Da Mixed by Erry a Liberato, storia di una fenomenologia napoletana

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Esce al cinema “Mixed By Erry”, il nuovo film di quel Sydney Sibilla che, come regista, ha portato scompiglio nel vestire un nuovo cinema di commedia italiano fatto della consueta leggerezza di battute ma anche di storie intrise di una specifica profondità. Un filone dotato di un carisma che si interfaccia a pieno nell’hype della cultura nazionale pop e mainstream.

Mixed By Erry vuole raccontare l’epopea meravigliosa di un ragazzo dal viso pulito e dal fisico innocuo che sognava di fare il dj, Enrico Frattasio all’anagrafe, che diventerà poi il primo dei “pirati” musicali. L’avventura meravigliosa destinata ad arrivare al punto tale da rendersi, per un certo periodo, prima industria musicale di compilation in musicassetta diverrà, e per vendite certificate, la prima etichetta discografica italiana.

Sibilla infatti, dopo il successo de “La straordinaria storia dell’isola della rose”, uscita per Netflix con Elio Germano protagonista, torna con la sua Groenlandia (innovativa società cinematografica messa su con l’altro amico e talento Matteo Rovere) a parlare di una storia vera, anch’ella straordinaria, ma che aveva vissuto la quietanza degli anni e della digitalizzazione musicale postuma, quasi come se un colpo di spugna su una cultura clubbing e di musica su supporto analogico potesse scomparire.

Il film vede protagonisti i tre fratelli Attanasio (Luigi D’Oriano, Giuseppe Arena ed Emanuele Palumbo) alle prese con le difficolta di una crescita in quartiere difficile come quello di Forcella, a Napoli, che arrancava nelle possibilità di far emergere ma che palesava già la sua genialità in una sorta di mercato parallelo che era quello del contrabbando.

mixed by erry recensione

Nella pellicola, oltre a ottimi debuttati, figurano anche attori di grande presa e bravura come Cristiana Dell’Anna, Adriano Pantaleo o Francesco Di Leva che si alternano in una sceneggiatura che ha la grande ritmicità tipica di questo nuovo filone all’italiana seppur con frammenti di grandissimo pregio visivo (la fotografia di Valerio Azzali o il montaggio di Gianni Vezzosi, rimarrà forse iconica la costruzione dello storico mercato della Maddalena, nei pressi della stazione centrale di Napoli riportato negli anni ’70) per un immaginario che cattura una napoletanità popolare di un ventennio cult, fino allo straordinario scorcio finale all’interno del teatro Ariston durante il Festival di Sanremo del 1991.

Proprio lì arrivano quei tre ragazzi che, con una sigla “aziendale” diventata iconica per un intera generazione, riusciranno a vendere un numero colossale di musicassette, se ne contano 180 milioni, quella sigla “Mixed by Erry”, che diventa nel corso di quegli anni collettivo di cooperazione sociale capace di dare lavoro a centinaia di persone in una sorta di gigantesca start up che correva sul filo dell’illegalità musicale e finanziaria.

mixed by erry

Napoli si riscopre ancora una volta avanguardia di una cultura pop dal basso capace di rivoluzionare gli schemi del mercato che con un furbo talento si inonda di hype floridissimo, e sembra quasi un caso che proprio da Erry, il ragazzo che voleva fare il dj e diventato il pirata numero uno del mercato discografico, si passi a Liberato che con il brano “‘O Dj (Don’t give up)” si intesta il main theme del film di Sibilla, un brano che attraverso le barre del racconto di questo Icaro di Forcella della discografia, ha la capacità di racchiudere in un ambiente sonoro che si riallaccia a quelle sonorità clubbing tipiche degli anni ’80 e ’90.

Liberato, che attraverso il mistero che cela l’identità dell’artista mascherato va a quasi a ricalcare la storia di un’epopea popolare, un marchio su musicassetta “Mixed By Erry” a cui tutti abbiamo associato un ricordo ma che a tutti, o quasi, era celata una storia interessantissima. Una città che diventa fulcro di una cultura alternativa.

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