L’ultimo disco realizzato dai Sevendust, Blood & Stone, è un’opera molto aggressiva e molto diretta, che fin da subito sa quello che vuole e come vuole esprimerlo.
I Sevendust confermano il loro solito misto di generi, una caratteristica che definisce in maniera inequivocabile il loro sound. Il loro genere è infatti difficilmente identificabile attraverso una sola parola o una sola definizione: è piuttosto un miscuglio molto ben amalgamato di tante forme di metal. In primis spicca la componente alternative, ma non mancano influenze Hard Rock, altre più progressive, talvolta spunti cosa post-grunge, riff metalcore e sonorità decisamente Djent.
Blood & Stone è un album che si basa molto sulla violenza e l’aggressività, come si evince anche dai titoli.
Aggressività e violenza raramente intese però in un’ottica gratuita e scanzonata. Piuttosto si tratta di azioni ed emozioni di reazione dati dal contesto e dalla situazione. Dying to Live, Blood from a Stone, Kill Me, Nothing Left To See Here Anymore, Desperation, Criminal, Against The World, Alone. Otto canzoni su tredici della tracklist: come si può notare, violenza, aggressività, solitudine, disperazione, morte sono temi ricorrenti in questo album.
Il titolo stesso ne è una lampante prova. Blood & Stone, sangue e pietra, quasi a indicare una condizione antica e primitiva, insita nella natura e nell’evoluzione dell’uomo. Una condizione che si protrae fino alla più moderna contemporaneità, espressa dai Sevendust.
L’aggressività, la violenza, la solitudine e la disperazione, come detto prima, non compaiono però in maniera gratuita, in un giovanile tentativo di menare le mani. Si tratta invece di un insieme di fasi di un processo di redenzione, un modo per ripartire, un sentimento di rinascita e anche di rivalsa. Qualcosa che non può essere ottenuto se non in maniera violenta e aggressiva, combattendo e versando sangue per ottenerla.
La proposta del sound dei Sevendust è particolarmente decisa e ben congegnata.
Fiore all’occhiello della band, autentico elemento di sciabola e fioretto, solida base e punta di diamante della band è il vocalist Lajon Witherspoon. Lajon riesce a far convivere magnificamente parti aggressive e violente ad altre più morbide e delicate senza mai snaturare il suo timbro e il sound della band. La sua voce fa da appoggio per tutte le composizioni, è una resistente struttura su cui incastonare pesantissimi riff e librare arpeggi più soft. Ma sempre la sua voce riesce a dare quell’elemento di completezza, di chiusura del cerchio, al sound della band.
Pochi cantanti riescono a portarsi dietro il gruppo in questo modo e a risaltare allo stesso tempo, senza venire affossati dai compiti di sostegno. Avere la capacità di brillare pur facendo il “lavoro sporco”: questa è la grande capacità di Lajon Witherspoon. Ascoltare con particolare concentrazione Desperation o Feel Like Going On per avere un’idea di questo aspetto.
Il comparto chitarristico retto da Clint Lowery e John Connolly crea un autentico blocco acustico di cemento armato. Da quelle frequenze non si passa, perché i due erigono costantemente muri del suono di monumentale potenza. Sicuramente ha avuto un certo peso la presenza di Michael “Elvis” Baskette, produttore già al lavoro con Alter Bridge, Tremonti, Slash e simili. La somiglianza con il loro sound è evidente. E ovviamente è una nota di merito, perché il ruolo giocato dai due chitarristi è di fondamentale importanza nell’architettura di Blood & Stone.
L’alternanza di strutture più ruvide ad altre più levigate è impreziosita da sezioni ritmiche tutt’altro che banali e scontate, si possono notare molti tempi mascherati, complessi eppure funzionali ai fini della trama musicale. Inoltre, non sono privi di tocchi e sonorità moderni, suoni stranianti e altre minuziosità tipiche delle band più moderne. Facilmente possiamo notare elementi caratteristici dello stile di band come Bring Me The Horizon, Asking Alexandria, I Prevail. I Sevendust acquisiscono questi elementi e se li rigiocano a modo loro, con ottimi risultati.
Mentre il basso di Vince Hornsby funge molto da appoggio alla coppia di chitarre, la batteria di Morgan Rose completa il quadro ritmico con un drumming energico, colorito, ricco di sfumature che scandiscono tempi e atmosfere dei brani. La sua gestione dei breakdown è sbalorditiva, conferendo senza ombra di dubbio quel quid in più per dare la carica ad ogni canzone.
Blood & Stone è un album molto diretto e molto piacevole all’ascolto, ha un sound accattivante, si ascolta senza grandi problemi.
Presenta tuttavia qualche punto debole. La conclusiva The Day I Tried To Live risulta un po’ troppo fuori contesto, eccessivamente lunga, l’unico grande passo falso di tutto l’album. Ed essendo in chiusura rovina un po’ l’esperienza d’ascolto. Inoltre, un altro paio di canzoni poteva essere tranquillamente tagliate dal prodotto finale per alleggerirlo un po’ nella durata.
Un album di dieci, massimo undici canzoni avrebbe sicuramente avuto un impatto maggiore e un risultato ancor più notevole. Tuttavia, i picchi che si raggiungono con molte delle canzoni sopra citate sono veramente strabilianti e meritano sicuramente diversi ascolti appassionati e un affezionamento di lunga durata con i Sevendust. Per chi non li conosce, adesso è proprio ora di renderli sempre presenti nelle proprie playlist.
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