Fonte: Raiplay
Con il film Cléo dalle 5 alle 7, capolavoro della Nouvelle Vague diretto da Agnes Varda nel 1962, la collaborazione tra Vogue Italia e la Cineteca di Bologna continua.
La proiezione, tenutasi il 18 febbraio al Cinema Modernissimo, è stata non solo un modo per ragionare sul potere rivoluzionario della moda all’interno del più vasto panorama cinematografico, ma anche per riportare in auge una pellicola fin troppo sconosciuta alle nuove generazioni.
La toria proposta in Clèo dalle 5 alle 7 è per l’appunto quella di Cléo, interpretata da Corinne Marchand, giovane cantante viziata e idolatrata e della cui vita seguiamo le due ore che la separano da un referto medico che potrebbe sconvolgere le sorti della propria esistenza. Il suo pomeriggio è dunque fatto di piccoli incontri sporadici e fughe dalla realtà, segnato da vari episodi che corrispondono a brevi lassi di tempo prima di conoscere l’inevitabile destino.
Nel tentativo di sfuggire ai pensieri negativi, Cléo si rifugia nella propria vanità e nei vizi che la circondano: lo shopping e la moda diventano così degli attimi di evasione effimeri ma necessari alla ricerca del proprio equilibrio. In particolare, tre abiti indossati scandiscono il procedere del tempo, nonché gli stati d’animo di colei che li indossa, spogliandosi e rivestendosi di anime diverse.
Da gioco, seduzione e capriccio, nella Parigi degli anni Sessanta, la moda acquisisce un senso differente e si fa emancipazione ed espressione del sè più intimo. È la stessa regista a sottolinearlo: “la moda è un sogno per donne libere, e per questo libere dovrebbero esserle tutte”, per quanto la protagonista si riveli ben presto un personaggio tragico legato alla caducità del lusso e della bellezza. In un momento di presa di coscienza, Cléo comprende che tutti la viziano ma nessuno la ama, per questo si spoglia di tutti gli orpelli e parte per un viaggio alla riscoperta di sé lungo le strade di Parigi.
In pieno stile Nouvelle Vague, movimento che il Clèo dalle 5 alle 7 stesso contribuisce a fondare, Parigi, le sue strade e il suo brulicare di vita diventano allora protagonisti e ci restituiscono una fotografia immediata della realtà, in cui piccoli istanti quotidiani possono diventare momenti di grande cinema. Una processione di corpi e volti sfila davanti a Cléo e contribuisce al taglio documentaristico della pellicola che ben si amalgama alla forte drammaticità della vicenda, e che viene arricchita da inserti a colori e momenti di meta cinema (in cui compaiono Godard e Anna Karina).
Clèo dalle 5 alle 7 è dunque essenziale per comprendere il potere della moda, e per ricordare una delle registe più importanti di sempre, capace di lasciare il segno non solo nella rivoluzionaria corrente francese degli anni Sessanta, ma capace anche di reinventarsi lungo tutto il corso della propria carriera, come gli straordinari documentari girati negli anni precedenti alla sua scomparsa dimostrano.
Il prossimo appuntamento con la rassegna Nouvelle Vogue si terrà il 15 marzo con il film La febbre del sabato sera di John Badham.
Francesco Paolo Francini
Valentina Vitrani
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