Terzo album in tre anni per Achille Lauro, un terzo album con cui cambia ancora genere. Partito dalla sua samba-trap di “Pour l’Amour” (2018), passato per il “rock” di “1969” (2019) fino ad arrivare ad appunto “1990” con cui ripercorre la il pop anni ’90.
Con l’uscita di 1990 continua la “metamorfosi” di Achille Lauro, cominciata a novembre 2019 con l’uscita del singolo “1990”. Quindi si cambiò ancora, e si passò dal “rock” degli anni ’60/70 alla musica Pop anni ’90. Un percorso “interrotto”, temporaneamente, con “Me ne Frego” (che Achille Lauro portò all’edizione di Sanremo 2020), poi ripreso con la ballad “16 Marzo” e completato (almeno per quanto riguarda l’uscita dei singoli) con “Bam Bam Twist”.
Con 1990, Achille Lauro ha deciso ripercorrere gli anni ’90, che hanno segnato la vita un po’ di tutti noi, principalmente con due fattori: il fattore video, ed il fattore, chiamiamolo, “titoli della canzoni”. Il “fattore video” sta tutto nei tre video dei tre singoli usciti, pieni di riferimenti agli anni ’90, soprattutto nei video di “1990” e “Bam Bam Twist” (in cui tra l’altro anche nel testo sono presenti tanti riferimenti a film che hanno segnato il 1990). Mentre il fattore “titoli delle canzoni” sta nell’aver messo nella tracklist dell’album titoli di canzoni che hanno fatto la storia degli anni ’90 (in alcuni casi duettando con gli artisti che hanno creato quelle canzoni).
Possiamo, così, cominciare il viaggio negli anni ’90, un po’ “rivisitati” da Achille Lauro, ma che rimane fedele al 1990 in molte occasioni.
Non sono un grande fan degli anni ’90, sia perchè sono nato alla fine di quegli anni (1997), sia perchè musicalmente in quegli anni andava di moda un genere che non apprezzo molto. Ma ovviamente ci sono sempre delle eccezioni, e nel mio caso le eccezioni sono composte da certe canzoni e certi film, ma noi, per ovvi motivi, ci concentreremo solo sulle canzoni, ed il fatto che i titoli di quelle canzoni siano contenuti in 1990, mi fa impazzire.
Ovviamente 1990 comincia con “1990”, ma è una traccia completamente diversa da quella che uscì come singolo nel 2019, manca la chitarra, ma è un giusto compromesso per rendere la cosa più anni ’90. Poi arriva la prima delle tracce con il titolo che farà nostalgia a tutti, ovvero “Scat Men” in feat con Ghali e Gemitaz. Ovviamente non manca il famoso motivetto della canzone originale, e tutta la canzone si adatta molto più allo stile di Ghali, mentre stona, anche se di poco, Gemitaz.
La traccia perfetta.
Arriva “Sweet Dreams” in duetto con Annalisa (un duo già affermato durante il festival di Sanremo 2020). Questa traccia, la terza per la precisione, è diventata la mia preferita fin dal primo ascolto, semplicemente perfetta. Perfetta Annalisa ad usare il suo timbro vocale nel cantare il ritornello della canzone originale degli Eurythmics e perfetto Achille Lauro nel riscrivere il testo sopra la base, quasi, originale.
Siamo in pieno 1990, era quello che mi aspettavo, anzi, anche di più. Achille Lauro è riuscito a fare quello che probabilmente, nessuno si sarebbe mai aspettato, come vedremo ora.
Il punto massimo di genialità durante 1990 si raggiunge durante “You and Me” in duetto con Alexia e Capo Plaza. Esatto, con Alexia, la “creatrice” della canzone (dal titolo originale “Me and You”), e questa cosa mi ha lasciato abbastanza sconvolto, in positivo. Non riesco neanche a descrivere la sensazione nel sentire la creatrice di quella canzone, cantare quella stessa sua canzone ma con accanto Achille Lauro, ma soprattutto mi ha lasciato sconvolto come si sia riuscito a rendere “musicalmente attuale” una canzone del 1994, tanto da, almeno per quanto mi riguarda, togliere l’attenzione da Capo Plaza.
Anche con due delle, tante, canzoni che hanno fatto la storia del 1990, Achille Lauro riesce a farle sue, rimanendo fedele alle originali.
Poi arrivano quelle tracce che ti aspetti, o meglio, quelle tracce che se non fossero state presenti in un album del genere, ci sarebbe stata da fare una “rivoluzione”. Due tracce che SONO il 1990, ovvero “Summer’s Imagine” (“The Summer is Magic”) insieme a Massimo Pericolo e “Blu”, sì quella Blu, insieme a loro, gli Eiffel 65 e DIVA. La prima delle due tracce mette in risalto Massimo Pericolo già affermato nella scena trap italiana, ma con questo pezzo probabilmente si prenderà un’altra, grande, fetta, di pubblico.
Con “Blu”, Achille Lauro, decide di stupire tutti. Credo che tutti noi ci saremo aspettati una traccia ai livelli dell’originale, invece ci ritroviamo ad ascoltare una ballad, che racconta di quella che è stata la sua vita al limite, di quando rischiò di finire in carcere. Una ballad che ormai si può definire “alla Achille Lauro”. L’ultima traccia è “I Wanna Be an Illusion” in collaborazione con Benny Benassi ed ancora DIVA. Questa traccia è quella che ho definito quella dal sound più 1990: bassi altissimi, una base incalzante e non mi stupirei se sentissi questa canzone in qualche discoteca sulla spiaggia (ma non sono un amante delle discoteche, quindi, lascio a voi l’accorgersi della traccia).
E così il 1990 finisce, ma lascia quel pochissimo amaro in bocca che però non va assolutamente ad influenzare il mio pensiero sull’album.
Sono solo sette le tracce in 1990, poche, ma se avesse dovuto prendere tutte quelle canzoni che hanno fatto la storia della musica dance/pop anni ’90 l’album probabilmente sarebbe uscito tra molti anni. Quindi sette tracce buone, che fanno sì che questo album possa essere messo sopra il suo predecessore, 1969, sia a livello di composizione ma anche di genialità e fantasia. Uniche due note negative, che non vanno influire più di tanto, sono l’assenza di Boss Doms e la non presenza di “16 Marzo” e “Bam Bam Twist” che non sarebbero sicuramente state di troppo.
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