L’ottava stagione di Arrow ha ripercorso tutte le varie fasi che Oliver ha dovuto affrontare per diventare l’uomo che è oggi. Noi di Shockwave vogliamo ripercorrerli insieme a voi un’ultima volta.
Oliver è stato infatti costretto a rivivere anche quelle perdite che l’hanno devastato, a fare di nuovo i conti con i fantasmi del suo passato e a ritrovare qualche vecchio amico, per fortuna. Tutto questo per salvare l’intero universo da una crisi imminente. Tutto questo per salvare la sua famiglia. Al suo fianco ci saranno ovviamente John, Laurel, persino Roy, tutto il suo team e anche una piacevole quanto inaspettata sorpresa.
Partiamo da Star City, la sua città, la sua missione. Il pensiero di doverla salvare da sé stessa l’ha tenuto in vita quando era sull’isola. Tutto è cominciato con l’obiettivo di mantenere una promessa fatta a suo padre in punto di morte ed è in quel preciso istante che la sua vita è cambiata per sempre.
In questo caso però è la Starling City di Terra-2 dove Oliver, con l’aiuto di John e Laurel, deve recuperare delle particelle di stella nana per conto di Monitor. Ma sarà difficile per lui non farsi coinvolgere nella vita di coloro che ama. Dopotutto le particelle sono prodotte dall’azienda di famiglia. E così si trova faccia a faccia con sua madre Moira, Tommy e Malcom Merlyn. Quindi immaginiamoci che grande dolore possa aver provato nel momento in cui li vede scomparire nel nulla a causa di un’ondata di anti-materia che ha spazzato via un intero universo.
Per salvarsi usano una breccia che però li conduce ad Hong Kong, dove Oliver è stato addestrato dall’ARGUS e dall’allora terribile direttrice, Amanda Waller. Si troverà di nuovo a fare i conti sia con la Triade cinese che con il virus Alfa-Omega. Al suo fianco ci sarà sempre Tatsu Yamashiro, che gli ha salvato la vita più di quante volte Oliver vorrebbe ammettere.
Nel terzo episodio vediamo un Oliver che comincia a dubitare dalla sua missione, della sua scelta. Ha scelto di abbandonare la sua famiglia, di sacrificarsi, nella speranza di riuscire a salvare coloro che ama dalla fine del mondo. Per ottenere qualche risposta tornerà a Nanda Parbat, la sede della Lega degli Assassini di cui un tempo ha fatto parte. Spera di trovare Nyssa ma ad aspettarlo ci sono sua sorella Thea e Talia. Entrambe, in un modo o nell’altro, tenteranno di aiutarlo a trovare quello che cerca. Un’antica pergamena gli rivela che un essere cosmico avrà il potere di causare alla distruzione del mondo. Oliver dà per scontato che si tratti di Monitor. Così intende tornare a Star City per escogitare un piano, ma non prima di aver detto addio a sua sorella.
Ed è qui che succede l’impossibile. Non sarà soltanto Oliver a tornare a Star City ma anche i suoi due figli Mia e William, ormai adulti. Con loro c’è anche Connor Hawke, nonché figlio adottivo di John.
Durante il quarto episodio, Oliver si trova a dover affrontare le conseguenze dell’aver abbandonato i suoi figli quando erano ancora dei bambini. Mentre William è contento di poter avere una seconda chance e si dimostra aperto ad una riconciliazione, Mia al contrario è riluttante soprattutto perché lo accusa di aver preferito l’essere un eroe all’essere un padre.
Sicuramente uno dei momenti che mi ha colpito di più di questo episodio è sicuramente la tranquillità disarmante con cui Oliver ha accettato l’omosessualità del figlio. Dovrebbe essere d’ispirazione.
Ma dopo aver fatto i conti con le scelte che ognuno di loro farà in futuro, i due team dovranno lavorare insieme per sconfiggere un nemico comune.
Ed è per questo che nel tentativo di fermare qualsiasi piano Monitor abbia in mente, Oliver e Laurel chiedono a Mia e William di seguirli e si recano nella fredda e ostile Russia. Qui Oliver chiede aiuto ad una sua vecchia conoscenza Anatoly Knyazev, che però comporta anche portare alla luce vecchi ricordi, di quello che è stato forse il suo periodo più oscuro. Tanto da volerlo nascondere agli stessi figli. Il periodo della Bratva.
