“Che cosa vuoi fare da grande?” Quante volte mi sono sentito fare questa domanda, per certi versi non ho ancora trovato una risposta, quando ero più piccolo. Certo, non sapevo cosa avrei studiato, cosa c’era dopo le scuole medie o fuori dai confini della mia piccola città, Rovereto in provincia di Trento, ma ero comunque conscio di una cosa.
Le storie mi affascinavano, sia quelle narrate su audiocassetta che in video, ma soprattutto quelle a fumetti. In quel delirio di scoperta di un mondo di carta e china, che negli ultimi tempi è tornato a farmi compagnia più che mai, ho riscoperto la lettura di un “folle genio” di questa forma d’arte.
Bonvi, o Franco Bonvicini o per l’anagrafe Franco Fortunato Gilberto Augusto Bonvicini (nato a Modena il 31 marzo del 1941 e morto a Bologna il 10 dicembre del 1995 investito da un ubriaco), rimane dunque nella mia personalissima classifica degli autori che più hanno influito su di me e sul mio immaginario assieme a personaggi come Silver (Guido Silvestri), Hugo Pratt, l’accoppiata Max Bunker e Magnus, Charles M. Schulz, Carl Barks, Giorgio Cavazzano, Benito Jacovitti e così via.
Un immaginario che, per coloro che sono stati più giovani tra gli anni Sessanta ed Ottanta, egli ha costruito mattone su mattone con una serie di personaggi, storie e “concetti” che erano la somma del suo umorismo, della sua sagacia e della sua visione delle cose.
Basterebbe solo citare SuperGulp! Fumetti in TV per rendersi immediatamente conto della portata immensa della sua creatività. Certo, visti con l’occhio di oggi, l’intera “operazione” può risultare estremamente “artigianale”, ma era comunque un modo per far vedere ed apprezzare l’estetica del fumetto a grandi e piccini che si sintonizzavano sulla trasmissione.
In ogni caso ci basterebbe fare quattro chiacchiere con Guido De Maria per avere in men che non si dica una carrellata di spot e di ricordi sull’influenza che Bonvi (e pure di un certo Francesco Guccini con il quale si darà vita a Salomone pirata pacioccone andato in onda sul Carosello) ha avuto sul programma sopra citato. Ma torniamo al nostro fumettista modenese preferito ed a come è entrato nella mia vita, oltre che nella mia libreria.
Quando ero un po’ più piccolo un’edicola vicino a casa mia e le bancarelle dei mercatini dell’usato erano un ricettacolo quasi infinito delle strisce di Lupo Alberto, ma naturalmente le vicende della fattoria McKenzie disegnate da Silver (che tra parentesi fu anche “il ragazzo di bottega” di Bonvi) non erano le uniche storie presenti su questo “spesso rettangolo”.
C’erano i drammi adolescenziali e della bilancia di Cuori Grassi, di Mauro Talarico, ma soprattutto c’era una truppa costantemente impegnata in una guerra infinita contro un nemico che mai si vedrà. Eh sì, si trattava delle Sturmtruppen, che finirono addirittura al cinema con due film negli anni Settanta, disegnate dal Bonvi.
Una truppa che ho imparato ad amare, inclusa la gran varietà di sfighe varie ed eventuali, nel corso del tempo e che ho ritrovato più volte. Oltre alle classiche raccolte, dalle più grandi alle più piccole incluse quelle a colori e non, mi ricordo che le trovai addirittura all’interno dei pacchetti delle patatine Cipster. Ma sto divagando, come sempre.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale secondo Bonvi, cosa che ha vissuto in parte da bambino, sono poi passato al fallout nucleare con la surreale realtà di Cronache del dopobomba dove, gli sparuti e malconci protagonisti, dovevano cercare di sopravvivere in un ambiente reso decisamente inospitale dopo l’esplosione di un ordigno nucleare.
Anche qui risate, anche se forse un pochino più amare in alcuni passaggi, che poi si sono fatte via via più grasse con Cattivik, dove i disegni vengono affidati al già citato Silver, ed il crimine a modo suo. Una chiara parodia, con tanto di K come sembrava andare molto all’epoca per mettere enfasi sulla faccenda, di personaggi come Diabolik delle sorelle Giussani oppure Satanik di Magnus e Bunker (gli stessi autori di Alan Ford per intenderci).
In seguito sono approdato a quello che è stato uno dei primi eroi a fumetti di mio padre quando era più giovane, grazie babbo, ovvero Nick Carter. Anche qui chiara parodia del personaggio creato da John Russel Coryell, ma se vogliamo semplificarci le cose allora meglio citare Humphrey Bogart, alle prese con una New York dove, buona parte dei crimini e dei misfatti, sono compiuti dal camaleontico Stanislao Moulinsky.
Se ve lo siete perso, da qualche giorno potete recuperare il tutto grazie alle uscite mensili intitolate Nick Carter Story oppure “saccheggiare” le bancarelle dell’usato. In alternativa potete trovare qualche puntata su YouTube, ma fate voi.
Inoltre, qualche mese fa, sono riuscito a mettere le mani su Incubi di provincia ed anche su Storie dallo spazio profondo che, da soli, basterebbero a far cambiare idea a qualunque detrattore dell’artista modenese. L’autore passa dunque dalle leggende metropolitane più assurde fino alla fantascienza “de noaltri” con una facilità davvero impressionante mescolando alla perfezione umorismo e serietà.
Se poi siete dei fan di Guccini allora sappiate che il Maestrone ha collaborato per la seconda opera “rappresentandosi” come robot e, in un documentario, ha ricordato come Bonvi sostenne che Guerre Stellari li avesse copiati.
Un delirio? Forse sì forse no, ma se leggete qualche sua intervista allora vi renderete conto di come tutto sia nella norma (in un modo o nell’altro). Come un “fiore al pireto”.
Proseguendo con il filone delle domande che nessuno ha chiesto, qual è il minimo comun denominatore di tutto ciò? La satira a raffica unita ad una varietà di mondi, situazioni e modi di narrare tutto questo caleidoscopio di idee non è certo una cosa comune (anche perché sennò saremmo tutti dei geni sacri che vivono in cima ai monti dell’India).
Consiglio dunque queste letture a tutti? Beh, sinceramente sì. Questo perché, oltre a far passare dei momenti davvero spensierati, è davvero interessante dare uno sguardo a questa interpretazione della realtà. Sopra le righe, romantica quando serve, a volte violenta, con una spruzzata di fantascienza a piacere ed in punta di pennino.
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