“Driven to Insanity” dei Rideout: recensione

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Driven to Insanity è il nuovo lavoro dei Rideout, uscito il 14 luglio 2023.

Che cosa possiamo intendere con il termine “sanità”? Sicuramente è un termine con più significati, ma sicuramente la sua presenza dovrebbe indicare la mancanza del suo corrispettivo negativo. Di quello che fa stare male, di quello di cui non si vorrebbe parlare, magari anche dell’elefante nella stanza.

Bene, in breve potremmo dire che questa è la visione di Valeria Aina (voce), Alberto Tuveri (chitarre), Fabio Attacco (basso e voce già sentito negli Evilizers) e Andrea Tricarico (batteria). In una parola si tratta dei Rideout con il loro album “Driven to Insanity”.

Qual è il risultato dunque di questa nuova fatica della formazione piemontese? Beh, invece di perderci in chiacchiere facciamo partire il disco e scopriamolo assieme!

Bed Time Story: riff sanguigni e granitici, con intermezzi in growl e passaggi thrash metal più classici che rimandano ai veronesi Arthemis, mostrano come gli intrecci vocali di Aina a Attacco funzionino bene assieme. In particolar modo se sorretti dalla batteria di Tricarico e dalle chitarre di Tuveri!

Hunger: non si tratta di una cover degli Amaranthe, ma di un brano leggermente più “melodico” e corale dove è possibile sentire qui e là influenze chitarristiche prog metal in stile Queensrÿche e Fates Warning per intenderci. Molto apprezzato!

Savior: le atmosfere si dilatano leggermente, sorrette dal basso di Attacco e dalla batteria di Tricarico, ma non per questo i testi si alleggeriscono. Anzi, viene urlato tutto il proprio sgomento mano a mano che ci si fa largo nella propria introspezione.

Cross & Virus: voci di varie edizione di telegiornale ci ricordano una pandemia che, a quanto pare, abbiamo appena vissuto sulla nostra pelle, ma che sembra possa essere accomunata ad un’altra ben più antica e letale. Quale sarà? Senza essere lapalissiani vi basterà leggere un’altra volta il titolo per capirlo.

Akhenaton – Horizon Of God: la voce di Aina dei Rideout si sdoppia e si snoda in riverberi mentre il testo ci riporta indietro nel tempo fino all’Antico Egitto dinanzi al faraone Akhenaton che “sdoganò” la paganità egizia a favore del dio Aton i cui raggi solari splendono su di lui e la sua gente. Il tutto mentre Tuveri si dedica ad uno shred che ci sta sempre bene, tra scale vorticose e sweep picking. Un pezzo davvero interessante e che vi farà considerare anche questa band, se siete amanti dell’Antico Egitto, oltre ai Nile.

Lord of Silence: il basso leggermente distorto di Attacco apre le danze assieme al cantato per un brano decisamente più “funereo”, complice anche una campana che suona a morto, con sonorità decisamente più lente e malinconiche. Lentezza e malinconia che rimangono anche dopo i rintocchi salvo diventar poi più elettriche e condite da quell’accento di doom che rende il tutto ancora più ipnotico e trascinante.

Empty: riff arrabbiati il giusto per far trasparire, dopo ogni accordo e strofa, tutta la misantropia accompagnata da un riffing thrash che saprà conquistarvi già dal primo secondo. Inoltre il brano è arricchito da una citazione di un brano di Alice Cooper, “No More Mr. Nice Guy”, ripreso anche dai Megadeth per il film “Sotto shock” di Wes Craven. Verso il finale poi ci sono anche i giusti omaggi in stile Pantera, beh, che aspettate a premere “Repeat”?

A Perfect Life: una vita perfetta, o da “famiglia della Mulino Bianco”, è semplicemente un’utopia dorata che ci viene propinata quotidianamente. Già i CCCP ce lo dicevano, cantando “produci, consuma, crepa!”, ma ci pensano i Rideout a ricordarcelo con la delicatezza di un calcio sul setto nasale ed un doppio attacco vocale. È giusto così!

Freak of Nature: leggendo il testo ed ascoltando la musica devo ammettere che mi sono venute in mente due band, Metallica e Alice In Chains, è capitato anche a voi? Brano inesorabile come una colata di lava che vi investirà in pieno.

Men in Black: non si tratta della spassosa trilogia degli agenti vestiti di nero che proteggono la Terra dagli alieni, ma bensì dei famosi e famigerati “uomini in nero” che portano con sé il vessillo della paranoia e del controllo occulto. Esistono davvero? Magari alle vostre spalle?

In conclusione che dire di questo disco dei Rideout? “Driven to Insanity” dei Rideout è un disco onesto che mischia heavy, thrash, doom e progressive per un risultato che risulta irresistibile fin dal primo ascolto. Secondo me faranno ancora molta strada e non tarderemo a risentirne parlare perciò, prima che la folla non vi faccia neanche passare, vi consiglio di andare a vederli dal vivo. Ah, ovviamente, non dimenticatevi di dare una bella ascoltata a questo viaggio nella follia tra ieri ed oggi!

Vanni Versini
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