Ma a dargli una lezione di vita su come essere un buon padre sarà proprio lo stesso Anatoly, sicuramente uno dei momenti che ho apprezzato di più di questa stagione.
Ottenuto ciò che volevano, faranno ritorno a Star City per rendersi conto che Lyla per tutto questo tempo ha fatto il doppio gioco, facendo finta di non essere al corrente della Crisi quando in realtà stava collaborando con Monitor.
Quindi, una volta sedati, Oliver e Laurel vengono intrappolati in un loop temporale. Una sorta di test, architettato da Monitor. Il sesto episodio ci dà la possibilità di rivedere il nostro amato Quentin Lance, che anche da fantasma non ha perso la sua saggezza e la fiducia negli altri. Laurel è convinta che si tratti di una punizione, ma alla fine cambierà idea e capirà che le è stata data una seconda possibilità per dire addio a suo padre. Oliver invece si ostina a voler salvare la vita ad uno dei tanti cari che ha perso.
“Nessuna causa è persa finché c’è un solo folle a combattere per essa”.
Oliver per me è quel folle che non si dà mai per vinto, ma la Crisi in arrivo lo costringerà a cambiare idea. Capirà dopotutto di non aver altra scelta se non accettare il proprio destino.
E così sembrerebbe che accettare l’inevitabile sia il modo migliore per salvare il mondo.
Nel lungo viaggio sul viale dei ricordi poteva mai mancare Lian Yu? A quanto pare il piano per salvare il Multiverso ha previsto anche il ritorno di Oliver nel luogo dove tutto ha avuto inizio. Il Purgatorio. L’isola che l’ha cambiato, nel profondo. Certo, l’ha costretto a scegliere la via più difficile e dolorosa per diventare un eroe, un padre e un uomo migliore di quanto sarebbe mai potuto essere se le cose fossero andate diversamente. Ma alla fine l’ha fatto.
C’era da aspettarsi che sarebbero tornati anche gli scheletri nell’armadio di Oliver. Sicuramente tutti abbiamo desiderato che Edward Fyers restasse morto per sempre. Dopotutto però rivedere Yao Fei, uno dei tanti mentori di Oliver, non è stato poi così spiacevole. Nel frattempo i nostri eroi hanno già perso così tanto: Laurel il suo pianeta e le persone a lei care, Roy il suo braccio, John sua moglie.
Ma è dopo Lian Yu che arriva il momento cruciale, quello che abbiamo sperato accadesse il più tardi possibile. La Crisi è iniziata. Tra l’altro abbiamo dedicato un intero articolo al crossover della DC, per sapere cos’è accaduto nei dettagli, cliccate qui.
Come ci saremmo aspettati, Oliver è chiamato a compiere l’ultimo sacrificio per salvare il maggior numero di persone possibile. Ma i suoi compagni non si daranno pace e faranno di tutto per trovare un modo per riportarlo indietro. Ma si rifiuterà per compiere il proprio destino.
Oliver è uno dei pochi personaggi dell’Arrowverse che si può dire abbia tanti sfaccettature, tante sfumature, tante facce di una stessa medaglia. Dopotutto la necessità di avere una doppia identità è nata dapprima con lo scopo di incanalare la sua oscurità in qualcosa di positivo. Ma non è finita lì. È diventato l’Incappucciato, Arrow, Al Sah-Him, Green Arrow, il Sindaco, il detenuto 4587 e ciliegina sulla torta Spectre. Nel terzo episodio del crossover infatti lo abbiamo visto rifiutare di tornare indietro per diventare effettivamente qualcos’altro. Nei fumetti Spectre è un’entità cosmica che ha una sorta di connessione con l’universo ed è quindi in grado di ricrearlo. Ma gli costerà il suo ultimo respiro.
Ed è così che si conclude la storia del giustiziere di Starling City, morto così com’è vissuto: da eroe.
Dopotutto l’eredità che ha lasciato al mondo intero è il suo team, ma anche tutti gli altri eroi a cui è stato d’ispirazione, a cui ha dato uno scopo. Tutti in altre parole sono disposti a coprirsi le spalle a vicenda, a qualsiasi costo.
L’eredità che ha lasciato a me? Voler fare nella mia vita qualcosa di importante, che lasci il segno.
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