Dopo quattro anni, complice anche la pandemia, torna Carnival Row su Amazon Prime.
Il fantasy ambientato in una sorta di New York vittoriana ci aveva lasciati con diversi intrighi tra amore, politica e omicidi. Lo sfondo crime-giallo che aveva ben funzionato nella prima stagione ritorna a tratti ridondante, sottolineando il bisogno da parte dei suoi ideatori (Renè Echevarra e Travis Beacham) di raggiungere una conclusione definitiva. Carnival Row infatti non è stata rinnovata per altre stagioni e si è quindi preferito non aggiungere altre tematiche sul fuoco, che potessero allungare inutilmente il brodo e non portare ad un effettivo finale.
Eccoci quindi catapultati di nuovo in questo mondo che se pur fantasy non nasconde, estremizzandone le problematiche ovviamente, un problema tristemente odierno: il razzismo, che qui possiamo definire “specismo”.
Le continue problematiche di convivenza tra umani del Burgue e critch della Row hanno portato nel finale della prima stagione ad una ghettizzazione di questi ultimi. La Carnival Row prima sfondo di una pacifica, anche se difficile, convivenza tra specie, ora è una prigione a cielo aperto per i non-umani. A questa condizione, alla crescita del malumore e della voglia di vendetta (i Black Raven continuano a inneggiare alla rivolta) contribuiscono il neo-cancelliere Jonah Breakspear e la sua avversaria-amante Sophie Longerbone. I due porteranno ad una repressione sanguinaria che sfocerà in un finale non proprio pacifico, diciamo così dai, non facciamo spoiler qui.
L’amore la fa sempre da padrone nonostante le tematiche noir. Da una parte quello dei protagonisti Rycrof Philostate (Orlando Bloom) e Vignette Stonemoss (Cara Delevigne) sempre intenso ma problematico, e a tratti impossibile per la complessità dei due personaggi; dall’altra quello tra Agreus Astrayon e Imogen Spurnrose, costretti a scappare alla fine della prima stagione (sbarcheranno in una nuova terra che presenterà un mondo diverso, a tratti utopico ma non senza i soliti problemi di Burgue). Due amori misti, tra umani, mezzosangue e fatati che sembrano racchiudere la chiave di una possibile soluzione, la convivenza pacifica. Sarà davvero così semplice? L’amore e il bene alla fine vinceranno?
Certamente in questa nuova stagione c’è stato tanto impegno per non scaturire in un finale banale, grazie anche alla difficoltà per il pubblico di distinguere nettamente il bene dal male, uno degli aspetti meglio riusciti di questo prodotto. Le nuove fazioni che si creeranno (come la New Dawn) aiutano questa affascinante confusione, che allo stesso tempo però risulta essere una delle criticità maggiori di Carnival Row. Si ha infatti l’impressione di qualcosa di già visto, non c’è quella novità nel tema di cui c’è un effettivo bisogno (proprio come la nuova serie di omicidi che si incontrerà anche in questa seconda stagione).
Oltre all’amore trova tanto spazio anche il tema dell’amicizia che racchiude spunti ed elementi importanti come accade per la nuova-vecchia figura di Darius (già conosciuto in parte nella prima stagione e maggiormente approfondito nella seconda), amico licantropo del commissario Philo. Sotto tale categoria rientra anche la nuova versione di Tourmaline, migliore amica ed ex amante di Vignette, che ricoprirà un ruolo molto importante grazie anche alle sue nuove doti magiche.
Insomma, un tutto contro tutti, Carnival Row 2, che troverà tra intrighi di palazzo, amori tormentati, amicizie ritrovate e battaglie sanguinarie un finale fortunatamente non così scontato che ci fa dare l’addio ad un prodotto che forse poteva lasciare un’eredità più importante di quanto è stato in realtà.
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