West Side Story, la magia del cinema | Recensione

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La storia è la rivisitazione in chiave moderna di quella meravigliosa e immortale di Romeo e Giulietta di Shakespeare, adattata alla New York della fine degli anni Cinquanta, esattamente come nella versione originale di West Side Story del 1961.

Steven Spielberg non stravolge il film di Robert Wise e Jerome Robbins vincitore di dieci Premi Oscar; ne rispetta l’ordine cronologico, le coreografiche vengono solo rese più dinamiche da Peck, e David Newman ha giusto ri-arrangiato le musiche di Bernstein, rendendo tutto più attuale e adatto ai nostri tempi. Il regista di Cincinnati però, se possibile, lo rende ancora più bello perché amplifica il dibattito sociale al centro della trama, ci fa capire come le differenze sociali, economiche, culturali di allora persistono purtroppo ancora oggi.

La maggiore politicizzazione è possibile anche grazie alla sceneggiatura di Tony Kushner. Nei dialoghi, infatti, notiamo un’attenzione ancora maggiore per i temi di cui sopra e soprattutto agli stereotipi legati al ruolo della donna. La scene delle discussioni tra Anita e Bernardo e tra Maria e Bernardo sono esemplari in questo senso e hanno una forza maggiore rispetto a quelle del film degli anni Sessanta.

West Side Story, la magia del cinema | Recensione

Il messaggio e probabilmente la motivazione stessa alla base del film di Spielberg e che purtroppo poco o niente è cambiato tra ieri e oggi. Perché è vero che West Side Story è ambientato negli anni Cinquanta, ma avrebbe potuto essere ambientato oggi, vista l’universalità e atemporalità dei temi: l’Amore e la Ricerca del proprio posto nel mondo.

Al di là della trama e del suo significato profondo, dal punto di vista tecnico West Side Story rasenta la perfezione.

Già la prima scena fa capire il livello dell’opera, con una straordinaria ripresa dall’alto del cantiere nel quale si stava letteralmente radendo al suolo il West Side, in quella gigantesca opera di “riqualificazione” edilizia che avrebbe portato alla nascita del Lincoln Center. Quello che vediamo ricorda uno scenario di guerra, con un dettaglio che è quasi allegorico, quello dell’enorme palla di cemento che assomiglia a quella di un cannone.

Ma sono diverse le scene che restano impresse nella mente dello spettatore; a partire da quella dell’incontro notturno di Maria e Tony, dove i due innamorati sono separati da una grata (“non ti vedo”, dice lui), a quella del confronto tra Riff e Tony al molo, a quella della mischia con la morte di Riff e Bernardo. Per non parlare della straordinaria sequenza musicale di America che, sinceramente mi sembra più bella dell’originale.

West Side Story, la magia del cinema | Recensione

Menzione d’onore per scenografie, costumi e fotografia. La scenografia di Adam Stockhausen ricostruisce in maniera estremamente fedele la New York della fine degli anni Cinquanta e soprattutto gli interni e gli esterni (con il tripudio di panni stesi colorati) degli immigrati portoricani. Insieme ai costumi riesce a tradurre in immagini il messaggio profondo alla base dell’opera: Luce e Ombra, Speranza e Disillusione, Amore e Morte. Tutto è alternanza di colori caldi (gialli, rossi… per i latinos) e di colori freddi o di non colori (grigi) per la città e per gli abiti dei Jets. Tutto esaltato dalla straordinaria fotografia di Janusz Kaminski, che eleva alcune scene (vedi quella al molo, quella notturna che precede la mischia tra le due gang rivali solo per fare qualche esempio) a delle vere opere d’arte.

Per concludere, il cast: tutti bravi. In particolare Mike Feist riesce a rendere in maniera straordinaria la sofferenza del suo dissidio con l’amico di sempre Tony e Ariana DeBose, un’Anita che tiene testa a quella di Rita Moreno, ormai entrata nel mito. Bravo anche Ansel Elgort, che nonostante qualcuno abbia definito troppo “bamboccio” riesce a rendere bene il tormento di un ragazzo che ha sbagliato in passato, che cerca di riscattarsi e che cerca di mettere l’amore davanti alla violenza di cui purtroppo è circondato.

West Side Story è un film da vedere assolutamente, da vedere perché Spielberg ancora una volta è riuscito a fare una magia; farci conoscere pezzi di mondo attraverso il Cinema. Un film intramontabile.

 …l’amore può trascendere tutto il dolore e la bruttezza del mondo. Quindi non arrendetevi mai! È per questo che volevo raccontare questa storia in questo momento. Parla più di oggi che di ieri. (Steven Spielberg)

Maria Ascolese Iodice
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