Ieri sera al Castello Monforte di Campobasso abbiamo avuto il piacere di assistere ad uno spettacolo unico, basato sulle novelle di Pirandello. Noi di Shockwave Magazine eravamo in prima fila per voi.
Tornano finalmente gli eventi dal vivo, seppur rispettando le linee guida previste in tempi di Covid. Distanziamento e mascherine quindi, ma senza rinunciare alla buona musica, al teatro e alla letteratura.
La cornice del Castello Monforte ha fatto da scenario ad uno dei capolavori di Pirandello, l’opera Novelle per un anno. Lo spettacolo nasce da un’idea di Andrea Ortis, che ogni volta non si smentisce mai con le grandi idee, accompagnato da un ensemble musicale. Tra i musicisti Antonello Capuano alla chitarra, e nelle vesti di direttore musicale, Francesco Cipullo al pianoforte, Marco Molino alle percussioni e Isidoro Grasso al sax e al flauto.
E poi la collaborazione di MariaCarmen Iafigliola come voce solista, si è rivelata essenziale. Una voce struggente ed emotiva quasi da togliere il fiato, attraverso i suoi occhi traspariva il dolore dei testi di Rosa Balistreri, cantautrice siciliana degli anni 20. Come ci ha raccontato la stessa MariaCarmen, Rosa si definiva “attivista con la chitarra” e nelle sue canzoni raccontava la sua vita senza filtri e denunciava le ingiustizie, la cattiveria, la solitudine, persino la violenza contro le donne.
Ma prima di raccontarvi dell’evento, fermiamoci un attimo ad analizzare uno dei più importanti autori del Novecento, Luigi Pirandello.
Ricordo ancora quando non ebbi alcun dubbio nello scegliere l’autore da portare alla maturità: Pirandello mi aveva rapita dal primo momento con la sua poetica e la sua visione della realtà che lo circondava e che è ancora irrimediabilmente vera ed attuale.
Pirandello nasce il 28 giugno del 1867 ad Agrigento da una famiglia di agiata condizione borghese o almeno lo era finché nel 1903 un allagamento di una miniera di zolfo provocò il dissesto economico della famiglia. Nel 1910 Pirandello ebbe il primo contatto con il mondo teatrale mentre nel 1934 venne insignito del Premio Nobel per la Letteratura.
Al centro della sua visione del mondo c’è il concetto della maschera. L’autore siciliano credeva che ogni individuo tende a fissarsi in una realtà, in una personalità coerente ed unitaria. Questa però si rivela un’illusione. Anche gli altri, vedendoci ognuno secondo una prospettiva particolare ci danno una determinata “forma”.
Crediamo quindi di essere “uno” per noi stessi e per gli altri, ma in realtà siamo tanti individui diversi a seconda della visione di chi ci guarda. Ciascuna di queste “forme” è una costruzione fittizia, una maschera che noi stessi ci imponiamo e che ci impone il contesto sociale, e di cui non riusciamo a liberarci.
“Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti”.
Pirandello scrisse novelle per tutto l’arco della sua attività creativa ma soltanto nel 1922 decise di raccoglierne 365 in ventiquattro volumi complessivi dal titolo Novelle per un anno. Il corpus però sembra non avere alcun ordine preciso, scelta voluta dall’autore in modo da rispecchiare un mondo non ordinato e armonico.
All’interno della raccolta è possibile distinguere due grandi filoni: le novelle che hanno luogo in una Sicilia contadina, che in apparenza possono ricordare il clima verista, e le novelle che hanno come protagonisti una successione di figure umane che rappresentano la condizione piccolo borghese, meschina, frustrante ed ingombrante.
Ora torniamo invece allo spettacolo e alla narrazione delle Novelle.
Avete presente quando vi raccontano qualcosa con una tale convinzione ed emozione che voi riuscite ad immaginare, esattamente, la scena nella vostra testa?
Ecco, Ortis è un paroliere nato. Sa esattamente come raccontare senza distogliere l’attenzione, anzi riesce persino a coinvolgere e ad emozionare il pubblico. E sceglie di cominciare questa serata magica con una sorta di viaggio immaginario nell’epoca di Pirandello, nel contesto storico ed economico dello scrittore, per capire come siano nati i suoi scritti e da cosa abbia preso l’ispirazione.
Perché in fondo gli artisti sono degli artigiani, che riescono a creare il tutto dal nulla.
Ci pensa poi MariaCarmen a trasportarci in Sicilia con testi come Canta e cunta e Terra can nun senti.
C’è persino il tempo di rendere omaggio al grande Maestro Ennio Morricone a Franco Battiato sulle note di La cura.
Per l’occasione abbiamo scambiato quattro chiacchiere con il nostro amico nonché grande sostenitore della cultura e della bellezza, Andrea Ortis, che già avevamo avuto il piacere di conoscere in occasione di eventi come il Cavaliere di San Biase e Divina Commedia Musical.
Con la sua voce profonda ed incisiva, le Novelle prendono vita e non è per niente noioso ascoltarle. In fondo si tratta di storie, un po’ come quelle che ci raccontavano i nostri nonni quando eravamo bambini.
Ci spieghi perché hai scelto proprio Pirandello?
Perché è terribilmente moderno, ha vissuto a cavallo tra due secoli e racconta dell’uomo così com’è. Senza filtri, con le sue debolezze, mettendole persino in evidenza quasi come se fossero quelle a renderci esseri umani.
Hai ringraziato il pubblico prima ancora di cominciare lo spettacolo, come mai?
Noi siamo artisti e senza un pubblico a cui donare qualcosa, a cui far arrivare un messaggio, qualsiasi esso sia, il nostro lavoro non avrebbe senso. Tre mesi fa non avrei mai immaginato di ritrovarmi su un palco a fare teatro in breve tempo e se c’è una cosa su cui il Covid ci ha fatto pensare è sull’andare sempre di fretta, di corsa. Sentiamo l’esigenza di non fermarci mai, anche se ogni tanto farebbe bene anche fermarsi e realizzare quanto siamo fortunati.
Concludo con una frase che mi ha fatto sorridere ed anche riflettere.
Salsiccia e caciocavallo fanno bene, ma Pirandello un po’ di più.
Sarà possibile assistere alla replica dello spettacolo, venerdì 14 agosto alle ore 21.30 a Campodipietra (CB), sempre obbligatoria la prenotazione.
Leggi anche
- Libera, tra rispetto della legge e desiderio di vendetta - Novembre 18, 2024
- Dal cinema alla fotografia: il regista premio Oscar Giuseppe Tornatore si racconta - Novembre 12, 2024
- Il tempo che ci vuole: la lettera d’amore di Francesca Comencini al padre Luigi e alla Settima Arte - Ottobre 5, 2024