Miss Marx: una esilarante Romola Garai trasforma la figlia di Marx in una icona punk [Recensione]

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La regista Susanna Nicchiarelli ha fatto colpo a Venezia tre anni fa con il suo Nico, 1988, sugli ultimi giorni della cantante e icona della controcultura tedesca, Christa Päffgen. Ha ritratto Nico po’ più rock’n’roller di quanto non fosse in realtà, il che è abbastanza appropriato – ma Nicchiarelli si è spinta oltre molto di più quest’anno facendo lo stesso con Eleanor Marx in Miss Marx, film presentato al concorso al Lido di Venezia quest’anno.

È improbabile che questa tragica pioniera socialista, la figlia di Karl Marx, abbia mai goduto di una follia punk-rock dopo aver scoperto la pipa da oppio di cui diventa dipendente, ma è quello che succede nel lungometraggio. Romola Garai diventa una Courtney Love a tutto tondo ed è una delle inclinazioni più vivaci del film contro le proprietà biografiche.

Garai interpreta Eleanor, vista per la prima volta mentre elogia i suoi defunti genitori, prima di incontrare l’uomo con cui sarebbe vissuta, il drammaturgo Edward Aveling (Patrick Kennedy). Dopo una breve discussione sul poeta Shelley come socialista, sono l’uno nelle braccia dell’altro, e lui si unisce a lei per un viaggio attraverso l’Atlantico (dove scoprono che persino i cowboy sono stati sfruttati dai loro capi), partecipando alle lotte operaie, combattendo per i diritti delle donne, civili, sociali e di libertà del proprio corpo, e l’abolizione del lavoro minorile in un vorticoso montaggio di filmati d’archivio in bianco e nero degli Stati Uniti. Una nota minacciosa risuona al loro ritorno, mentre vengono sollevate domande sulle spese per il loro viaggio, in particolare sui mazzi di fiori di Edward per la sua amata.

Miss Marx: una esilarante Romola Garai trasforma la figlia di Marx in una icona punk [Recensione]
Locandina Miss Marx

Ciò che il film fa bene è catturare la realtà domestica della vita vittoriana tra i socialisti, sia che si tratti di una serata di oppio tra amici bohémien o di recuperare il ritardo sui diritti dei lavoratori – anche se c’è molta esposizione a volte confusionaria, che ci spiega la figlia di Marx nelle sue battaglie e le complicate vicende domestiche di Friedrich Engels, socio di Marx padre che lascia la sua eredità a Eleonor. Questa figura chiave è interpretata da John Gordon Sinclair, già presente nel precedente lavoro della Nicchiarelli, nei panni del manager infatuato e sofferente di Nico, e che in Miss Marx emana un calore avvolgente da dietro una lunga barba.

Vista l’apertura di Miss Marx, è sorprendente come la Nicchiarelli abbia scelto la rappresentazione di questo ambiente socialista per la maggior parte in modo schietto e sobrio, offrendo un racconto grave, un po’ teatrale (ma solo occasionalmente truccato) di questo ambiente. A parte la strana visita alla fabbrica, questo è in gran parte un film da salotto, con interni claustrofobici e chiaroscuri amorevolmente artificiali del direttore della fotografia Crystel Fournier, noto per il suo lavoro con Céline Sciamma.

Al di là di quelle esplosioni intermittenti di punk e della strana dichiarazione davanti alla telecamera di Garai, Nicchiarelli tira fuori solo un trucco importante, ma è un buon trucco. Questa è una scena in cui Eleanor dice candidamente a Edward che è stanca di essere oppressa da lui, come lo era da suo padre; poi ci rendiamo conto che stanno effettivamente recitando una scena da La casa delle bambole di Ibsen (che Eleanor ha tradotto, come ha fatto Madame Bovary di Flaubert). Anche così, il passaggio parla in modo eloquente della realtà della loro relazione, e Garai e Kennedy lo portano a termine con grazia abile.

Non sorprende che, in definitiva, sia la performance di Garai a rendere il film Miss Marx così guardabile. Ha un sacco di forma nel dramma in costume, dal suo turno nella BBC Daniel Deronda del 2002 al suo appassionatamente pazzo romanziere edoardiano in Angel del 2007 di François Ozon; se qualcuno ha i mezzi per interpretare la storia con assoluta naturalezza, quella è lei.
Miss Marx: una esilarante Romola Garai trasforma la figlia di Marx in una icona punk [Recensione]
Miss Marx: una esilarante Romola Garai trasforma la figlia di Marx in una icona punk [Recensione]

Qui realizza una performance riservata, poco appariscente ma assolutamente toccante, che trasmette il senso di Eleonor Marx pensatrice politica così come donna moderna sofferente, consapevole dei termini della sua prigionia sociale ma incapace di liberarsi. Patrick Kennedy sfrutta al massimo un ruolo potenzialmente ingrato nei panni dell’affascinante ma incapace Edward, e Karina Fernandez, un’abituale di Mike Leigh di lunga data, offre un vivace sostegno nei panni della scrittrice sudafricana Olive Schreiner.

È deludente che la signorina Marx non sia così provocatoria come promette l’apertura. Alla fine, è il tipo di film degno di nota e verboso che è più probabile che il pubblico incontri ai festival, e poi con una vaga riluttanza è guardabile, maestoso, a volte ridicolo e – in dosi sporadiche – audace, inneggia a diritti e proprietà del salario, del tempo e del corpo, è un film avanguardista e anticipatore dei secoli successivi, ove anche il lavoro sessuale diventa una scelta delle donne e non solo sfruttamento. Rivoluzionario, tuttavia, non lo è.

Fabiana Criscuolo
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