Le streghe [Recensione]

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Le streghe, disponibile in esclusiva digitale sulle più importanti piattaforme di streaming, è l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo del 1983 scritto da Roald Dahl, scrittore, sceneggiatore e aviatore di nazionalità britannica e mente creatrice di grandi capolavori per bambini e adulti come La fabbrica di cioccolato e Il GGG. Entrambi i romanzi sono stati portati anni dopo sul grande schermo.

Per quanto riguarda le streghe invece, già portato al cinema col film del 1990 Chi ha paura delle streghe? ma mentre allora alla regia c’era Nicolas Roeg, oggi invece c’è un grande nome della settima arte: Robert Zemeckis.

Zemeckis ha diretto alcune pellicole cult del cinema contemporaneo come Ritorno al futuro, Cast Away, A Christmas Carol e Forrest Gump, solo per farne qualche esempio. In un nostro approfondimento vi abbiamo parlato di Allied.  

Potremmo piuttosto definirlo come una rivisitazione del romanzo spiritoso e commovente di Roald Dahl in cui un ragazzo e sua nonna si scontrano con delle streghe affascinanti ed incredibilmente diaboliche.

Streghe
Anne Hathaway, la grande strega suprema, al suo arrivo alla convention di streghe.

In Le streghe Zemeckis cura anche sceneggiatura e produzione insieme ad altri due giganti del calibro di Alfonso Cuaron e Guillermo del Toro. Le inquadrature sono infatti perfettamente studiate e ritagliate, i colori caldi e brillanti, anche se a volte risultano un po’ effimeri, si vede che le ambientazioni sono ben studiate. E in un periodo in cui il cinema e l’arte cinematografica stanno soffrendo, ogni sforzo è da apprezzare.

Potremmo piuttosto definirlo come una rivisitazione del romanzo spiritoso e commovente di Roald Dahl in cui un ragazzo e sua nonna si scontrano con delle streghe affascinanti ed incredibilmente diaboliche.

Ambientato alla fine del 1967 ed è la storia di un giovane (Jahzir Bruno) che, rimasto orfano, è costretto a trasferirsi a Demopolis, paesino di campagna dell’Alabama, per essere accolto in casa della nonna materna (Octavia Spencer).

Le streghe [Recensione] 1
Anne Hathaway, la grande strega suprema.

Il suo è un mondo dove le streghe sono reali, si nascondono tra gli umani e tramano contro di loro. La nonna però è una di quelle persone che sa come combatterle perché ci ha avuto a che fare quando era molto piccola.

Nel tentativo di scappare, lui e sua nonna fanno il check-in in un albergo senza sapere che all’interno c’è una convention di streghe che si stanno incontrando nello stesso momento. Anne Hathaway interpreta la grande strega madre, che modera la convention e illustra il suo piano malvagio per trasformare tutti i bambini in topi.

Il suo è un personaggio diabolico, molto simile ad una diva nel suo modo di vestire, di apparire e di gesticolare. Di conseguenza manifesta le sue emozioni in maniera plateale.

In un’intervista, la stessa attrice ha rivelato di avere ricevuto delle direttive ben precise dal regista Robert Zemeckis: “mi ha dato un’idea grandiosa dicendo quando pensi alle sue emozioni non pensare a lei come una persona ma come un animale e al loro modo pazzo di manifestare il loro avvertire qualcosa. È chiaramente una di quelle persone che non sopporta il dolore ma adora infliggerlo e sfortunatamente per gli altri è lei ad essere il capo”.

Stanley Tucci, il direttore dell’hotel, d’altronde occupa un ruolo piuttosto marginale rispetto alle donne del cast. Nonostante sia un attore versatile e magistrale, per esempio la sua interpretazione nel Diavolo veste Prada fu straordinaria.

Octavia Spencer invece si riconferma ancora una volta come un’attrice di grande talento. Il suo è un ruolo lungimirante, perché va oltre la forma di ciò che ama, e particolarmente generosa ed altruista, quando tra lo sgomento degli ospiti è l’unica a non dare di matto di fronte a tre topolini. Quando anche suo nipote viene trasformato in un roditore, si adopera in mille modi per aiutarlo, offrendosi di ospitare anche due suoi amici che hanno subito la stessa sorte.

Come per ogni romanzo, e poi film, ideato per i più piccoli, non può mancare il lieto fine. Anche se, a dire il vero, in questo caso non è quello che ci si aspetta. A primo impatto può quindi risultare insoddisfacente, ma dietro si nasconde un messaggio importante: quello dell’accettazione di sé stessi.

Tamara Santoro
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