Non è semplice spiegare che cosa voglia dire aver conosciuto i Pearson, essere entrati nelle vite di Jack e Rebecca e dei loro figli in punta di piedi, essere cresciuti con loro ed aver attraversato cinque/sei decenni. Perché This is us è un viaggio travolgente, un racconto di come sia normale e straordinaria la vita di una famiglia tra gioie e dolori. Dopo sei stagioni è stato difficile tagliare il cordone e lasciarli andare, ma “se qualcosa ti rende triste quando finisce, deve essere stato meraviglioso quando stava accadendo”.
E se c’è una serie tv che può essere definitiva meravigliosa dall’inizio alla fine quella è This is us.
Questa volta voglio mettere da parte i tecnicismi propri di una recensione ‘tradizionale’ e parlare di una delle più belle esperienze che la serialità mia ha consegnato negli ultimi anni. Il mio è più un flusso di coscienza che una critica scrupolosa sulla serie tv che mi ha attaccata davanti allo schermo come poche sono riuscite a fare. Uno spettacolo che lascia senza fiato e ci racconta con un approccio tortuoso e non convenzionale, ma perfettamente in sintonia, il legame, la resilienza e l’amore incondizionato di una famiglia che non si è lasciata attraversare dagli eventi della vita.
Il finale di stagione – scritto dal creatore Dan Fogelman – è stato tanto commovente e soddisfacente quanto misterioso e poetico. Nessun gesto appariscente, ma una celebrazione alla vita, alle persone e ai momenti che sono stati vissuti e che valgono la pena di esserlo ancora. Un promemoria di come una famiglia possa essere scelta, al di là delle leggi della natura, di come possa vivere costantemente tra alti e bassi durante il percorso, un finale autoconclusivo e avvolgente in stile “lezione di vita” tipico di This Is Us.
Per tutte le sei stagioni abbiamo riso e pianto con la famiglia Pearson, i vari flashback e flashforward ci hanno portato nelle vite di Jack e Rebecca e dei loro tre figli, i “Big Three” Kevin, Kate e Randall, con una narrazione biforcuta e solida, piena di pathos e drammaticità. Un racconto che a volte ci ha dato cenni di thriller, regalandoci suspense tra passato, presente ed un futuro lontano ed onirico, tre linee temporali che si incastrano in maniera calzante e coinvolgente. I sentimenti vengono mostrati in modo spudorato e senza filtri, ma che non lasciano spazi al patetismo sdolcinato. Una sceneggiatura articolata ed esaustiva, specchio di problemi personali, relazionali e psicofisici di ogni persona.
A rendere This is Us una delle migliori serie tv del millennio – a mio avviso – è soprattutto il cast che offre una performance corale di alto profilo, come non se ne vedono spesso, anzi, quasi mai.
Milo Ventimiglia è Jack, padre presente e amorevole dal passato travagliato, destinato ad una vita piena d’amore ed una fine tragica. Mandy Moore è Rebecca, madre la quale ha fatto della famiglia il suo centro e non si è piegata al dramma che l’ha colta quando meno se lo aspettava. Il loro è stato un amore totalizzante, capace di superare la differenza di classe sociale e l’opposizione iniziale della famiglia borghese di lei.
Un merito grande ce l’hanno anche Justin Hartley e Chrissy Metz, rispettivamente i gemelli Kevin e Kate, che sono riusciti ad incarnare un uomo ed una donna alle prese con le difficoltà della vita, con i drammi personali ed un lutto che faticano a metabolizzare, autoincolpandosi. E poi un superbo Sterling K. Brown che sembra essere nato per incarnare Randall, il figlio adottato da Rebecca e Jack, alle prese con la ricerca delle sue origini e di una verità che è molto più vicina di quanto potesse credere.
Tutti e tre hanno vissuto sempre nel solco del modello genitoriale che gli è stato impartito, non tirando indietro la loro personalità in età adolescenziale: il sentimentalismo solare di Kate, l’egocentrmente affascinante di Kevin e la maturità ansiosa di Randall. Da adulti, invece, si sono trovati nei panni di genitori complessi, cercando di trasmettere ai loro figli quel legame con i piccoli rituali familiari. Menzione a parte in questa carrellata di attori vorrei farla a Susan Kelechi Watson, meravigliosa nei panni di Beth, moglie e spalla di Randall.
Uno dei meriti di This is Us è anche quello di averci raccontato la quintessenza della storia e delle tradizioni americane: dal Vietnam al giorno del Ringraziamento, passando per la finale del Superball. Così come non si è tirato indietro nel portate sul piccolo schermo temi importanti ed imperanti di attualità come la pandemia, la crisi economica e la difficile questione razziale che assale il paese. Ed infine è riuscito ad esplicare argomenti sociali di forte valore come l’alcolismo e la tossicodipendenza, lo stress sociale e la depressione, gli attacchi di panico e l’Alzheimer, la bulimia e l’obesità. Tutti puzzle che si incastrano perfettamente all’interno delle sei stagioni, senza forzature.
This is Us si è fatto carico di raccontare trame emotivamente enormi, facendolo in maniera non convenzionale. Ad occhio oggettivo, è semplice trovare i difetti, le deviazioni e le trame pendenti nell’arco narrativo. Eppure raramente ho trovato una serie così gratificante e rassicurante. Alla fine non c’è stato niente di ‘sepolto’, grazie all’attenta attenzione che si è fatta della storia che ha permesso di aggiungere retroattivamente profondità anche alle sue sottotrame.
La serie è centrata sulla tesi: “continuiamo a vivere dopo la morte grazie alle persone che amiamo”. A prova di questo è Deja che non ha mai incontrato William, ma decide ugualmente di chiamare suo figlio con il nome del padre naturale di Randall in quanto è anche grazie a lui che è venuto fuori l’uomo che l’ha cresciuta. Gli sceneggiatori di This is Us, però, non si sono voluti accontentare del sentimentalismo, fil rouge di ogni episodio, ma hanno voluto dare forza al racconto di storie complesse ed intergenerazionali su famiglia, relazioni, culture, dipendenza, perdita, gravidanze, adozione, malattia, abuso, storia americana e molto altro ancora.
Non c’è stato niente di più bello nel vedere una comune famiglia alle prese con tutto ciò che la vita ci mette davanti: amore, nascite, lutti, gioie, divorzi, matrimoni, liti, rappacificazioni, rimpianti, pressioni autoimposte, scelte. Una serie tv che ci ha mostrato quanto grandi possano essere le piccole cose. Un quadro generale e significativo di come i ricordi del passato ci consegnano il “noi” nel futuro.
This is us è un regalo della serialità. Un toccante ritratto dell’umanità.
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