Oggi, 4 ottobre, compie 64 anni Christoph Waltz. Noi di Shockwave Magazine vogliamo fargli i nostri migliori auguri celebrando la sua incredibile carriera.
Dopo una serie di partecipazioni in film tedeschi di nicchia, nel 2011 interpreta il direttore di un circo in Come l’acqua per gli elefanti e il perfido e geniale Cardinale Richelieu nell’omonimo adattamento cinematografico dei Tre Moschettieri.
Ma il vero successo a livello planetario come attore esplode grazie alla collaborazione stretta con Quentin Tarantino. Per i suoi ruoli in due dei capolavori del regista statunitense verrà premiato con 2 Oscar, 2 Golden Globe, 2 BAFTA, 2 SAG Awards e 2 Critics’ Choice Awards.
Bastardi senza gloria, 2009
Ogni film di guerra che si rispetti (vedi 1917, o Dunkirk) è tratto da una storia vera o quanto meno si basa su vicende realmente accadute.
Non è il caso di Bastardi senza gloria. Per certi versi assomiglia un po’ di più a Operazione Valchiria, con l’unica ma grande differenza che neanche in questo caso il piano avrebbe funzionato, al contrario di quanto viene mostrato.
Ma si tratta in realtà di un vero e proprio genere di narrativa, chiamato ucronìa, e basato sull’idea che la storia universale abbia seguito un corso alternativo degli eventi rispetto a quello reale.
E come ogni film di Tarantino, la violenza è all’ordine del giorno. A farsene paladino stavolta è il tenente Aldo Raine, detto l’Apache, ed interpretato da Brad Pitt alla prima collaborazione con Tarantino. Raine è a capo di una squadra speciale di otto soldati ebrei, soprannominati appunto “bastardi”, che appartengono a diverse unità delle forze armate americane.
“Per fartela breve, se senti una storia troppo bella per essere vera… Non è vera”.
Siamo nel 1941, nella Francia occupata dai nazisti. Shosanna Dreyfus (Mélanie Laurent) è l’unica ebrea a sopravvivere al massacro della sua famiglia per mano del colonnello Hans Landa (Christoph Waltz).
Landa si guadagna il titolo di “cacciatore di ebrei” mentre Christoph Waltz dimostra abilmente di sapersi destreggiare tra ben 4 lingue: tedesco, francese, italiano e inglese.
Tre anni più tardi si trova a Parigi, dove ha cambiato identità assumendo quella di Emmanuelle Mimieux e lavora in un cinema di famiglia. Attira l’attenzione di un ufficiale tedesco, Friedrich Zoller (Daniel Bruhl), che intende organizzare la premiere del film di cui è protagonista proprio nel suo cinema per fare colpo su di lei e a cui parteciperanno le più alte cariche del Reich, Hitler compreso. Emmanuelle si troverà ad avere di nuovo a che fare con Landa, e deciderà di vendicarsi bruciando la sala del cinema durante la sera della premiere.
Non sa però che anche i Bastardi intendono portare a termine la loro missione la stessa sera. Si faranno aiutare da Bridget von Hammersmark (Diane Kruger), un’attrice tedesca sotto copertura per conto degli Alleati. Il loro primo incontro non andrà bene come previsto. Moriranno tre uomini e Bridget rimane ferita ad una gamba.
Ciononostante il piano va avanti. Tre Bastardi accompagnano l’attrice alla premiere, ma quest’ultima viene riconosciuta da Landa come complice del nemico e strangolata a mani nude dallo stesso colonnello. Raine viene catturato ma Landa intende schierarsi dalla loro parte per non essere ucciso nell’attentato. Il piano di Emmanuelle va in porto e la sala prende fuoco poco dopo aver ucciso Zoller e di essere morta anche lei, così come i capi del Terzo Reich.
Landa si consegna definitivamente a Raine che però non contento non intende permettergli di dimenticare il suo passato come membro delle SS e gli incide la svastica sulla fronte, suo marchio di fabbrica.
“Non ho combattuto per mezza Sicilia per buttarmi da un aeroplano del cazzo e dare ai nazisti lezioni di umanità. I nazisti non hanno umanità. E devono essere eliminati”.
Una frase celebre di Aldo Raine.
Il film è incredibilmente patriottico. Non fraintendetemi, i Nazisti hanno compiuto le più grandi atrocità nei confronti degli esseri umani ma gli americani non possono certo definirsi portatori di pace e di uguaglianza come se non avessero mai razziato, ucciso e conquistato in nome della gloria per la Patria. Basta pensare alla tratta degli schiavi o alla crudeltà del colonialismo.
Django Unchained, 2012
Il film ottiene 5 candidature agli Oscar del 2013 portandosi a casa due statuette: quella per il miglior attore non protagonista a Christoph Waltz (la seconda dopo quella per Bastardi senza gloria) e quella per la migliore sceneggiatura originale allo stesso Tarantino.
Siamo in Texas, nel 1868, a due anni quindi dall’inizio della guerra civile americana. Django Freeman (Jamie Foxx) è uno schiavo nero di proprietà di due fratelli quando viene intercettato dal dottor King Schulz (Christoph Waltz) che intende acquistarlo per servirsene per rintracciare tre fuorilegge che deve uccidere in quanto cacciatore di taglie. La transazione non avviene in modo pacifico e segue il primo scontro a fuoco.
Schulz e Django entrano quasi fin da subito in sintonia, cosa che gli permette di riuscire nel loro intento, anche grazie alla spiccata dote dello schiavo con le armi da fuoco. Una volta completata la missione, Schulz gli propone quindi di fare coppia per l’inverno successivo: Django può ora considerarsi un uomo libero e con una parte dei ricavi in tasca, in cambio Schulz si offre di aiutarlo a ritrovare sua moglie in primavera.
Al contrario di quanto ampiamente dimostrato in Bastardi senza gloria, stavolta Christoph Waltz si schiera dal lato giusto della storia. Più e più volte infatti si è pronunciato contro il razzismo ed ha ostentato un profondo disprezzo per coloro che li disprezzano.
Dopo un inverno lungo e redditizio, Schulz scopre che sua moglie è stata venduta ad uno dei più ricchi latifondisti del Mississippi, Calvin Candie (Leonardo diCaprio). Si rende inevitabilmente necessario elaborare un piano d’azione ben congegnato per evitare di fare scoprire le loro vere intenzioni. Fingono quindi di essere interessati ad acquistare un lottatore proponendo una cifra esorbitante per attirare l’attenzione.
Nonostante le buone intenzioni però il capo della servitù Stephen (Samuel L. Jackson), un nero che disprezza i neri, rivela a Candie di essersi accorto che tra Django e Broomhilda c’è un legame. Il piano quindi salta e Schulz è costretto a pagare la stessa cifra per Broomhilda, non prima di dargliene di santa ragione a Candie, dimostrando di essere dalla parte giusta della storia, e di ucciderlo. Segue una lotta in cui anche Schulz ha la peggio e Django, dopo aver ucciso gli uomini fedeli a Candie, è costretto ad arrendersi perché sua moglie è stata presa in ostaggio.
Le cose si fanno difficili per Django quando la sorella di Calvin decide di mandarlo a lavorare nelle miniere. Durante il viaggio si presenta l’occasione perfetta per scappare e tornare indietro. Django attua la sua vendetta: si libera di Stephen, della sorella di Calvin e dei loro seguaci.
I due amanti sfortunati possono finalmente ritrovarsi e andare via, insieme, da uomini liberi.
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