When Angels Kill, Fifth Angel: recensione

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Il nuovo album dei leggendari Fifth Angel, When Angels Kill, è stato anticipato dal singolo We Are Immortal, ed è uscito il 16 giugno 2023 per Nuclear Blast.

Come spesso capitava negli anni ‘80, ispirati da grandi album come “Kings of Metal”, “Heaven and Hell” e “Master of Puppets” gruppi di ragazzi si riunivano per portare avanti a proprio modo il nome del metal e, come altrettanto spesso accadeva dopo aver maturato poche esperienze negli studi di registrazione decidevano di abbandonare questo percorso. è il caso dei Fifth Angel, formatisi nella metà degli anni ‘80 nella periferia di una Seattle che stava imparando a conoscere i Nirvana e che aveva già conosciuto i fondatori del grunge Andy Wood ed i suoi Mother Love Bone. Dopo sole due lavori in studio (l’album d’esordio “Fifth Angel” nel 1986 e l’eccellente “Time Will Tell” tre anni più tardi), magari anche a causa del movimento grunge che ha poi spostato tutte le attenzioni su di sé, fa seguito un silenzio lungo circa 30 anni.

Se con “The Third Secret” (2018) volevano dimostrare di poter dare ancora qualcosa alla scena musicale, con “When Angel Kills”, rilasciato lo scorso 16 giugno dall’etichetta Nuclear Blast, la band di Seattle vuole consolidare il proprio ritorno nel panorama musicale. Dopo il brusco allontanamento di Kendall Bechtel dalla band nel 2019, Steven Carlson ed Ethan Brosh ereditarono rispettivamente il microfono e la chitarra ritenuti dai fondatori Ed Archer e Ken Mary i musicisti più adatti per portare avanti il discorso musicale cominciato 40 anni prima, scelta che non ha fatto rimpiangere lo storico Ted Pilot. 

Un ulteriore cambio di formazione comporta anche un cambio sonorità e di scelte stilistiche: i presupposti creati dai primi lavori in studio lasciavano intendere che in quintetto avesse tutto il potenziale per poter lasciare il proprio segno nella storia del metal, il ritorno del 2018 li aveva messi in una posizione di maturità musicale, con “When Angels Kill” la band sembra aver fatto un passo indietro, sforzandosi ad ammodernare il loro stile ed il loro suono omologandolo agli “standard” dettati dall’etichetta discografica – presenza perennemente più o meno invadente a giorno d’oggi.

fith angel when angels kill recensione cover

Con questi presupposti, Phoenix, il protagonista di questo concept album, ci anticipa il mood dell’intero When Angels Kill con una breve comunicazione radio. La voce di Phoenix si ripresenterà spesse volte nell’arco dei 13 brani per raccontarci del suo mondo post apocalittico e della sua lotta al Tiranno, il quale governa seguendo la locuzione del “divide et impera”.

A seguito di questa breve introduzione fa seguito la title track, When Angels kill, che si contraddistingue per i riff esplosivi di Ed Archer ed una ritmica, lasciando spazio a qualche virtuosismo di Steven Carlson dimostrando, anche in studio, di essere l’erede più adatto di Bechtel. La combinazione giusta di riff accattivanti e ritmiche trascinanti, sfociando spesso anche nella ripetizione degli stessi schemi e delle stesse strutture per più brani (tra i quali l’intro). Con i testi molto indirizzati sulla ribellione, sulla lotta tra Phoenix e il tiranno, il tratto che contraddistingue ogni brano sono le melodie semplici ma allo stesso tempo efficaci, perfettamente espresse nel brano che maggiormente è entrato nel cuore dei fan “We Are Immortal”. In “Empire of Hate” l’elemento che si contraddistingue maggiormente è il cavalcante basso di John Macko, particolarità presente anche nel brano di chiusura “Light and Skies”.

“When Angel Kills” sancisce il ritorno sulla scena di una band assente da oltre 30 anni, allontanamento che si riflette anche sulle composizioni che, soprattutto in questo album, nonostante entrino comunque nei cuori di tutti gli appassionati del genere, lasciano la sensazione di arrugginito.

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