Per la terza volta nel giro di poco più di un anno solare i Bring me The Horizon tornano sulle scene con un nuovo lavoro, l’EP Post Human: Horror Survival. Lavoro dal titolo emblematico che segue la pubblicazione, a sorpresa, della loro produzione più “singolare”: l’EP Music To (nome volutamente abbreviato)
Dopo la svolta elettro/alternative di Amo e la progressione ancora più electro/sperimentale di Music To, Sykes and company tornano sulle scene con un lavoro che sembra compiere un “passo indietro” stilistico, riscoprendo i sapori del metal senza però tradire quella ricerca profondamente sperimentale che, da Sempiternal in poi, è stata in grado di rendere i Bring Me The Horizon tra le band più interessanti della scena metal mondiale.
Prosegue, quindi, l’operazione musicale della band inglese che sembra aver abbandonato definitivamente la forma del long play per dedicarsi alla frequente pubblicazione di “piccole chicche”, brevi lavori in grado di sfogare, ciascuno, il “vizio artistico” vigente tra le fila del complesso anglosassone. Una tattica vincente che si abbina in modo alquanto proficuo ai cambiamenti del mercato musicale moderno (e a cui molti altri artisti dovrebbero guardare in quanto esempio) senza però andare a smorzare o tradire il contenuto qualitativo musicale proposto.
Di fatto, con Post Human: Horrors Survival, ancora una volta i Bring Me The Horizon confermano di disporre di quella maturità musicale e sfrontatezza in grado di renderli degli artisti liberi, sempre ispirati e, soprattutto, divertiti
Proprio il divertimento, espresso in modo colorato ed ispirato, è ciò che emerge e spicca in particolare dall’ascolto di Post Human: Horror Survival. I ragazzi fanno ciò che più amano fare seguendo le loro indoli del momento, i flussi artistici e le ispirazioni “fulminee” tipiche di chi ama fare musica senza “incastrarsi” nella necessità di etichettarsi, uscendone sempre con prodotti ben fatti, freschi, ispirati, curati e, soprattutto, eterogenei.
I Bring Me The Horizon di Post Human: Horror Survival, di fatto, sono una band che ancora una volta dimostra di avere molte facce, dei veri e propri mutaforma artistici in grado di stampare il proprio marchio su prodotti sempre nuovi, battendo vie sempre differenti con la medesima cura e attenzione.
Così, dopo le fughe elettroniche di Music To, ci ritroviamo di fronte ad un lavoro rinnovato nella durezza, che non torna però alle sonorità più tipicamente metalcore che hanno segnato la storia e l’emblema del gruppo
Quest’ultime vengono altresì prese e riproposte in una chiave più alternative, in un territorio di confine che si divide tra il core moderno, l’alternative/nu metal dei primi anni 2000 e quell’elettronica ottimamente curata da quel Fish che da ormai una decina d’anni con il suo ingresso in formazione definisce e distingue il sound di questi “nuovi” Bring Me The Horizon.
Con Teadrop e 1×1 (in collaborazione con Nova Twins), l’energia del Nu Metal dei primi Linkin Park viene riproposta in chiave contemporanea senza cadere in citazionismi retorici o cadute di stile e personalità, mentre con Obey e Diar Diary vengono esplorate lande musicali di durezza estrema, nel primo caso fuse con un’elettronica dal tono profondamente industrial che non poco riporta ai recenti Northlane di Alien e, nel secondo, più vicine invece al metalcore più classico e “grezzo”.
Kingslayer, anticipata dall’intro drum and bass Itch for the Cure (vedasi Hybrid Theory per scoprire la citazione) è forse uno degli esperimenti più divertenti e soddisfacenti dell’ep. Realizzata in collaborazione con le giapponesine J-Pop Babymetal, ci mette di fronte ad un lavoro che raccoglie frenesie metal contemporanee in perfetta sincrasi con un’elettronica marcatissima e distintiva, capace di richiamare le sonorità musicali più tipicamente nipponiche rendendo il pezzo una perfetta anime opening.
Le già conosciutissime Parasite Eve e Ludens, pezzo prodotto per il videogioco ormai culto Death Stranding, non hanno invece bisogno di presentazioni
Cavalli di razza nella discografia dei nuovi BMTH, in grado di mostrare al 100% il potenziale di una band sempre più in grado di esplorare in modi nuovi quel territorio di confine tra musica elettronica e metal, emergendone con pezzi travolgenti, epici, ricchi di pathos e difficili da dimenticare già al primo ascolto.
Con One Day the Only Butterflies Left Will Be in Your Chest giungiamo ad una conclusione perfetta ed equilibrata. Una toccante ballata marcatamente atmosferica impreziosita dalla voce di Amy Lee (Evanescence) che, dopo tanta energia, saluta l’ascoltatore con un tocco di sensibilità pop affatto scontata e dal grande potenziale emotivo.
La produzione, che ha visto il genio di Mick Gordon affiancare le menti di Fish e Sykes in una collaborazione azzeccatissima, è ineccepibile e proprio grazie all’ideatore delle emblematiche colonne sonore di Doom riesce a valorizzare al 100% le scelte musicali ottemperate dai creativi.
Con Post Human: Horror Survival I Bring Me The Horizon ci mettono di fronte all’ennesima “scommessa vinta”
Una band duttile, sagace, dotata di numerosi colori, che ha avuto il coraggio di intraprendere una via difficile verso il rinnovo e la separazione dai suoi iniziali marchi di fabbrica così maturando e riscoprendosi sotto nuove forme. Una linfa vitale, quella della costante ricerca, in grado di dare ai loro lavori quella freschezza, ispirazione ed entusiasmo rari da trovare in chi ormai domina le scene da una ventina d’anni.
E non c’è cosa più bella, per chi ama la musica, del sentire un’artista “divertirsi” nel realizzare la propria musica, testando nuove opzioni, esplorando nuove vie. Nonostante i molti che storceranno il naso di fronte all’ennesima uscita ibrida di questi mastodonti del metal, i Bring Me The Horizon sono in grado, con un solo Ep e nemmeno troppo innovativo, di confermarsi tra gli act più interessanti e meritevoli della scena musicale contemporanea.
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