Il valore del testo di una canzone, intervista ai jazzincase

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Si intitola The Second ed è uscito il 22 novembre 2019 per Irma Records: stiamo parlando del secondo album dei jazzincase, un progetto che attinge le sue radici dallo smooth jazz e che vede Kiki Orsi alla voce, Luca Tomassoni al basso e contrabbasso e Claudio Trinoli alla batteria.

Come suggerisce il titolo, questo è il secondo album dei jazzincase e include cinque inediti e sei cover in cui protagonista indiscussa è la bellezza, che viene presa, sviscerata e cantata attraverso un’analisi musicale ed emotiva politematica.

L’album parla della bellezza di amare qualcun altro nel singolo The game, e di quella di amare se stessi in Beautiful like me (a paper doll); la bellezza che inganna e poi consuma, come quella descritta nel brano Missis Hyde, quella da scoprire ogni giorno e di cui non bisogna mai scordarsi, come raccontato in C’est un chat! (probable) e la bellezza di sentirsi avvolgere dall’abbraccio di un amore in Cover me.

Ecco la nostra intervista ai jazzincase.

Qual è il messaggio che volete trasmettere con “The Second”?

Con il nostro secondo album vogliamo dare voce a temi che prendono spunto anche dal dolore inespresso interiore. Vogliamo fare in modo che la musica non sia soltanto una parola che ruota e rimane in testa, ma vogliamo avvicinare le persone ai testi e al significato delle parole. La strada che abbiamo intrapreso con The Second è quella di brani con dei significati profondi, e vogliamo continuare su questa linea.

I nostri testi danno la possibilità di riflettere, di parlare del sociale e di tematiche che attraverso la canzone possono arrivare dritte sia a chi le subisce sia a chi ne è estraneo.

Quali sono le tematiche che affrontate nei brani?

Beautiful like me (a paper doll), il primo singolo estratto dall’album, parla dell’anoressia e della bulimia. Il messaggio che si vuole trasmettere attraverso la musica è l’importanza di amarsi per quello che si è, non cercando di raggiungere impossibili prototipi di bellezza a costo della salute.

Ci sono due ragazze, una “normale” e una fatta di carta patinata. È quest’ultima che parla, si racconta nella sua vita di lusso, fatta di shooting fotografici, kermesse, party, riconoscimenti apparenti, effimeri ed estetici. È sempre lei che poi racconta della sua solitudine tradotta in prigione, di quanto sia consapevole che la vita reale non sia quella, di quanto tutto la costringa ad essere solo una bella immagine che non deve esprimere pensieri perché tanto non verrebbero ascoltati. Alla fine la ragazza di carta patinata diventa cenere, mentre quella “normale” può vivere e gioire della sua vita.

Missis Hyde è cantato in francese per dare maggiore espressività e incisività al brano. Missis Hyde è la droga che riesce ad ammaliarti per portarti nel “Paese dei Balocchi”, dove tutto sembra semplice, ma alla fine vuole bene solo a sé stessa e ti lascia stramazzato a terra.

La droga ammalia infondendo il desiderio di serenità, promette con voce suadente di portarti dove scompare ogni avversità, ogni dolore, ogni preoccupazione e ogni mancanza. Fa di tutto per manipolarti fino alla certezza di sapere che sei nelle sue mani e poi, ridendo di piacere, ti lascia accasciato a terra, con gli occhi vuoti e senza anima, riprendendo il passo alla ricerca di una nuova vittima.

The Game parla dell’amore ritrovato. Prima di scrivere questo testo avevo osservato come tante persone si ammalano d’amore, sostenendo di non poter vivere senza la persona amata, poi, una volta incontrato un nuovo sentimento per un’altra persona, ricominciano insospettabilmente ad essere nuovamente felici.

The Game è il racconto di un amore, del sogno che c’è sempre all’inizio di una storia. Chiamarsi stranieri dandosi del Voi, dirsi quanto ci si è aspettati nella vita e poi finalmente conosciuti, raccontarsi del passato felici del presente…

Di cosa parlano gli ultimi due inediti?

C’est un chat! (probable), anch’esso in francese, racconta di come le donne riescano sempre ad essere forti e a rialzarsi dopo un brutto episodio. Talvolta noi donne ci perdiamo nel dolore di un amore finito o ci rifugiamo con le nostre domande tra le braccia di un’amica, ma l’inconfondibile sopravvivenza ritorna come una forza improvvisa, così ci rialziamo, ci vestiamo, ci pettiniamo e ci trucchiamo, anche se sappiamo che in quel momento chi ci sta guardando non è l’amore perso, ma un gatto!

L’ultimo inedito è Cover me, arrangiato magistralmente da un nostro collaboratore stretto, Alessandro Deledda, che ne ha fatto un capolavoro. Una notte, durante un periodo in cui avevo da poco chiuso i rapporti con una persona importante, mi era arrivato all’improvviso un messaggio da un numero sconosciuto che recitava: “Vorrei essere il tuo lenzuolo per poterti avvolgere stanotte, amore mio”. Sapevo che non era indirizzato a me, ma questa frase mi ha fatto pensare alla bellezza della protezione, delle carezze, del significato biblico dell’oro e dell’argento, della bellezza che passa attraverso un semplice messaggio inaspettato.

Il valore del testo di una canzone, intervista ai jazzincase 1

Per le tematiche affrontate nei brani avete preso spunto dalla vostra vita quotidiana?

Il brano che parla dell’anoressia, Beautiful like me, è la vera storia di Julie, una ragazza che ho conosciuto personalmente e che non ce l’ha fatta. Quando Julie se n’è andata ho deciso di parlare dell’anoressia facendo un discorso non votato alla lacrima forzata, ma con lo scopo di raccontare cosa succede nella vita delle persone che soffrono di questa malattia neurologica dalla quale è difficilissimo uscire.

Per quanto riguarda Missis Hyde ho attinto non dalla mia vita personale ma da ciò che mi circondava. Prima di lavorare con i jazzincase suonavo nelle discoteche e mi ha impressionato vedere quanto l’Ecstasy fosse dilagante nei locali. Ho deciso di parlare della droga da un altro punto di vista, di farla diventare cattiva, malefica, sarcastica e brutta, come realmente è.

Come suggerisce il titolo, questo è il vostro secondo disco insieme. Cosa è cambiato rispetto al primo?

Il primo è molto più leggero e frizzante rispetto a The Second, sia a livello di suono sia per come vengono trattate le tematiche. Nel primo abbiamo riportato un jazz fruibile che fa spettacolo, il secondo è una fase di avanzamento verso il pop, senza mai dimenticare il jazz.

Quali sono i prossimi progetti dei jazzincase?

Stiamo già lavorando a dei nuovi brani in studio. Le date dei live si trovano sui nostri canali social; tra gennaio e febbraio saremo nuovamente sui palchi italiani per fare ascoltare ai nostri fan i brani di The Second!

Ringraziamo i jazzincase per l’intervista e auguriamo loro un grandissimo in bocca al lupo per il futuro!

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Claudia Pasquini
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