Polemica che ha tenuto banco negli ultimi giorni è quella riguardante la presenza della giornalista Rula Jebreal al Festival di Sanremo.
Ipotizzata e poi subito ritirata dopo le molte critiche nate ovunque sul web e su alcuni mezzi stampa (e che mezzi stampa, ci verrebbe da dire), il caso della brillante scrittrice israeliana ha messo in luce per l’ennesima volta la grande distanza dell’Italia da un mondo a dir poco essenziale: quello della cultura.
Con le aggressioni di chi denunciava la non “italianità” della giornalista (nel ventunesimo secolo, purtroppo, il colore della pelle sembra essere ancora un fattore determinate) rivendicando la natura squisitamente nostrana del festival, dei suoi ospiti e dei suoi partecipanti, si è consumato un caso che, negli scorsi giorni, aveva assunto tinte a dir poco fosche, mettendo in evidenza un paese talmente tanto attaccato, a specifici (tristi) ideali da essere incapace nel saper distinguere la cultura e la brillantezza di un individuo dalla sua origine, che comunque niente avrebbe di discriminante (in un universo normale).
La notizia del dietro front della Rai è però di pochi minuti fa. Rula Jebreal prenderà parte al festival di Sanremo, con un monologo dedicato alla violenza sulle donne. Un’occasione per portare su di un palco di grande respiro mediatico come quello dell’Ariston un tema importante e da non sottovalutare, un tema che parla di rispetto e libertà, quei medesimi elementi che, proprio pensando alla sua iniziale esclusione, in Italia stanno venendo sempre più meno.
Un vertice tenuto dal conduttore Amadeus, dall’ad Fabrizio Salini e dalla direttrice della rete televisiva Teresa De Santis ha ufficializzato quello che è il primo evento importante di questo Sanremo 2020. Non basta, però, un dietro front per mettere da parte quelle che sono le criticità emerse negli ultimi giorni.
Quelle di un paese sempre meno propenso e sempre meno pronto alla cultura e all’arte, elementi dove non esistono razze ed etnie, dove non esistono colori della pelle o cognomi esotici ma solo pensieri, opinioni, animo e maestria. Un paese chiuso in se stesso che, anche sui suoi grandi palchi, fatica a guardare avanti, a novità, a nuovi punti di vista (basti guardare la partecipazione confermata di Rita Pavone che tornerà quest’anno proprio sul palco dell’Ariston).
L’Italia è un paese sempre meno pronto alla cultura, al suo fiorire e al suo sviluppo, così richiuso nella sua ferrea cortina di timore e, diciamocelo, di odio verso ciò che non rappresenta la “norma” di tutti i giorni. Poco altro vi è da dire.
Rula Jebreal salirà su quel palco, probabilmente portando parole brillanti appartenenti alla mente di una donna che ha saputo costruire una carriera invidiabile grazie alle sue doti. Tratterà di un vero e proprio macigno, quello della violenza sulle donne, cercando di infondere nelle TV di tutti gli Italiani proprio quella cultura e quell’attenzione che sembrano sempre più mancare. In qualche modo, Rula Jebreal ha vinto ed in parte anche noi, che potremo goderci la sua presenza in una kermesse musicale come quella Sanremese.
Non basta però a cancellare l’onta della sconfitta nata dalle polemiche degli ultimi giorni. Per quello serve tempo, serve riflessione e, soprattutto, amore per la cultura, per l’arte ed un pizzico di cuore.
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