Mika si è sentito particolarmente coinvolto da quanto accaduto in Libano lo scorso 4 agosto. Considerate le sue origini libanesi e il bilancio delle vittime infatti Mika ha deciso di impegnarsi in prima persona per aiutare il suo Paese. Come? Con I love Beirut, un concerto in diretta streaming.
Ha avviato anche una campagna online per effettuare anche delle piccole donazioni per aiutare il processo di ricostruzione dopo l’esplosione al porto. Qui il link.
Ha scritto poi una lettera davvero struggente che vi invitiamo a leggere:
“Mia cara Beirut,
è mattina presto da questa parte del mar Mediterraneo, e mi sento al tempo stesso così vicino e così lontano da te. Così vicino a te, devastata dall’apocalisse, non riesco a smettere di guardare attonito i visi martoriati dei miei fratelli e delle mie sorelle. Nei loro occhi intravedo il terrore, le lacrime. Mi vengono i brividi quando vedo quel ferito riverso sul lunotto posteriore di una vecchia auto, quella ragazza coperta di sangue tra le braccia del padre, quegli abitanti sconvolti che corrono per le strade cosparse di calcinacci, vetri rotti, mobili inceneriti…
Così lontano da te, in balia dell’apocalisse, non riesco a smettere di pensare al rumore assordante delle due esplosioni che continua a rimbombare nelle orecchie della gente. Le grida delle famiglie in lutto e delle vittime frastornate si confondono con le sirene spiegate delle ambulanze nel cuore della notte. Al telefono mi hanno raccontato anche del silenzio che regnava alle prime luci del giorno, dell’odore che si sprigionava dalle macerie fumanti.
Di fronte a questo caos, ripenso a una frase del poeta libanese Khalil Gibran: «Per arrivare all’alba non c’è altra via che la notte». Da mesi avevi imboccato di nuovo la via della notte. C’erano le divisioni, l’eco dei conflitti alle frontiere, la corruzione, l’impotenza di chi ti governava, la crisi monetaria che ha gettato le famiglie nella miseria, e poi l’epidemia di Covid sempre più virulenta. La leggerezza libanese, antidoto alle tragedie della storia, lasciava spazio alla rabbia e alla paura. Giorno dopo giorno l’angoscia mi saliva dentro, come se le tue ferite si riaprissero, come se le radici che ho lasciato all’età di un anno e mezzo mi riagguantassero.
E poi all’improvviso, martedì alle 18:10, una funesta nube grigia è salita dal porto, falcidiando un popolo allo stremo delle forze. Uno spesso fumo arancione ha offuscato il cielo di Beirut. Ha preso il posto del lontano ricordo, tante volte rievocato da mia madre, della luce gialla che inondava il nostro appartamento al quarto piano affacciato sul mare. Come non leggere in quelle due esplosioni il simbolo di un sistema che va in pezzi. Come non sentirci il frastuono delle bombe che seminavano morte per le tue strade ancora segnate dalle stigmate della guerra.
Il Primo ministro libanese Hassan Diab assicura che i responsabili dovranno «risponderne». Ma i responsabili di chi? di cosa? I responsabili di trent’anni d’agonia che hanno trasformato il Paese dei cedri nel Paese delle ceneri.
Dicono che la catastrofe sia un tragico epilogo. L’ultima di una serie di disgrazie. Dopo la notte arriverà l’alba. Conosco la tua resilienza, la tua forza, lo spirito di solidarietà nutrito dall’amalgama di culture che contraddistingue questa terra a metà strada tra il mondo arabo e l’Europa. Domani ti risolleverai come hai sempre fatto. La musica tornerà a risuonare dalle finestre, i corpi danzeranno tra i tavoli all’aperto, i profumi si spanderanno dalle cucine. E io sarò lì”.
Nelle radio italiane è in rotazione il tributo di Mika a Mango, nato in collaborazione con Michele Bravi, sulle note di Bella d’Estate mentre dallo scorso 17 settembre è impegnato come giudice sul tavolo di X-Factor.
E intanto proprio ieri sera, abbiamo assistito a I love Beirut, in diretta streaming per più di quattro fusi orari diversi in contemporanea, il tutto per raccogliere fondi a favore della Croce Rossa e di Save the Children, in Libano ovviamente.
