Nel variopinto scenario del prog odierno, spiccano i Pure Reason Revolution, band che ha osato fondere musica elettronica ed elementi indie ad una struttura più prog anni ’70 ai loro brani, ritornati dopo dieci anni di assenza con lo splendido Eupnea, da noi recensito in anteprima. Abbiamo incontrato Jon e Chloe per una lunga chiacchierata.
Ciao ragazzi, sono Giulia, dall’Italia. Felice di conoscervi. Cominciamo dall’inizio: Eupnea. Il ritmo calmo, normale, rilassato, del respiro. C’è una correlazione fra questo nome inusuale e i bip da osepdale che si sentono all’inizio di New Obsession?
Ciao Giulia! Sì, il suono che descrivi come “da ospedale” all’inizio dell’album è stato un uso intenzionale di un effetto sonoro ambientale messo in atto per evocare quel sentimento e per generare tensione nell’ascoltatore. Può essere un suono come quelli di un monitor di un’ospedale, il bip di un battito di cuore, l’ascoltatore è libero di interpretarlo come vuole.
L’artwork di Eupnea mi ricorda molto della poetica di Salvador Dalì, ma anche di un surrealista come De Chirico (Leggi: Il vuoto da De Chirico a Antonioni). Chi è l’artista? Come possiamo correlare la figura a testa di leone bianco, che martella il ghiaccio spargendo sangue in giro, al concept dell’album?
Chloe: L’artista dietro l’artwork di Eupnea è Jill Doherty, un pittore berlinese. Il pezzo in sé è chiamato “I’m realy, but I’m not real”. C’è sicuramente un elemento surrealista in questo e un potentissimo appeal emotivo e visuale. Ci sono momenti in cui si tenta di sposare l’arte alla musica, quando hai un corpus di opere musicali come un album, e poi ti guardi attorno alla ricerca di un artwork, e lo vedi: ed esclami “Eccolo!”. La perfetta combinazione, la serendipità. Assieme alla musica, quell’artwork crea mistero ed intrigo. Invita l’ascolatore stesso ad esplorare la musica al suo interno. Non voglio dire più di tanto su come esso si correla alla storia narrata da Eupnea, sta all’ascoltatore decidere.
Sei brani, la maggior parte dei quali supera i cinque minuti. E dieci anni dal vostro ultimo lavoro, Hammer and Anvil, molto diverso dai vostri precedenti album. Puoi raccontarmi la genesi di Eupnea? E, in particolare, come siete riusciti a gestire tante influenze e generi differenti?
(Jon) Dopo il ciclo di album con Bullet Height, prima di tutto, mi sono preso una pausa, poi sono andato in studio, e quel che è uscito dalle demo iniziali non assomigliava a Bullet Height, ma era piùp progessive e più da Pure Reason Revolution. E questo materiale, sempre più aderente ai PRR, continuava a svilupparsi, e dunque ho pensato di contattare nuovamente Chloe per vedere cosa ne pensava dell’idea di formare di nuovo i Pure Reason Revolution. Lei ha accettato.
Penso che ai tempi di Hammer and Anvil stessi ascoltanto tantissimi Nine Inch Inails, Gary Numan e roba elettronica. Eupnea, invece, è influenzato più dai classici, come nell’era Dark Third: Punk Floyd,Smashing Pumpkins, Fleetwood Mac e perfino gli show dei dj. Tutto ciò che abbiamo creato ci è venuto perfettamente naturale.
Parliamo di qualcosa di più tecnico. I suoni di Eupnea sono raffinati e cristallini, rotondi, e meravigliosamente mixati. Com’era composto il team di registrazione?
(Jon) nel corso degli anni ho levigato le mie abilità personali di produttore, e in questo album ho collaborato con Greg Jong per alcune tracce. Ho mirato, in particolare, al definire individualmente le nsotre due voci. Qualcosa che mancava nel nostro ultimo lavoro. Le linee vocali suonano molto più come dei “solo”, che contribuisce a definire il personaggio musicale descritto. Su ciò vanno inscritte poi ovviamente le armonie, ma talvolta è più utile far per primo il lavoro grezzo. Al momento che il tracking dei brani era completato, ho un po’ perso di oggettività, quindi è stato grandioso poter passare la palla a Daniel Bergstrand per il mix. Ha fatto la sua magia e uno splendido lavoro.
“If you see the light in the maelstrom, death will be defied”. Maelstrom è forse il vostro brano più romantico, più post grunge, dai tempi di Amor Vincit Omnia, in un lavoro prevalentemente psichedelico. Perchè avete deciso di aggiungerla (devo ammettere onestamente che è quella cui sono più affezionata)?
