Possiamo definire il film La Scuola Cattolica di Stefano Mordini, tratto dal libro vincitore del Premio Strega 2016 di Edoardo Albinati, come una descrizione della Peggio Gioventù.
La voce narrante de La Scuola Cattolica è quella dello scrittore da adolescente (interpretato da Emanuele Maria Di Stefano) che nel 1975 frequentava un prestigioso liceo privato cattolico (il San Luigi), luogo privilegiato dove le famiglie “bene” della Roma medio e alto-borghese decidevano di mandare a studiare i loro figli per assicurargli la miglior educazione in vista di un radioso futuro.
Peccato che quello che emerge sin dalle prime immagini del film La Scuola Cattolica, vietato ai minori di 18 anni, sia profondamente disturbante.
Percepiamo subito la visione sbagliata del concetto di gruppo, con i più forti presunti “vincenti” che costantemente compiono atti di bullismo su questo o quel compagno debole o semplicemente diverso da loro. Vediamo chiaramente che chi avrebbe dovuto proteggere i più deboli, fa solo dei blandi e inconcludenti tentativi per fare giustizia, tentativi che si fermano davanti alle offerte economiche dei padri dei bulli. Siamo testimoni del concetto sbagliato di mascolinità (con la discriminazione verso gli omosessuali) e di sessualità, con le ragazze considerate solo come un corpo da possedere.
Sia chiaro che non tutti i ragazzi rappresentati ne La Scuola Cattolica sono figure negative, si pensi allo stesso Edoardo o a Gioacchino (interpretato da Andrea Lintozzi Senneca), ma tutte sono vittime di una sorta di disagio esistenziale. E non sono certo aiutati dagli adulti intorno a loro: famiglie bigotte, madri ancorate al loro passato glorioso, preti che di notte frequentano le prostitute, padri violenti e soprattutto insegnanti con idee distorte.
In questo senso è profondamente inquietante il personaggio del professor Golgota (Fabrizio Gifuni) che arriva a paragonare, partendo da una rappresentazione di Cristo, vittime e carnefici, mettendoli sullo stesso piano. Un esempio perfetto di Mala Education.
E poi c’è il Male Assoluto, quello che non può e non deve essere giustificato. Il Male ha il volto di Andrea Ghira (Giulio Pranno), Gianni Guido (Francesco Cavallo) e Angelo Izzo (Luca Vergoni), Stefano Jervi (che morirà mentre stava preparando un attentato di matrice terroristica di estrema destra e che è interpretato da Guido Quaglione) anche loro rampolli della Roma bene, ma a differenza degli altri , intrisi di una profonda “cultura” fascista, del culto della violenza e in generale di una mentalità decisamente criminale.
Angelo, Andrea e Gianni decidono di “divertirsi” con due ragazze di umili origini, Donatella (Benedetta Porcaroli) e Rosaria (Federica Torchetti), le quali attratte dal loro bell’aspetto, dai modi gentili accettano di seguirli nella villa di uno di loro per una festa. La festa non ci sarà, ci saranno invece tre giorni in cui le ragazze subiranno strupri, sevizie e maltrattamenti. Un inferno passato alla storia come Il massacro del Circeo.
Un aspetto colpisce nella rappresentazione di Mordini nella parte ambientata nella nota località laziale. Il contrasto tra l’ingenuità e la meraviglia di Donatella e Rosaria davanti ad un mondo diverso dal loro e la perversione, il sadismo e il completo disprezzo dell’altro. Perché per loro, le plebee ragazze provenienti dall’EUR, non sono altro che pezzi di carne.
Un pensiero presente nelle menti deviate di persone appartenenti anche oggi a certe frange che continuano a riversare il loro disprezzo, la loro voglia di sopraffazione, il loro odio sulle donne, sui diversi, sugli stranieri, sui poveri, in generale sui deboli.
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