“Il nostro paese” di Matteo Parisini: l’integrazione e le sue difficoltà

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Andrà in onda su Rai 3 il prossimo 4 settembre Il nostro paese, docufilm scritto e ideato da Matteo Parisini e prodotto da Ladoc, società originaria di Napoli.

Il tema attorno al quale ruota Il nostro paese è un problema ancora presente in dosi massicce nel nostro paese e si rifà alla discriminazione razziale. Le otto ragazze narranti questa testimonianza sono cresciute in Italia fin dall’infanzia ma sono figlie di genitori stranieri. Nonostante siano perfettamente integrate dal punto di vista culturale, linguistico e sociale, sono ancora molti e invalidanti i problemi che le affliggono a livello burocratico e civico.

Sono forti e determinate anche nelle avversità, le ragazze protagoniste de Il nostro paese. Si sentono italiane a tutti gli effetti e gli intoppi dovuti alla documentazione che dovrebbe accertare la loro cittadinanza non le scoraggiano.
Consapevoli dell’attuale strumentalizzazione politica dei migranti, scelgono di non farsi abbattere e di proseguire a testa alta contro qualsiasi ostacolo. Sono fermamente indisposte ad accettare insulti e denigrazioni di qualsiasi tipo, ma questo non le rende desiderose di compassione; questo sentimento, infatti, è considerato un problema tanto quanto la sua versione opposta, perché fa sentire inferiore chi la riceve.          

“Il nostro paese” di Matteo Parisini: l’integrazione e le sue difficoltà 1
Matteo Parisini

Alessia, Ana Laura, Anna, Ihsane, Insaf, Marya, Rabia e Sabrine: sono loro le giovani voci narranti le difficoltà tipiche del loro status.

Tra gli argomenti toccati da subito ci sono gli inconvenienti dovuti al permesso del soggiorno; è il caso di Anna, nata a Napoli da genitori senegalesi, che, ostacolata dal rinnovo del documento sopracitato, è stata costretta anni fa a rinviare la laurea triennale per l’impossibilità a dare esami senza il permesso rinnovato.

A Bologna, Insaf si è vista rifiutare l’affitto per una casa nel momento in cui ha annunciato il suo nome all’intermediaria; quest’ultima, riconoscendone l’origine non italiana, – i suoi genitori sono tunisini – le ha detto di dover parlare con la proprietaria di casa prima di affidargliela.     
Nonostante il padre abbia ottenuto la cittadinanza italiana con facoltà di trasmetterla ai figli, Insaf non ha potuto beneficiarne in quanto maggiorenne (la legge è valida nei confronti dei figli minorenni).

Ana Laura, giunta a Trieste all’età di due anni e originaria del Brasile, parla del valore positivo della diversità come incentivo verso la comprensione e la scoperta di altri modi di pensare e di culture diverse.

Alessia, di origini russe ma residente in Italia dall’età di 3 anni, si è qualificata agli europei di taekwondo gareggiando sotto la bandiera della federazione mondiale, non essendo cittadina italiana e non potendo nemmeno far parte della Russia perché non vi è residente.

Sabrine, nata da genitori tunisini, esprime il proprio fastidio verso alcune frasi degli italiani che vanno a punzecchiare dei suoi aspetti – fisici e non – indicanti la sua doppia cittadinanza.

Ihsane, studentessa di radici marocchine, è l’unica nella sua famiglia a non avere la cittadinanza italiana a causa del suo reddito insufficiente.

Mariya, mediatrice culturale di trent’anni, è arrivata dalla Bielorussia quando era quattordicenne. Con la sua esperienza vuole aiutare le altre persone cercando di non ripetere gli stessi atteggiamenti fastidiosi subiti da lei all’epoca del suo arrivo in Italia.

Rabia è nata in Pakistan ma arriva in Italia immediatamente dopo la sua nascita. Tornata nella sua nazione natale a ventun anni, ha sperimentato una forte sensazione di tornare indietro in Italia; la sua vita, infatti, è radicata qui da sempre in tutti gli aspetti possibili.

Non serve essere nelle stesse condizioni di marginalità di queste ragazze per imparare da loro.

Aver vissuto situazioni pesanti e sapendo cosa significa essere discriminati per motivi più che futili, la loro sensibilità è più elevata e sanno accuratamente come non trattare gli altri.               
Problemi come quelli evidenziati ne Il nostro paese fanno rivalutare molte cose normalmente date per scontato, a partire da una cittadinanza che può garantire diritti non sottovalutabili come quello al voto. Le otto testimonianze riportate sono una lezione fondamentale anche per capire meglio come rapportarsi agli altri con più empatia; dote che, nei tempi attuali, andrebbe fatta tornare di moda.

Clicca QUI per visualizzare il trailer de Il nostro paese

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