Spencer Tracy è considerato uno dei migliori attori del suo tempo, l’American Film Institute lo ha perfino inserito al nono posto tra le 100 più grandi star della storia del cinema
Spencer Tracy nasce a Milwaukee il 5 aprile del 1900 in una famiglia di origine irlandese e cattolica con padre titolare di una ditta di camion e madre casalinga. A 17 anni, mentre imperversa la Grande Guerra, si arruola nei Marines, ma di fatto non verrà mai mandato al fronte in Europa, molto probabilmente per la giovane età. Ripresi gli studi decide di studiare Medicina, ma lascerà l’università al secondo anno perché dopo aver preso parte ad una rappresentazione teatrale capisce che la sua strada è la recitazione.
Infatti nei primi Anni Venti si iscrive all’American Academy of Dramatic Arts e dopo una lunga gavetta sui palcoscenici del Michigan e del Canada approda finalmente a Broadway dove nel 1930 recita nel dramma The Last Mile. Durante una delle repliche viene notato dal regista John Ford che convince la 20th Century Fox a scritturarlo per il film Up the River.
Tuttavia in film interpretati negli anni in cui era sotto contratto con la 20th Century Fox non sono particolarmente memorabili e soprattutto non valorizzano le capacità attoriali di Tracy. La svolta è del 1935, anno del passaggio alla MGM, con la quale il film di debutto sarà San Francisco, con la star Clarke Gable. Da qui in avanti fino alla fine della sua carriera girerà una serie di film memorabili, molti dei quali possiamo definire capolavori, dando vita ad una serie di personaggi unici e indimenticabili.
La sua professionalità, con un rigore e attaccamento incredibile al lavoro, unite ad una straordinaria empatia e capacità di immedesimazione hanno fatto dell’attore di Milwaukee una leggenda del cinema. Non a caso l’American Film Institute lo ha inserito al nono posto tra le più grandi star del Cinema. Oltre a questo è l’attore con più nomination all’Oscar come Miglior Attore Protagonista, nove (record condiviso con Laurence Olivier) e il primo a vincerne due consecutivamente, il primo per Capitani Coraggiosi del 1938 e il secondo per La Città dei Ragazzi del 1939 (tale record sarà eguagliato solo da Tom Hanks con la vittoria per Philadephia e quella per Forrest Gump, rispettivamente nel 1993 e nel 1994).
Spencer Tracy dimostrò il suo grandissimo talento sia nei film drammatici, sia nelle commedie. Impossibile non menzionare per quanto riguarda la prima categoria, oltre ai due film per cui fu premiato con l’Oscar, Fury, Dott. Jekill e Mr. Hyde, Il mare d’erba, Edoardo mio figlio, Giorno Maledetto, Passaggio a Nord Ovest, Il vecchio e il mare, … e l’uomo creò Satana, Vincitori e Vinti, Indovina chi viene a cena. Della seconda categoria non si possono non citare La donna del giorno, La costola d’Adamo, Il padre della sposa, Papà diventa nonno, Questo pazzo, pazzo, pazzo, pazzo mondo.
La sua carriera si caratterizza anche per alcuni sodalizi, come quello con Stanley Kramer e George Cukor in particolare. E a proposito di sodalizi non possiamo non citare quello con un’altra leggenda del Cinema, Katherine Hepburn, in questo caso sia professionale, sia privato.
La loro storia d’amore, una delle più celebri di Hollywood, iniziò nel 1942 sul set di La donna del giorno e continuò fino alla morte dell’attore, avvenuta il 10 giugno del 1967. Fu una relazione “clandestina”, confermata dall’attrice solo dopo la morte di Tracy; lui infatti era sposato e non volle mai divorziare dalla moglie (nonostante non vivesse più con lei) primo perché cattolico e secondo per il figlio John, che sordomuto dalla nascita fu anche afflitto per tutta la sua esistenza da altri problemi di salute.
Nonostante mai ufficializzata, molti erano comunque a conoscenza della loro storia e del fatto che Spencer Tracy era con Katherine quando morì. L’attrice comunque, per una forma di rispetto per la famiglia di lui, non presenziò al funerale. A testimonianza dell’unicità del loro rapporto le parole di Stanley Kramer: due grandi persone legate da un fluido misterioso che non oso neppure definire amore: sarebbe troppo banale.
Di Spencer Tracy ricordiamo l’immagine di un uomo bonario, la sua umanità, il suo coraggio che lo portò ad impegnarsi in numerose battaglie sociali e culturali, una grande persona oltre che un grandissimo attore. Ma fu anche un uomo estremamente tormentato e sofferente. Probabilmente anche a causa della condizione del suo primogenito John, per la quale si sentì sempre colpevole, iniziò a bere, e l’alcolismo rovinò irrimediabilmente la sua salute e in particolare i polmoni.
Alcuni episodi sono rimasti impressi nella memoria collettiva come, ad esempio, la scelta di dedicare l’Oscar ricevuto per La città dei ragazzi al vero padre Flanagan, la cui storia il film raccontava o il grande affetto dimostrato a Humphrey Bogart, che andò a trovare ogni giorno nel periodo precedente la morte e per il quale non se la sentì di pronunciare l’elogio funebre come chiesto da Lauren Bacall, perché sarebbe stato troppo difficile.
Altri tempi, altri uomini…
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