In occasione della XV Giornata del Contemporaneo, lo Studio d’Artista Antonio Conte ospita la bi-personale degli artisti Antonio Conte e Veronica Rastelli.
Ieri – venerdì 11 ottobre – noi di Shockwave Magazine abbiamo partecipato con immenso piacere alla presentazione della mostra degli artisti Antonio Conte e Veronica Rastelli, inaugurata oggi – sabato 12 ottobre – in occasione della XV edizione della Giornata del Contemporaneo AMACI (Associazione Musei d’Arte Contemporanea Italiani) e visitabile gratuitamente fino a sabato 19 ottobre su appuntamento dalla 11 alle 21 presso lo Studio d’Artista Antonio Conte in via Guglielmo Gasparrini 10 a Napoli.
Impegnati in una ricerca sulle persistenze dell’antico nell’arte contemporanea, i due artisti
napoletani interpretano una tendenza formale caratteristica dell’era postmoderna.
L’antico inteso come riferimento artistico consolidato, che provenga dall’arte classica o neoclassica, rinascimentale o dell’alta modernità, attraverso il frammento e la memoria, instaura un dialogo col presente con esiti che cercano il dibattito allarmante.
“Uocchie chin e mane vacante“, questo il titolo della bi-personale: per “uocchie chin” s’intendono gli occhi colmi della straordinaria bellezza dell’antico, mentre “mane vacante” stanno a significare le mani tese in richieste d’aiuto inesaudite, quelle sepolte in mare e quelle della Natura alle nostre spalle. Occhi pieni e mani vacanti, dunque, rappresenta l’espressione popolare che Conte e Rastrelli hanno scelto per descrivere una contemporaneità che non si piace.
La sfida che ha animato la mostra nasce da una ricerca intorno all’arte classica e al suo influsso sugli artisti contemporanei. Scrive il filosofo Agamben:
“Coloro che coincidono troppo pienamente con l’epoca, che combaciano in ogni punto perfettamente con essa, non sono contemporanei perché, proprio per questo, non riescono a vederla, non possono tenere lo sguardo fisso su di essa.[…] i contemporanei sono rari. E per questo essere contemporanei è, innanzitutto, una questione di coraggio.”
In effetti se osserviamo la produzione artistica del Novecento e dell’inizio del nuovo secolo – dichiara la moderatrice Sara Fosco – si noterà che larga attenzione è stata rivolta al passato: sia in una dialettica compresenza di classicismo e anticlassicismo, sia col prelevare dal un repertorio figurativo e concettuale antico, sia agendo con gusto del gioco o della provocazione, sia rielaborando e risignificando fatti e modelli riducendoli a frammenti; l’obiettivo è sempre assorbire in istanze attuali quell’eredità, da maneggiare con consapevolezza, ma senza limiti di sorta.
L’antico entra a far parte, specialmente in certe aree geografiche dov’è più o meno consapevolmente interiorizzato, del bagaglio comune di immagini e pensieri. Caratteristica che, per ovvi motivi, a molti artisti del nostro Paese appartiene particolarmente è il volgere lo sguardo indietro, vivere il passato al presente e farne un’ineludibile componente della formazione, maturazione e ispirazione, un pregnante fattore identitario.
Di questa tendenza dell’arte contemporanea a recuperare l’antico si è già parlato all’inizio degli anni Settanta quando, contestualmente, il critico Maurizio Calvesi la individuò come “anaconismo” e, ancora, “arte colta”, “nuova maniera italiana” o “nuovi-nuovi” (Italo Mussa, Italo Tommasoni, Renato Barilli). Essa sviluppa un dialogo con l’antico che era già quello di de Chirico e che per certi versi si inserisce nelle logiche formalistiche dell’arte che alternano progressioni e sviluppi centripetidi “ritorno a”.
La mostra è composta sei opere in tessuto e carta realizzate dagli artisti appositamente per questa rassegna: tali prodotti artistici testimoniano, nella realtà napoletana, l’efficacia comunicativa dell’antico risignificato in veste contemporanea.
Nella prima sala il viaggio ha inizio con le opere di Veronica Rastelli: “Interpreto il mito in legame con l’attualità, i temi sono la natura e la situazione femminile“. Se l’opera su Icaro “Il sogno di Icaro. Il coraggio è degli uomini liberi” celebra il coraggio di una mente aperta, di uno sguardo sempre in prospettiva, quella sul mito di Proserpina “Nostra Signora degli inferi“, invece, riflette sull’importanza dei tempi e del rispetto della natura, con un accento forse un po’ dissacrante, dato il titolo.
“Rebel” si focalizza sul ruolo della donna, parte da Santa Veronica e colleziona una serie di figure iconiche: la Nike di Samotracia, l’etimologia di Veronica è infatti “portatrice di vittoria” (da pherenike: phero, “portare” e nike, “vittoria” ), ma anche Antigone e Giovanna D’Arco: figure femminili che guidano alla ribellione e alla rivalsa. Infine, nella sala adiacente l’opera su Ettore e Achille, in cui il primo sa di andare a morire ed è consapevole del proprio ruolo di sconfitto: “Voglio celebrare il rifiuto della ricerca continua di affermazione: l’essere eroi senza vincere“.
Nella seconda sala l’itinerario prosegue con i prodotti artistici di Antonio Conte, ecco “E ridono di me“, trittico sulla vicenda del crollo personale, quasi un autoritratto: “Non è la prima volta che lavoro sul mito di Icaro, ma questa volta in occasione della mostra ho voluto utilizzare l’immagine del mito, la lingua dell’antico per una riflessione sul raggiungimento del massimo sviluppo personale e dell’inevitabile crollo che segue.
L’altra opera nasce, invece, dalle Metamorfosi di Ovidio e rappresenta la costellazione del lupo che è legata alla stella Sirio dalla quale, secondo una leggenda, provenivano i maestri dell’antichità: “Ancora una volta un simbolo che amo molto e che ritroverete spesso nelle mie opere. È stata questa la sfida della mostra, capire quanto il mito, quanto l’antico fossero radicati nella nostra cultura pittorica e vivi attraverso la nostra arte“.
Dopo il successo delle passate edizioni, anche quest’anno AMACI (Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani) organizza la Giornata del Contemporaneo, iniziativa per la promozione del complesso e vivace mondo dell’arte contemporanea.
Per questa quindicesima edizione, sabato 12 ottobre 2019, apriranno gratuitamente le porte i 24 musei AMACI e un migliaio di realtà in Italia e all’estero con un programma multiforme che di anno in anno ha saputo regalare al vasto pubblico una importante occasione per visitare musei, gallerie, fondazioni, associazioni, accademie, studi d’artista, spazi espositivi, luoghi d’arte pubblici e privati, che liberamente decidono di aderire.
Grazie alla collaborazione avviata nel corso delle ultime edizioni con il Ministero degli Affari Esterie della Cooperazione Internazionale e grazie al sostegno e al coordinamento della Direzione Generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane del MiBAC anche Ambasciate, Consolati e Istituti Italiani di Cultura all’estero potranno organizzare nella propria circoscrizione di competenza eventi per la valorizzazione dell’arte e della cultura italiana contemporanea.
A cura di Lorenzo Scuotto
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