie” conoscenze. Abaué (morte di un trap boy) è una di quelle canzoni che non sentono il tempo che passa, un brano intenso, complicato da cantare ed interpretare, uno di quelli che non potrei ascoltare da nessun altro, un attacco alla filosofia che “se hai i soldi puoi tutto”. Consiglio di vedere il video della canzone, dove esce fuori il lato recitativamente magnetico di Margherita.
Mandela è una canzone meravigliosamente irriverente che, confesso, mi ha fatta scoprire la discografia di Margherita Vicario. E’ da qui che ho conosciuto questo piccolo gioiellino ipnotizzante, uno di quelli che entra in testa e non esce più. In Romeo (feat. Speranza) esce fuori tutta la cultura maestra che è insita in Margherita, non so quanti possono vantare di cantare un brano in greco antico, in francese, in albanese, in italiano.
Giubbottino è un’altra nostra conoscenza, un brano erotico ma non volgare. L’album si chiude con due vere bombe: Pincio, una concentrazione assoluta di ogni tipo di affetto umano, e Pina Colada (feat. Itzi), una hit estiva senza la presunzione di essere una hit estiva.
In Bingo, Margherita Vicario mostra tutta l’unicità della sua immagine e del suo stile, un’artista all’avanguardia, capace di raccogliere in 14 tracce un mix di mondi che le calzano a pennello, scardinando tutti i pregiudizi insiti nella nostra società. Conferma abilmente quanto si discosti dai classici cliché a cui siamo abituati nel panorama musicale, sottolineando quanto importante sia avere un genere “tutto suo”, al di là di quello che il mercato richiede.
La musica di Margherita Vicario è la dimostrazione di come una persona dotata di senso critico, di cultura e coscienza dello stato delle cose, può ambire a creare cose di spessore, può parlare alle persone, toccando temi scomodi con ironia ed irriverenza ma senza scadere nell’estremismo becero o nella volgare comicità.
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