La regina Carlotta – Una storia di Bridgerton racconta il rapporto tra la sovrana e Re Giorgio III, offrendo un ritratto elegante e coinvolgente del loro legame d’amore: dal matrimonio combinato alla pazzia del sovrano, e di come la loro unione abbia stravolto l’alta società dell’epoca.
Gli abiti, le musiche, i gioielli, lo sfarzo, la passione: lo spin off sulla regina Carlotta di Bridgerton propone un dramma d’epoca in sei episodi da vedere tutti d’un fiato. Si tratta di un prequel lussureggiante incentrato sulla figura storica della vita reale della sovrana britannica. Uno spettacolo che palleggia costantemente tra passato e presente, spiegandoci come si è formato il carattere e il temperamento della regina (Golda Rosheuvel) che abbiamo conosciuto nelle prime due stagioni della serie tv targata ShondaLand.
Lo spettacolo irrompe con una giovanissima e insofferente Carlotta (India Amarteifio) in viaggio con suo fratello Adolphus (Tunji Kasim). I due sono orfani di genitori e membri dell’aristocrazia tedesca. Per evitare che la loro famiglia cada in rovina, il ragazzo decide di dare in sposa la sorella a re Giorgio III (Corey Mylchreest) contro la sua volontà, accordandosi con la principessa Augusta (Michelle Fairley), la madre del monarca, che li aspetta a Palazzo il giorno prima delle nozze.
Nelle prime due stagioni di Bridgerton il pubblico ha notato il grande affetto che la regina Carlotta nutre per suo marito, ma è grazie allo spin-off che ci si rende conto del legame intenso tra i due fin da quando si sono incontrati per la prima volta. Una storia d’amore che però non scorre liscia come si potrebbe pensare, dato che la coppia deve affrontare alcuni ostacoli: dal teso panorama politico del XIX secolo, ai segreti strettamente custoditi negli angoli più bui del Palazzo, passando dalle loro fervide e spumeggianti personalità che sgorgano in scontri accesissimi.
Grande lavoro di India Amarteifio che emula in maniera impeccabile la statura, il portamento e l’equilibrio di Golda Rosheuvel. Ma non ci fornisce solamente una copia dell’interprete originale della regina Carlotta di Bridgerton. La giovane attrice si ritaglia le sue sfumature, mostrandoci una sovrana vulnerabile e impaurita, alle prese con un mondo tutto da scoprire, portando in scena la fiducia, l’ingenuità e la forza di una ragazzina di diciassette anni.
Il prequel di Bridgerton offre ai creatori dello spettacolo l’opportunità di spiegare la questione razziale nella Regency nei primi anni dell’800 in Gran Bretagna.
Lo fa attraverso la storia della scalata sociale di una giovane e astuta Agatha Danbury (Arsema Thomas) e del suo rapporto di fiducia con la regina Carlotta, rivelandoci anche come ha conquistato il titolo di Lady Danbury (Adjoa Andoh) e le origini del suo legame di amicizia con Lady Violet (Ruth Gemmel). I telespettatori impareranno quanto sia stata fondamentale e imprescindibile la figura di Lady Danbury nell’integrazione di diverse fazioni dell’alta società, scoprendo anche tutte le difficoltà che la donna ha sopportato nella sua vita per arrivare a dove è oggi e delle vicende che hanno forgiato il suo carattere.
Ne La regina Carlotta di Bridgerton viene affrontata di petto la dura realtà della vita delle persone di colore in quel periodo storico. Questo viene esplorato fin dal primo episodio, principalmente attraverso la reazione dell’aristocrazia britannica alla visione dei “nuovi invitati” al matrimonio di Giorgio e Carlotta. In poche parole, Carlotta viene considerata dall’alta società e soprattutto da sua suocera come simbolo di una monarchia moderna, segno di inclusività.
D’altra parte, però, bisogna dire come il tono nel quale viene rimarcata questa inclusività sottolinei quanto la società dell’epoca era profondamente razzista, definendo spudoratamente Carlotta “troppo scura” e di come l’alta aristocrazia bianca era riluttante a partecipare agli eventi organizzati dagli aristocratici neri. In pratica, il matrimonio tra Giorgio e Carlotta viene definito come “il grande esperimento” e la questione dell’uguaglianza razziale si basa esclusivamente sulle capacità della ragazza di dimostrarsi degna del suo sposo, ovvero generare degli eredi al trono.
La miniserie sulla regina Carlotta è sicuramente il capitolo più politico e più interessante di Bridgerton – probabilmente perché rimarca vicende realmente accadute, anche se romanzate ed edulcorate – ma è l’amore a tessere le fila dell’intera storia. È il tenero rapporto tra Carlotta e Giorgio ad essere centrale, riuscendo a sfuggire alle pressioni esterne e a crearsi un loro mondo più intimo, piccolo, al rifugio da ogni sguardo e dalla malattia mentale che sopraffà il re.
Nello spin-off di Bridgerton c’è un filo conduttore che unisce tutte le relazioni ed è quello che chiede costantemente: Cos’è l’amore? Cos’è il dovere? Quando amore e dovere dovrebbero essere sovrapposte e quando sacrificate per l’uno o l’altro? Gli ultimi minuti dello spettacolo provano a rompere tutte le barriere, creando un momento di dramma palpabile ed emozionante.
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