Finntroll – Vredesvavd [Recensione]

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Esistono band che, al solo nominarle, fanno scaturire un boato di approvazione e di stupore nel panorama metal:
Spesso sono gruppi blasonati e, cosa che enfatizza l’attrazione positiva, che non pubblicano materiale da tempo immemore: i Finntroll non fanno eccezione in nessuno dei due casi elencati.

A distanza di ben 7 anni dal loro ultimo lavoro in studio, i nostri amatissimi troll Svedesi tornano a deliziarci con il loro folk iconico, intriso di black metal e di cantati da festa, con il loro nuovo lavoro: Vredesvavd, in uscita il 18 di settembre via Century Media.


Posso già preannunciarvi che, per questo lavoro, i Finntroll hanno voluto dare il massimo delle loro capacità, come se volessero scusarsi ai propri fans del lungo tempo di attesa.

Finntroll

Con un vuoto così grande da colmare, i Finntroll saranno riusciti a far sì che Vredesvavd possa sopperire al volere e al desiderio viscerale del proprio popolo? Dopo un periodo così lungo: ce lo si aspetterebbe; e infatti è proprio così.

I Finntroll mettono subito le mani avanti, preannunciando l’album con ben 3 singoli: Ormfolk, Forsen e Mask.
Da un primo ascolto si evince subito il ritorno alle radici profondamente black della band, ma allo stesso tempo mantenendo quelle melodie folkeggianti che li hanno contraddistinti da molte altre bands del genere; un po’ sulla falsariga del loro lavoro Nattfodd.
Menzione d’onore per Ormfolk dove, per la prima volta in anni, sentiamo un duetto di voci tra Vreth (l’attuale cantante dei Finntroll) e Katla (primo cantante, nonché fondatore della band.): davvero sublime.

Con delle premesse del genere, il popolo dei nostri troll, andò in visibilio: era esattamente quello che tutti stavano aspettando, e i Finntroll lo sapevano benissimo.
Da qui, il nostro viaggio all’interno di Vredesvavd ha inizio.

Ad accoglierci, e a farci da nostro Caronte, è Vaktaren: un’intro sinfonico/strumentale quasi onirica e perfettamente a tema con le atmosfere nevose e magiche che la band fa sue.
Il tutto, sfocia nel primo vero e proprio prezzo dell’album Att Doda Med En Sten: un tripudio di splettrate, doppia cassa e synth di tastiera, quasi a ricordare una danza tribalistica e macabra.
Lo stesso concetto viene applicato alle canzoni Granars Vag e Vid Haxans Hard.

Finntroll

I Finntroll continuano a guidarci nel loro antro boschivo: nelle canzoni è sempre meno presente la tastiera come elemento portante dei brani, ma questo non rappresenta assolutamente un problema, anzi dà una folata di vento fresco all’ascoltatore.

Le splettrate si fanno più taglienti, incisive e dure, ma mai rinunciando alla parte melodica, rinforzandola ulteriormente: come nel caso di Myren, a mio parere una delle canzoni più belle dell’album, ritmicamente violenta al punto giusto, ma con quelle sonorità di ballo popolare che contornano in maniera sublime il quadro delle canzoni dei Finntroll.
A chiudere tutto il lavoro, vi è Ylaren: una sorta di requiem/ballata che lascia nell’ascoltatore non solo ancora la voglia di fare headbanging, ma anche un sentore quasi malinconico e di nostalgia.

Abbiamo festeggiato, brindato e ballato con l’ameno popolo dei Finntroll ma, come ogni dopo festa, dobbiamo renderci conto di ciò che è successo e dare un giudizio complessivo

Vredesvavd è il risultato di un durissimo e certosino lavoro da parte della band svedese, giunge all’orecchio in maniera molto orecchiabile e non diventa mai banale; me la sentirei di consigliarlo sia al classico fan del genere, ma anche a chi si sta approcciando e non sa bene cosa ascoltare.
Nel complesso, davvero un lavoro coi fiocchi per il quale è valsa la pena aspettare.

Jacopo Simonelli
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