Dislike to False Metal, Nanowar of Steel: recensione

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Dislike to False Metal, il sesto full length dei NanowaR of Steel (ed il secondo prodotto dalla Napalm Records), è l’album che meglio esprime l’identità della band romana: il motto “we take comedy seriously” fa sì che la loro comicità trovi il punto massimo di espressione sotto il segno del metal, lasciando ampiamente spazio anche a molteplici virtuosismi.

Pubblicato lo scorso 10 marzo ed accolto subito con grande entusiasmo dai fan, sotto il punto di vista musicale questo è l’album che più ha messo alla prova le capacità compositive della band, variegando tra molteplici generi e sottogeneri (dal symphonic alla techno, dal mariachi al power metal) riuscendo a trovarsi interamente a proprio agio in ognuno di essi, come se li avessero suonati da sempre!

Nonostante per molti risulti ancora difficile accettare che il metal sia stato “sporcato” con dei testi demenziali, ironici, i NanowaR ne hanno fatto il loro marchio di fabbrica: e così anche il titolo dell’album, Dislike to False Metal, che si rifà ad un vecchio coro dei Manowar “death to false metal”, riesce ad essere allo stesso momento sia una critica verso i “puristi” dell’heavy metal ma anche verso quella pratica, quasi infantile, del “togliere il follow”.

Il tour europeo che li vedrà impegnati fino ad ottobre è la prova che la band ha ormai sentito la necessità di affacciarsi ad un ambiente più internazionale. Oltre alla molteplicità di generi presenti in Dislike to False Metal, sono i testi a risentirne maggiormente: le stilettate alla scena indie italiana, un’ironia quasi totalmente nostrana e gli inni a Giorgio Mastrota hanno dei palesi limiti una volta arrivati oltralpe. Riprendendo quanto era stato cominciato in Stairway to Valhalla (George W. Sanchez, ad esempio, tona in “Chupacabra Cadabra”), i Nanowar fanno ora uso di un’ironia più generalizzata, restando nello stile che da sempre li contraddistingue, ma che sia comprensibile anche al nuovo tipo di pubblico

La traccia di apertura, Sober, liberamente ispirata al pirate metal, è infatti una beffa proprio verso i pionieri di questo genere, gli Alestorm: se gli inglesi inneggiano al “Drink” come unico bisogno di uomo, i pirati (moderni) dei Nanowar ripugnano questo stile di vita preferendo il tè allo zenzero al rum perché “il vero tesoro di un pirata è la salute”.

dislike to false metal recensione

Winterstorm in the Night accoglie la partecipazione di Madeleine Liljestam degli Eleine. La musica cambia così il registro: i clichè compositivi del symphonic metal prendono qui il sopravvento e ci catapultano in un’atmosfera surreale nella quale Madeleine dà consigli a Mr. Baffo su come risolvere i suoi problemi con la forfora. 

Tra citazioni alla Divina Commedia e grandi classici della musica disco come “what is love” e “rythm of the night”, Disco Metal si propone di accostare due generi che si escludono per antonomasia. Muscle Memories è una ballad del genere dei Nickelback sul mondo del culturismo e degli effetti, anche esilaranti, prodotti dall’uso eccessivo di anabolizzanti.

Con Chupacabra Cadabra e l’intro ispirato a Painkiller accostato alla celebrazione degli ottoni mariachi la band parte ufficialmente alla carica contro i Metal Boomer Batalion, coloro che criticano aspramente ogni canzone pubblicata dopo il ‘92 ed i loro atteggiamenti tossici verso qualsiasi forma di novità. 

Pasadena 1994 è il brano meglio riuscito in Dislike to False Metal: il modo migliore per esprimere il dramma vissuto da un’intera Nazione è farlo sotto il segno dei Sabaton. Con la partecipazione di Joakim Brodén (che non avrei mai potuto immaginare che un giorno avrebbe cantato del catenaccio), la band mette in musica la sconfitta italiana alla finale mondiale e di come, contro tutti i pronostici, i giocatori si siano battuti con coraggio. Al dramma segue Dimmu Boogie, un goliardico susseguirsi di assoli di chitarra, tromba, pianoforte, contrabbasso e batteria. La penultima traccia dell’album è Protocols (Of the Elders of Zion) Of Love, una ballad nello stile dei Backstreet Boys e con continue citazioni a Celine Dion, ma dedicata ai complottisti. 

La chiusura è lasciata al power metal The Power of Imodium, la degna conclusione di un album completo sotto ogni punto di vista. 

Sono passati esattamente venti anni da quando i NanowaR cercavano di pubblicare la loro prima demo (che includeva Master of Pizza) e da allora la band si è sempre migliorata riuscendo ad approdare, finalmente, in un panorama internazionale. Con Dislike to False Metal, il livello delle produzioni si è alzato, la componente compositiva è diventata sempre più complessa, ma il loro modo di intendere la commedia è rimasto sempre lo stesso – ed è proprio questo quello che li contraddistingue!

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