Giovedì, negli Stati Uniti, è andato in onda l’ultimo episodio di una delle serie tv che ha appassionato milioni di spettatori in tutto il mondo. Le Regole del Delitto Perfetto è un crime di alto livello, capace di catturare l’attenzione dall’inizio alla fine, anche grazie alla magistrale interpretazione di Viola Davis
Avete presente il senso di vuoto che lascia la fine di una serie tv? Ecco. Questo è il caso del legal drama How to Get Away With Murder, in italiano Le Regole del Delitto Perfetto. Una delle serie più belle ed al cardiopalma che io abbia mai visto. Un prodotto televisivo degno delle migliori produzioni cinematografiche con protagonista una vera star di Hollywood: Viola Davis. Anche perché, parliamoci chiaro, pochissime serie tv si sono impegnate a smentire puntualmente tutte – o quasi – le teorie che faticamente avevo costruito nell’arco delle sei stagioni.
Ho amato veramente tutto di questa serie: i protagonisti sociopatici e le loro manie di protagonismo; le “obbiezioni” gridate in aula di tribunale; i flashback e i flashforward all’inizio e alla fine di un episodio, perché sennò come facevano a non confondere le mie idee già confuse?; i miei sogni thriller e le teorie cospirazioniste dovute ai Keating Five.
Pochissimi lavori sono stati capaci di unire la narrazione fluida e continua delle vite dei protagonisti a quella discontinua delle vicende giudiziarie che affrontano quotidianamente.
E poi c’è lei, l’iconica Annalise Keating (Viola Davis) un avvocato pronta a tutto pur di vincere le cause, una donna importante, potente e audace che tiene il corso “How to get away with murder” alla Scuola di Legge alla Middelton University di Filadelfia. Durante la sua carriera da insegnante, la Keating è solita a scegliere quattro studenti perché collaborino con lei nella disamina e nella trattazione di vari casi.
Ma, per la prima volta, grazie agli storici collaboratori Bonnie Winterbottom (Liza Weil) ed il misterioso Frank Delfino (Charlie Weber), ne selezionerà cinque: Wes Gibbins (Alfred Enoch), Connor Walsh (Jack Falahee), Michaela Pratt (Aja Naomi King), Asher Millstone (Matt McGorry), Laurel Castillo (Karla Souza).
Gli studenti si riveleranno tutti bravissimi nell’aiutarla a risolvere i casi e a costruire la difesa dei clienti dello studio legale. Tra loro sono molto competitivi e, lavorando per Annalise notte e giorno, inizieranno a frequentare assiduamente la casa e lo studio legale della donna, sposata con il noto psicoterapeuta Sam Keating (Tom Verica). Ed è proprio grazie a questi cinque studenti ed aspiranti avvocati che prende avvio l’evento principale di tutta la serie, quello che legherà le vite dei ragazzi con quello di Annalise, Bonnie e Frank.
Un filo rosso che scoperchierà – stagione dopo stagione ed episodio dopo episodio – il vaso di Pandora, contenente bugie, segreti, misteri e verità delle vite degli ambiziosi Keating Five.
Il merito di Peter Nowalk, produttore e creatore de Le Regole del Delitto Perfetto, è quello di aver raccontato – senza i soliti cliché fastidiosi – con coraggio e sensibilità: la comunità LGBTQ, la violenza sessuale, la pedofilia, l’abbandono, gli emarginati, le difficoltà degli afroamericani e il non perfetto sistema giudiziario statunitense. Temi tanto cari, quanto scomodi. Merito della riuscita della serie è anche della scenografia e della fotografia. Bellissime le ambientazioni cupe, studiate nei minimi dettagli, poi i look dei personaggi da perfetti studenti di legge.
E poi Nowalk ha regalato al pubblico uno dei personaggi più simbolci e ben scritti della serialità: Annalise Keating.
Una donna tanto intimidatoria quanto vulnerabile. E’ forte, carismatica e intelligente. Un vero caterpillar che non si ferma davanti a niente. Ma nonostante la sua determinazione, nasconde delle insicurezze e delle fragilità. E’ una donna con delle complessità, il cui passato e gli abusi subiti da bambina le fanno ancora male, malgrado la posizione nella società che si è conquistata duramente. E’ un’altalena di emozioni che tratteggiano un personaggio dalle mille sfaccettature e dalle mille risorse.
Impossibile non amarla, anche quando ricorre a mezzi moralmente ed eticamente discutibili. Per lei tutto sembra sacrificabile in nome del raggiungimento di un fine più alto di qualsiasi remora morale. Anche se lei è più umana di quanto voglia farci credere. E’ errante come l’animo umano e madre pur senza esserlo.
Francamente, di tutti quelli che sostengono che Le Regole del Delitto Perfetto era una delle serie che non avrebbero dovuto trascinarsi così tanto perché nessuno può cavarsela così a lungo quando c’è di mezzo un omicidio, rispondo che questa è fiction. E in una “finzione” io mi aspetto – anche – scene improbabili e stravaganti, robe fuori dal comune per suscitare l’interesse del pubblico. Se avessi voluto vedere qualcosa di probabile o reale mi sarei vista un documentario.
Sinceramente, sul finale di stagione ero terrorizzata.
Quando ami una serie hai paura che il finale rovini tutto. Ma, senza spoilerare niente, il finale de Le Regole del Delitto Perfetto è stato degno di nota. Carico di emotività, di gioie e dolori. Posso solo anticipare che vengono lasciate alcune cose irrisolte – d’altronde quando metti tanta carne sulla brace è normale che qualcosa non venga cotta a puntino – e pregne di dubbi. Ma, nonostante ciò, rimane una delle migliori serie mai state realizzate ed il finale è stato giusto e coerente con la linea del lavoro.
Le Regole del Delitto Perfetto non è perfetta – ma quale serie lo è? – e ha tantissimi difetti. Ma il tono crescente, i dialoghi pungenti, i casi socialmente rilevanti, i personaggi estremi e complessi, la trama intricata e il ritmo coinvolgente e vertiginoso riflettono la filosofia Shondaland: intrattenere a tutti i costi, fornendo diverse chiavi di lettura. E a me, questo modo di vedere e fare la serialità, piace da impazzire.
Leggi anche
- Ghali chiude il tour al Forum di Assago – Photogallery - Novembre 20, 2024
- Citadel: Diana, lo spin-off spionistico tutto al femminile | Recensione in anteprima - Ottobre 9, 2024
- Premio Michetti, 75 anni di arte e cultura - Ottobre 1, 2024
Storia interessante e ben costruita ma inzuppata, appesantita con personaggi dagli atteggiamenti eccessivi, surreali, poco credibili per non dire di pessimo gusto. C’è molto di meglio.