Oggi si è tenuta la conferenza stampa di Laura Pausini dedicata alla nomination agli Oscar conquistata dall’artista grazie alla canzone Io sì/Seen, colonna sonora del film La vita davanti a sé, diretto da Edoardo Ponti, con Sophia Loren. «Sono più in ansia quando mi chiama Pippo Baudo che quando parlo con Beyoncé».
Nella giornata di ieri, Io sì/Seen cantata da Laura Pausini ha conquistato la nomination agli Oscar 2021 nella categoria Miglior Canzone Originale. Diventando la prima canzone italiana a concorrere per un Oscar, dopo aver trionfato ai Golden Globe. L’artista italiana deve vedersela con i brani Fight For You, dal film Judas and the Black Messiah, Hear My Voice, dal film Il processo ai Chicago 7, Husavik, dal film Eurovision Song Contest: The Story of Fire Saga, e Speak Now, dal film Quella notte a Miami.
La conferenza stampa si apre con una Laura Pausini raggiante e felice di questa nomination: «È così contrastante questa gioia con il momento che stiamo vivendo, che spero possa essere di conforto a tutti gli italiani, a chi non mi segue, a chi non ama la musica. Questa nomination è oltre il mio nome». Un riconoscimento che vuole condividere con la sua famiglia e soprattutto con la sua Italia.
Poi ha proseguito dicendo: «Io non so cos’abbia di particolare la mia vita. Da quando ho vinto Sanremo, ventotto anni fa, mi chiedo perché. Queste cose, le nomination, i premi, sono talmente grandi che a volte mi sento piccola. Sono una donna, oggi, che ha molte cose di quella ragazzina che è andata a Sanremo, diciottenne. Ho imparato tanto, da allora, ma l’ansia, le paure, il modo di gioire è lo stesso di allora. Le cose, però, diventano sempre più importanti, sempre più grandi. Perciò, a volte, mi sento piccola».
L’ansia nell’affrontare l’Italia
Laura ha confessato di quanto si senta intimorita, a volte, nell’affrontare i giudizi in Italia: «Ho paura. All’estero, no. In Italia, ti si chiede sempre un perché e io sono andata per anni da una psicologa, perché ho paura di sentirmi speciale. Mi sentivo in colpa ad avere questo successo e non riuscivo a viverlo bene. Mi ha aiutata molto, ma ancora oggi, in questo momento di pandemia, vivere una cosa così grande mi porta a fami delle domande».
Poi ha aggiunto: «“Perché io?”. La risposta non è semplice, perché io ancora non so darmela. La paura che tutto finisca è quel che mi spaventa di più. Cosa c’è dopo gli Oscar? Forse, c’è la stessa cosa che pensavo all’inizio: c’è il pianobar, la mia mansarda di Solarolo dove cantavo e i vicini mi chiedevano di abbassare il volume. Invece di sentirmi figa, all’idea di un premio così importante, mi sento in ansia. Perché la gente, poi, si aspetta di più. Io mi aspetto di più da me stessa».
Laura Pausini ci crede davvero all’Oscar
Adesso è il tempo di crederci per l’Oscar, e questo Laura Pausini non lo nasconde. «Ci sto pensando da quando siamo entrati nella quindicina dei nomi, mi hanno già chiamata Edoardo Ponti e Sophia Loren, che mi ha scelta perché cantassi con la voce che avrebbe dovuto avere lei. Cosa mi rimarrebbe, ancora, se vincessi un Oscar? I miei compagni di scuola mi hanno detto: “Laura, ti mancano solo le Olimpiadi”. E non c’è pericolo io mi ci avvicini. Mi piace guardarlo, lo sport, mica farlo». Poi rivela che nutre una stima particolare per la figlia di Fiona May, Larissa.
«Ringrazio Niccolò Agliardi, perché mi ha aiutata a trovare parole che da sola non avrei trovato. Non l’abbiamo scritta per la pandemia, ma ci sono passi che ne raccontano il significato. “Quando essere invisibile è peggio che non vivere” è un verso che mi porta a commuovermi, e credo che questa profondità del testo abbia influito tanto sulla decisione dell’Academy di nominarmi». Io sì è ormai un inno, una canzone arrivata in un periodo particolare ed ha saputo convincere gli americani. «È in radio, tra i trenta brani più trasmessi, e confesso che tutto questo, un po’, mi spinge a tirarmela: sentire gli americani cantare un brano in italiano è qualcosa di magico».
Poi Laura Pausini parla della cerimonia degli Oscar, dell’eventuale discorso che dovrà fare in caso di vittoria e della dedica al padre.
«Per la cerimonia, sto aspettando istruzioni. Di norma, comunque, non scrivo mai discorsi in previsione della vittoria. Questa volta, invece, l’ho fatto. Ho scritto un discorso di ringraziamento per mio papà. Questa nomination io la dedico al mio babbo, perché io ho cominciato con lui, quand’ero piccola. Lui suonava, con un collega ha aperto un piano bar.
Non mi ha mai chiesto di cantare, ma ad otto anni gli ho chiesto di regalarmi un microfono. Allora, abbiamo cominciato qualcosa di unico, di bellissimo. Mio papà mi ha sempre rimproverato di sognare in piccolo. Io non credevo nemmeno sarei mai andata a Sanremo, figurarsi agli Oscar. Io, nella mia vita, volevo cantare, al pianobar. Ed è la stessa cosa, solo che farlo adesso porta più visibilità, più denaro».
Aperta la porta per una conduzione di Sanremo con Paola Cortellesi
«Mi hanno proposto più di una volta di condurre il Festival, una volta anche con Paola Cortellesi. Ma ho rifiutato perché non erano pronta e c’erano altri progetti in ballo. Dopo gli Oscar, non so se condurrei Sanremo. Di certo, non mi occuperei della direzione artistica, perché io sono molto plagiabile: metterei solo i miei amici, e so che non è giusto. Nel 2022, vorrei uscire con un nuovo disco e Sanremo non sarebbe compatibile».
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