SWED è un artista romano classe ’90; difficile dare altra definizione, causa la sua produzione estremamente eclettica, pertanto ci si limita al minimale. Border Wall è il suo primo lavoro.
Inizialmente appassionato di musica classica e di lirica, crescendo si avvicina sempre di più alla musica nera, approfondendo il jazz e blues, per poi scoprire il mondo dell’Hip-Hop e in particolare l’old school americana.La sua carriera passa attraverso l’incontro con MC Penny: è proprio da qui che scaturirà l’esordio di SWED, con il disco “From da Cabala”.
Poco dopo tale collaborazione, lo stesso Penny presenta e accoglie SWED nel collettivo Hip-Hop Do Your Thang: appassionato da questa nuova avventura inizia a scrivere e arrangiare dal jazz al rapgrazie soprattutto alla stretta stima e collaborazione con il producer Rubber Soul.
Il 28 febbraio 2020, infine, rilascia “Night And Day“,il suo primo singolo estratto dal suo primo EP solista intitolato “Border Wall” uscito Venerdì 20 Marzo 2020 per Do Your Thang Records e distribuito da Believe su tutte le piattaforme digitali e in una versione limited edition incisa su vinile.
Capita spesso, e con grande facilità, che un artista alla prima esperienza da solista abbia voglia di spaccare il mondo, di investirlo quasi violentemente con la sua musica, in modo da farsi notare nel modo più efficace e impattante possibile. E capita spesso che questo tentativo sfoci in una foga poco lucida, in una serie di pezzi magari potenti, sì, ma non particolarmente densi; oppure in un album infarcito di spunti interessanti ma accorpati alla rinfusa, in modo poco organico e sviluppati più dalla fretta che dalla cura.
Ecco, “Border Wall” di Swed sicuramente non rientra in questa casistica.
SWED ci regala un album particolare, probabilmente unico all’interno del panorama italiano: si può certo dire che sperimenti, ma allo stesso tempo non si spinge oltre i limiti dell’orecchiabilità; si può certo dire che in un certo senso entri a gamba tesa, sparigli le carte, rispettivamente della scena jazz, blues, e hip-hop italiana, ma allo stesso tempo riprende tanti elementi già conosciuti all’estero e tante sonorità già percorsa anche in Italia.
Insomma, una virtù che a SWED non si può nel modo più assoluto negare, almeno musicalmente, è il senso della misura: quell’equilibrio che permette di gestire le cose con tranquillità, di tenere sott’occhio tutti gli elementi, e di poterli giostrare con eleganza.
“Border Wall” è un EP contenuto, raccolto, capace di portare l’ascoltatore a spasso per sonorità tutto sommato divergenti in sole sei tracce.
La musica, curata assieme al producer Rubber Soul e al musicista Benjamin Ventura, vede intrecciarsi generi che spaziano dal reggae al latin, fino ad arrivare all’R&B e al Soul, per poi giungere infine all’hip-hop e al nu jazz rap.
Allo stesso modo, anche la strumentazione utilizzata è ampia e variegata: pianoforte, tromba, basso, flauto, chitarra, dalla parte dell’analogico; dall’altra parte i beat e le percussioni dal suono spiccatamente digitale e moderno, il tutto messo a flirtare con i cori e le linee vocali.
Il trait d’union, la chiave di volta di tutto il progetto, infatti, è senza dubbio il cantato: mellifluo, pastoso, profondo, oscuro, cavernoso, magnetico, lontano da qualsivoglia paragone con lo scenario contemporaneo. Esprime un’emotività potente, che restituisce un’atmosfera calda e intimista, assorbendo e cullando chi ascolta, impedendogli di interrompere l’ascolto dell’album (complici anche i 21 minuti e 24 secondi complessivi).
Non sono da dimenticare, poi, i testi. Danzando tra l’inglese e lo spagnolo (e l’italiano dei feat), SWED si scaglia in una critica impietosa di numerosissimi aspetti della realtà in cui siamo immersi: partendo dalle guerre mosse dalle multinazionali in “Crimes and Reasons”, per poi passare a “Musica Basura” e alla cultura usa e getta che investe tanto la musica quanto l’amore, e in generale la società, odierna; in “Damn Bro” il tema è quello della donna intesa come libertà, mentre in “gang Lords” si ritorna alla critica, in questo caso rivolta contro i potenti dell’industria musicale, che influenzano il mercato; infine, con “Night and Day”, si ritorna a un’atmosfera più romantica, per poi concludere con la critica dell’idea di arte moderna di “Outro”.
Insomma, SWED si impegna nella restituzione caleidoscopica delle criticità riscontrabili nel mondo contemporaneo, cercando di scavalcare quel “border wall”, appunto, di oltrepassare il muro mediatico e culturale da cui siamo circondati e che spesso ci nasconde e ci impedisce di prendere atto di un vasto panorama di problematiche relative alle aree del mondo èpiù povere e meno sviluppate.
Il tutto ondeggiando tra l’old school americana, il primo hip-hop italiano anni ’90 e ’00, il blues e numerosi rimandi al Guru di Jazzmatazz; senza contare i due featuring (Penny e Danno) semplicemente magistrali.
La cosa che si avvicina di più a questo progetto, all’interno della scena musicale italiana, potrebbe essere Raphael Gualazzi, ma non è comunque un paragone che possa reggere tout-court: SWED è materia radicalmente diversa, e incarna la dimostrazione che per sperimentare e produrre una ventata di freschezza a volte sia utile (se non necessario) fare qualche passo indietro, riscoprendo sonorità già ampiamente abitate, ma ormai purtroppo cadute in disuso.
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