Oggi mi ritrovo a volervi parlare di un film uscito due anni fa, The Circle, purtroppo non ero riuscita ad andarlo a vedere nelle sale. Shockwave Magazine mi ha dato il piacere di recensirlo per voi.
A questo punto vi starete chiedendo quale sia il motivo che ha spinto a farlo… È molto semplice, in realtà: The Circle non è meno attuale, né meno distante da quello che potrebbe accadere un domani, anzi.
Per coloro che ancora non avessero avuto modo di guardarlo vi faccio un piccolo riassunto. La protagonista del film è Mae Holland, ragazza di provincia amante del kayak con una situazione economica non proprio soddisfacente, soprattutto per il padre che soffre di sclerosi multipla.
Grazie ad una sua amica, riesce ad ottenere un colloquio e ad essere assunta a The Circle, l’azienda più ambita in assoluto. Riuscirà così a fornire al padre le cure mediche necessarie e ad uscire dall’invisibilità sociale che finora aveva caratterizzato la sua vita. Ma The Circle non è una semplice azienda. È un grande campus dove i dipendenti trascorrono ogni momento della loro giornata tra lavoro e attività di ogni genere. È un grande social network dove tutti sono obbligati a condividere tutto.
‘Conoscere è bene, ma conoscere tutto è meglio’.
Inizialmente Mae è restia a rinunciare alla sua vita privata, ma viene ben presto rimproverata dai suoi superiori. Capisce allora di dover sottostare alle regole dell’azienda. Ma la vera e propria svolta arriva quando si rende conto di aver rischiato di annegare se non fosse stato per dei droni che arrivano in suo soccorso.
Di conseguenza, accetterà di portare sempre con sé una videocamera. Verrà poi successivamente promossa dai fondatori dell’azienda tanto da presentare lei stessa un nuovo progetto. Ma le costerà caro. Dopo che un suo caro amico verrà coinvolto in un tragico incidente, capirà che una sua decisione può cambiare tutto e di essere stata usata dai piani alti, che però erano rimasti all’esterno del cloud.
Se vieni osservato, ti comporti bene.
Non è certo la prima volta che questo atteggiamento compare sui teleschermi. Ecco, i teleschermi. Ciò che è più assurdo è la loro onnipresenza, che sia quello di un computer, di uno smartphone, di una televisione o persino quello di un cinema la cosa non cambia. Vengono usati per conoscere e condividere opinioni, emozioni, pensieri, azioni, interessi e abitudini.
Ma tutto questo sembra così simile al Grande Fratello, quello di Orwell. Già nel 1949 l’autore aveva previsto tutto. Se da un lato possiamo tirare un sospiro di sollievo per quello che non è ancora accaduto, dall’altro la diffusione della Rete ha reso il monitoraggio molto più analitico. Ciò che Orwell però non poteva certo immaginare è la capacità della Rete di immagazzinare e conservare migliaia di dati. La tecnologia può anche rivelarsi utile per monitorare le proprie condizioni di salute, ma spesso lo fa senza farsi scrupoli sulla privacy di ogni individuo.
Non vi obbligo certo a vedere questo film, ma ve lo stra consiglio.
Non sono certo un’esperta di social, anzi li ho sempre usati pochissimo, ma quanto meno se non possiamo fare a meno di usarli, tanto vale usarli per un buon motivo. Mandare messaggi positivi, aumentare la consapevolezza in materia ambientale, essere d’esempio, e mettere da parte l’egoismo ed essere pronti a mettersi nei panni degli altri.
Leggi anche
- Libera, tra rispetto della legge e desiderio di vendetta - Novembre 18, 2024
- Dal cinema alla fotografia: il regista premio Oscar Giuseppe Tornatore si racconta - Novembre 12, 2024
- Il tempo che ci vuole: la lettera d’amore di Francesca Comencini al padre Luigi e alla Settima Arte - Ottobre 5, 2024