Deux – Two of Us è l’esordio cinematografico di Filippo Meneghetti, presentato al Festival del Cinema di Roma del 2019 ed ora candidato ai Golden Globe per il miglior film in lingua straniera.
I Golden Globe 2021 saranno curiosi. Ci sono film in gara che, nonostante presentati ai festival del 2019, non sono ancora usciti in sala. Un caso emblematico è quello del francese Deux – Two of Us di Filippo Meneghetti, sceneggiatore e all’esordio alla regia, italiano.
La trama di un film incredibilmente semplice. Due donne sulla sessantina, Madaleine (Martine Chevallier) e Nina (Barbara Sukova), sono una coppia da tantissimo tempo, all’insaputa dei figli di Madaleine. Vivono l’una di fronte all’altra, in un paesino non specificato della provincia francese. Nina vorrebbe che passassero la loro vecchiaia insieme in Italia, vendendo l’abitazione di Madaleine e comprandone una sul Lungotevere (NdR: ve lo sconsiglio, ragazze, siete pazze?). Ma in occasione del compleanno di Madaleine, quando finalmente c’è la possibilità di annunciare la decisione ai figli – Anne (Lea Drucker) e Frederick (Jerome Varanfrain) – la donna non ne ha il coraggio. Il che causa una terribile discussione con Nina. Purtroppo, il giorno dopo, Madaleine ha un ictus: Nina la trova incosciente, chiama l’ambulanza, ed ha inizio il calvario di dolore e solitudine per entrambe.
Deux – Two of Us racconta un amore apparentemente comune, cioè fra due donne comuni, che hanno scelto di invecchiare insieme. Ma comune non è: perché si scontra con alcuni stereotipi che la nostra società non ha ancora abbattuto – l’amore fra donne, innanzitutto, e il come farlo accettare a dei figli che hanno sempre vissuto nella convenzione che la mamma, prima di tutto, è un essere asessuato, e, semmai, è etero; e l’amore fra persone nella terza età. I principali villain di questo thriller che indaga, chirurgicamente, nell’anatomia di un amore, sono infatti i figli di Madaleine: Anne, terrorizzata all’idea di venir abbandonata dall’amata mamma così come lo è stata del marito, rifiuta e si dissocia psicologicamente dall’idea che Nina possa effettivamente essere sincera quando afferma che la loro è una relazione consolidata, e non solo il delirio della vicina di casa. L’idea viene categoricamente rifiutata da tutti: dai figli, dalla meschina badante di Madaleine.
Un film sulla solitudine, è, anche e soprattutto, Deux – Two of us: Nina si ritrova a vivere nella casa che pensava di abbandonare, dato che aveva spostato tutte le sue cose da Madaleine. Ed è a distanza di un pianerottolo da lei, quella donna che, confusa e ancora in fase di guarigione, sembra viva e cosciente solo quando c’è lei. Che la cerca fisicamente, in ogni modo, con ogni energia. Un pianerottolo che è infinito, fatto di ore notturne che non passano, e che è, allegoricamente, il muro invisibile delle convenzioni sociali cui anche Madeleine si è piegata – pur di non far soffrire i figli, preferendo sacrificare la propria vita e la propria relazione. Le scenografie di Deux sono incredibilmente semplici, come la trama. Due appartamenti, uno pieno di vita e ricordi, uno svuotato da tutto.
Due donne incredibilmente giovani e vitali, le protagoniste: la Chevallier, attrice di teatro, dipinge la sua Madu con delicatezza, sguardi affaticati, occhi che cercano l’amore della sua vita, gesti inconsulti eppure eloquenti – tazze lanciate, vestiti lanciati in valigia. D’altro canto, la Sukova, divenuta famosa per la partecipazione alla serie Sy-Fy 12 Monkeys (dal film di Terry Gilliam), è donna d’azione, di mondo: la reazione che ha nei confronti degli arcibigotti figli della compagna è di petto, è sincera. Come è sincera la devozione che pone nel prendersi cura di Madu, nell’intrufolarsi a casa dell’altra nella notte. E noi soffriamo e ci angosciamo, ansiosi, con lei: la regia di Meneghetti è qui che fornisce il colpo di genio, perché sa che guardiamo, noi, dall’altro lato dello schermo, quell’anatomia ridotta all’ossatura di un amore, e che combattiamo assieme a Nina per riprendersi la donna che ama, e assieme a Madaleine per recuperare la salute che l’età le ha tolto.
Due attrici in stato di grazia, dunque, che, come un telaio, cuciono il ritratto di una solitudine, di un’impotenza monumentali nel loro orrore, e che, allo stesso tempo, non rendono idealizzata quella relazione, ma, anzi, la rendono semplice e pragmatica, realistica.
Così, il cinema regala un’altra perla a tema LGBT – o, anzi, solamente d’amore – dopo Ritratto di Giovane in Fiamme: Deux – Two of Us, è un film che commuove, scava dentro in silenzio, mentre noi possiamo solo soffrire, simpaticamente, con le protagoniste – ed, infine, gioire con loro.
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