Ethbet!: Che fine hanno fatto i rivoluzionari?, in arrivo su Amazon Prime Video. Il documentario di Matteo Ferrarini disponibile su Amazon Prime Video: storia di tre rivoluzionari a dieci anni di distanza dalla Rivoluzione di piazza Tahir
«Mai avrei pensato di ritrovarmi a prendere in mano le fila di una storia tanto potente quanto complessa come la Rivoluzione Egiziana» ammette Matteo Ferrarini, regista del film documentario Ethbet!
Raccontare la Storia mentre accade è un rischio che Ferrarini aveva sempre voluto evitare. Ma certe realtà vengono a prenderti per i capelli e chiedono d’essere raccontate: come quella di questo film, che nasce due anni fa dall’incontro tra il regista e Ahmed Ali. È così che si è ritrovato ad entrare nella vita dei “temibili” ribelli della Rivoluzione Egiziana. Ma a dieci anni di distanza, cosa è successo davvero ai rivoluzionari?
Diretto da Matteo Ferrarini – anche autore di The last cathedral (2017), Buracos (2012) e Jali Road (2011) – prodotto da Small Boss e distribuito da Direct to Digital, il documentario (2021) è arrivato in questi giorni su Amazon Prime Video. Con Ethbet! la società di distribuzione internazionale nata nel 2020 durante il lockdown, rinnova l’obiettivo di valorizzare il ciclo vitale di prodotti audiovisivi sfuggiti al mercato, distribuendo cortometraggi, film e documentari sulle piattaforme digitali, e nello specifico su Amazon Prime Video.
«Ethbet!, Resisti!, era il grido che i rivoluzionari egiziani si ripetevano per darsi coraggio sotto le cariche di esercito e polizia. Ho voluto mettere le mani nella spazzatura della Storia per raccontare di persone che nella loro semplicità io reputo eroi. Qualcuno che per un ideale o un valore mette in gioco la sua stessa, preziosissima vita, rischiando tutto».
Sinossi
Ethbet! significa “Resisti!”, ed era il grido dei rivoluzionari di piazza Tahrir per farsi coraggio e resistere durante la rivolta iniziata al Cairo il 25 gennaio 2011. Oggi, dieci anni dopo la fallita rivoluzione egiziana, che fine hanno fatto i rivoluzionari? Cosa succede quando un regime militare, nonostante moltitudinarie proteste di piazza coperte entusiasticamente da tutti i media mondiali, riesce a rinforzarsi invece che cadere? Il regime di Al-Sisi continua a praticare la sparizione forzata, l’incarceramento senza processo e la tortura.
Questo film segue le vite di due attivisti ora in esilio, Shaimaa El-Banna e Ahmed Ali, entrambi imprigionati durante la Rivoluzione nonostante fossero adolescenti. Oggi vorrebbero crearsi un presente diverso e rincorrere i propri sogni, vista la giovane età. Mohamed Lotfy vive ancora al Cairo e gestisce l’ufficio locale della Commissione egiziana per i diritti e la libertà.
È costretto a vivere nell’ombra: sa che il suo attivismo potrebbe mettere in pericolo la vita di sua moglie e quella dei suoi figli. Ma nessuno di loro tre è disposto ad arrendersi. Li vediamo continuare a combattere, imparando a sfuggire alla sorveglianza digitale del governo egiziano per sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale e fare pressione sui governi europei, affinché difendano la libertà di espressione e la democrazia anche a discapito dei loro interessi commerciali.
Disponibile su Amazon Prime Video
Allo sguardo curioso e lucido di una regia documentaristica, e alla poesia di un racconto che entra in punta di piedi in una realtà fragile e non senza ferite, Ethbet! alterna bellissimi inserti d’animazione realizzati da Francesco Vecchi. Un espediente stilistico che ci conduce con liricità nel passato dei protagonisti del film, dove i ricordi più crudi, animandosi, assumono l’aspetto di una suggestiva ricostruzione dei fatti.
«Nel 2021, mentre la pandemia mondiale continua ad attirare su di sé tutte le attenzioni della storia ufficiale – spiega Matteo Ferrarini – questo film vuole raccontare ciò che resta della Rivoluzione del Nilo dieci anni dopo il suo scoppio. Nella speranza di riaccendere i riflettori sul tema, di ridare voce a un’intera generazione repressa da un regime militare. E di sostenere chiunque abbia il coraggio di sfidare la Storia in nome di una società più giusta».
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