E allora ecco il nostro Live Report di I love Beirut.
Sono le 21 precise e sullo schermo compaiono alcune immagini di Beirut, di una tranquilla Beirut subito dopo la tempesta, persino di un bambino.
Dalla splendida cornice del Teatro Niccolini di San Casciano Val di Pesa si comincia con Origin of Love, brano tratto dal terzo album omonimo realizzato da Mika nell’ormai lontano 2012. Poi è il turno di uno degli inni che rappresentano Mika nel mondo e che è rimasto indelebile nel tempo: sto parlando di Happy Ending.
Da qualsiasi parte del mondo si trovino, Mika augura a tutti i suoi spettatori una buona serata e si divide tra inglese e francese per rivolgersi a loro.
Soltanto un teatro vuoto infatti è in grado di ospitare centinaia, migliaia di persone di tutto il mondo e uniti da un solo scopo: aiutare chi ne ha bisogno e godersi della buona musica.
Si prosegue con Any Other World e con la dedica di Tiny Love a tutti coloro che sono rimasti colpiti o che hanno perso la loro vita nell’esplosione del 4 agosto scorso.
È il momento poi di una testimonianza struggente e necessaria di una ragazza di 24 anni che riporta sul suo viso le cicatrici dell’incidente e che è stata soccorsa da uno sconosciuto che lei considera come il suo angelo custode nonostante non conosca niente di lui, nemmeno il suo nome.
In I love Beirut, questo bellissimo progetto, Mika non è da solo.
Il cantautore Rufus Wainwright, in diretta da Los Angeles, esegue Agnus Dei al pianoforte accompagnato dai The Folk Musicians of Beirut e subito dopo Fanny Ardant legge “La Quasida de Beyrouth”, un brano davvero toccante.
Mika viene poi “raggiunto” dall’attrice messicana Danna Paola, la Lu di Elite, che ha lasciato il set della serie per dedicarsi interamente alla musica. Proprio con lei, Mika ha lavorato al suo primo singolo in spagnolo uscito proprio lo scorso 11 settembre.
La voce angelica di Danna Paola e quella squillante ma allo stesso tempo delicata di Mika ci regalano una straordinaria esibizione di Me, Myself e di It Must Have Been Love, uno dei più grandi classici della musica pop.
Mika canta Relax, Take it Easy e rivela di averla scritta in un momento difficile e di avere un ricordo particolare legato proprio a questa canzone: di averla cantata di fronte a migliaia di persone in una piazza di Beirut e che a quel concerto era presente anche sua nonna. Per un momento la città sembrava che appartenesse a loro.
Segue poi un’altra storia: quella di un bambino coraggioso, che ha riportato gravi ferite alla testa e che era stato dato per spacciato dagli stessi medici. Ma si è salvato e la prima cosa che ha detto a sua madre è stata: “Sono fortunato. Tu non sei rimasta ferita.”
Mika ha coinvolto anche alcuni musicisti e artisti originari del Libano e di Beirut. Duetta infatti sulle note di Promiseland con i Mashrou Leila e poi interviene lo scrittore Etel Adnan da Parigi.
Oltre ai tantissimi nomi dello spettacolo internazionale, sul grande palco di I love Beirut sono stati coinvolti anche artisti italiani.
Mika e i Funk Off, una marching band nata a Vicchio (FI) nel 1998, portano Lollipop nelle strade di San Casciano. Poi la cantante australiana Kylie Minogue si esibisce da Londra sulle note di Say Something e Mika ritorna con Ice Cream, uno degli ultimi singoli e Grace Kelly, una delle hit più belle.
Poi è il turno di Laura Pausini, protagonista di una performance da un luogo davvero speciale: il Colosseo. Tra te e il mare è la canzone scelta da Laura, per poi proseguire con il duetto di Mika e Louane con Si T’Etais La.
L’attrice messicana Salma Hayek rivendica con orgoglio le sue origini libanesi e ci legge un passo di nome On Beauty, scritto da Khalil Gibran.
Elle Me Dit ci ricorda di piangere quando siamo tristi e di sorridere, cantare e ballare quando siamo felici.
I love Beirut si conclude con un’esibizione energica di Mika sulle note di We Are Golden e Love Today.
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