I Pure Reason Revolution hanno bisogno di brani simili, assieme a Beyond Our Bodies, per bilanciare album come Eupnea. Un intero lavoro di brani come Ghost & Typhoons, o Silent Genesis, sarebbe troppo monodimensionale. E’ un brano estremamente personale, e narra di quando mia figlia era in ospedale, nell’incubatrice, della prima volta che l’ho dovuta ricoverare in terapia intensiva. Siamo un po’ strani, nel mezzo, in quanto abbiamo fan che provengono dal lato metal, da quello prog classico, e quello indie. I fan metal odiano brani così, ma quello più indie si connettono maggiormente a brani come Malestrom. Adoro così tanta diversità.
Così, iniziando con New Obessions, queste sonorità dark, oppressive, oscure, disordinate, in un certo modo, e di certo non rassicuranti per un ascoltatore casuale; poi Eupnea, che finice con la sua title track, il brano più calmo e riflessivo dell’album. Segue il percorso di qualcuno in un’esperienza premorte, un coma profondo, e, infine, la luce del giorno e un respiro rilassato?
Chloe: Mi piace che tu lo abbia interpretato così. Tutto è connesso entro un continuum ciclico che inizia e finisce con un battito di cuore. Mentre le liriche di Eupnea sono profondamente personali, credo che questo album possa portare l’ascoltatore in una miriade di viaggi, esplorando morte, vita, nascita, paura, solitudine, impotenza, gioia, sollievo, sopravvivenza, ma anche molti altri concetti astratti come alienazione, perdita e materialismo. Sta all’ascoltatore trascendere e derivare il proprio personale significato, e decidere quanto c’è di letterale e quanto di simbolico.
Concordiamo tutti, nella critica musicale, che i Pure Reason Revolution abbiano creato un nuovo concept nel prog, più moderno, rivoluzionario in un certo senso. Dovendovi inscrivere inq uesta scena, specialmente nei lavori più pop-oriented (come Below, dei Leprous, o Hail Stan, dei Periphery), quanto pensate che questo genere abbia ancora da dare? E, Chloe, hai mai pensato che probabilmente sei una delle pochissime donne ad aver raggiunto il successo in questo genere prevalentemente maschile?
Chloe: I pioneri del prog rock degli anni ’70 fecero loro la stravaganza. Noi ne abbiamo preso lo spirito, l’idea, l’ethos, la libertà e trasformata in qualcosa di nostro. Sono orgogliosa del ruolo che abbiamo avuto – e che giocheremo – nello sviluppo del genere. Per fare grandiosa musica distopica in un’epoca in cui tutto – incluso la musica – sembra diventare sempre più usa e getta è qualcosa di cui essere incredibilmente fieri. Facciamo musica che dura. Vogliamo che i nostri album durino. Riguardo l’essere donna in questa scena, non è qualcosa a cui penso spesso. Sono stata in questo gioco per troppo tempo. La narrativa dominante nel progè maschile? Sulla superfice, può sembrare così, ma non lo è. È come decidi che sia.
Noi stiamo probabilmente vivendo la storia, con la pandemia del covid19. Cosa pensate che un artista possa fare in un questo momento di immobilismo, malinconia – oltre che cercare di raggiungere la sua personale Eupnea? Come siete riusciti a spendere questo tempo in modo prolifico?
Chloe: Non riesco facilmente a descrivere questo periodo perché non sono riuscita ben a concepirne la gravità nella sua interezza. Posso solamente prenderne un pezzetto alla volta. Il mood nell’aria è alterato per tutti noi, tutto è cambiato, e la tragedia che alcune persone hanno vissuto è impensabile. È stato un periodo per la riflessione, per guardare al proprio intimo e per la gratitudine. Questo avrà enormi conseguenze artistica, questo periodo delle nostre vite ne sarà il riflesso, in un modo o nell’altro, di quell’arte che sarà prodotta da ora in poi. Fortunatamente, sono riuscita ad essere molto produttiva in questo tempo, e l’atmosfera ha intensificato la mia creatività. Non dimenticherò mai le scene di calore umano e sociale, gentilezza, provenienti dall’Italia: le persone che cantavano dai balconi. Bellezza e gentilezza in risposta alla paura.
Spero che verrete in Italia quando vi sarà permesso organizzare un tour. Come vi fa sentire questa situazione, il non poter andare a promuovere Eupnea?
Chloe: è ovviamente immensamente frustrante non poter andare in tour per l’album che abbiamo appena rilasciato. Avevamo show prenotati per ottobre, che tecnicamente ancora dovrebbero avvenire, ma probabilmente dovremmo spostarli. La cosa più importante è la sicurezza di cui fruisce della nostra musica e ci supporto. Sappiamo che ci aspetteranno
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