Dopo un anno di stop dai palchi di tutto il mondo, Asaf Avidan torno con un nuovo disco: Anagnorisis.
L’artista israeliano, nella sua tenuta in Italia, precisamente a San Bartolo nelle Marche, ha dato vita al suo settimo album: Anagnorisis. Un titolo al quanto singolare. Dal latino agnitio, un tipico meccanismo narrativo usato nel teatro greco in cui il protagonista scopre il suo vero io, il suo vero carattere, così passando dall’inconsapevolezza dell’essere alla totale conoscenza, arrivando poi a risolvere e porre fine alla storia narrata. Mentre nelle commedie l’anagnorisis si basa sullo sviluppo della storia, in questo disco è basato sullo sviluppo di ogni traccia nata da un nuovo periodo dell’artista – e se vogliamo un nuovo periodo mondiale caratterizzato da una pandemia.
Perciò Anagnorisis oltre a rappresentare un nuovo Asaf Avidan, raffigura una nuova rinascita rispetto agli album precedenti che però come un puzzle riesce ad amalgamarsi con facilità ai lavori precedenti, tassello dopo tassello; un sound nuovo ma non così distaccato. Ad esempio No words, Lost Horse e Rock of Lazarus riprendono quell’energia elettronica che caratterizzava l’album Different Pulses.
L’originalità di Anagnorisis è anche nella composizione della voce. Tutte le voci presenti nell’album appartengono esclusivamente ad Asaf Avidan, con un uso estensivo del dubbing in diverse tonalità è riuscito ad ottenere varie voci, creando un’armonia perfetta e facendo sembrare il tutto quasi un botta e risposta tra diverse persone o persino arrivando a creare cori gospel come in 900 Days – adattarsi al tempo del coronavirus, Asaf Avidan lo ha fatto nei migliori dei modi. Una scommessa ben riuscita viste le differenti sfumature di voce che hanno sempre caratterizzato l’artista.
Ma un fattore comune in tutti i lavori di Asaf Avidan è il silenzio – e giustamente lo ritroviamo anche qui. Un silenzio implicito ma che è ben riconoscibile sin dal primo ascolto dell’album. Più si va avanti nelle tracce e più è palpabile, come in No Words e in Anagnorisis, brano omonimo all’album. Un silenzio che si nasconde nei sentimenti che il cantautore mette in mostra, senza paura di nasconderli; dalla perdita (Lost Horse) alla rabbia e alla quasi impotenza di poter reagire (900 Days).
Non è di certo un disco fisso in un unico genere, sound. Si passa dall’ R&B di 900 Days ad un sinuoso e lento folk/blues di Wildfire fino a trovare sfumature che ricordano molto Thom Yorke e all’elettronica di Different Pulses o al pop di Billie Eilish. Un mix che però non fa stonare le varie tracce tra di loro. Anzi rende anche più interessante il disco in quanto non si sa cosa aspettarsi, un disco a scatola chiusa. Ed è forse proprio qui che il significato di Anagnorisis viene a centrarsi. Un mix di varie personalità, suoni e testi che non eccedono in un caos ma riescono a fondersi e diventare armonia.
Tracklist:
Lost Horse
900 Days
Earth Odyssey
No Words
Anagnorisis
Rock Of Lazarus
Wildfire
Indifferent Skies
Darkness Song
I See Her, Don’t Be Afraid
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