Cartasia, la carta si fa arte

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Festeggia la decima edizione, Cartasia, la Biennale di Lucca nata per celebrare la carta come elemento di espressività artistica.

Non si direbbe che possa esistere un materiale più fragile del cristallo, eppure non è così. Per quanto delicato, il cristallo lascerà scivolare via l’acqua che gli scorre sul dorso e, anzi, ne uscirà più brillante di prima. Ma cosa accadrebbe se versassimo la stessa acqua su un cartone o su un foglio di carta? Semplice, ne assorbirebbe talmente tanta da rendersi inutilizzabile in maniera irreparabile.

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Abito esposto nella sezione moda.

C’è chi, però, simpatizza per la fragilità della carta, un materiale umile, di quelli che non godono di troppa considerazione, perché collegato a un utilizzo piuttosto scontato nella vita di tutti i giorni. Se ci limitiamo a pensarla come il supporto dei nostri documenti da stampare o l’imballaggio per spedire pacchi, non coglieremo mai il potenziale nascosto che in essa si cela. Molto più avveduti sono stati gli organizzatori di un’esposizione che sulla carta ha puntato tutto e dal 2004, anno della prima edizione, continua incessantemente a riproporre l’idea che con la carta si possa fare arte.

Cartasia è l’evento che, ogni due anni, porta a Lucca decine di artisti di fama mondiale. Perché proprio qui? La risposta sta in una particolarità del sistema produttivo territoriale che gli stessi abitanti non sempre conoscono. La piana di Lucca, dal capoluogo di provincia alla città di Pescia, che già si trova nella vicina provincia di Pistoia, è il distretto dell’industria cartaria più grande d’Europa. Dal considerare questo materiale come oggetto di consumo quotidiano all’immaginarlo per un possibile impiego che assecondi l’estro artistico, il passo non è breve, ma qualcuno l’ha fatto.

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Turisti in visita alla sezione dedicata al Giappone.

Lontane sono le folle oceaniche che intasano la viabilità cittadina e quella del circondario nei giorni del Lucca Comics & Games. Il pubblico di Cartasia è composto da estimatori d’arte, ma non vi venga di pensare al tipo snob che si atteggia a critico con aria superba.

Qui i visitatori avvertono la qualità intrinseca della carta, l’umiltà, e vi si adeguano. Trovate la coppia di turisti stranieri che, zaino in spalla, sosta davanti ad ogni opera, scatta qualche foto e poi riparte alla scoperta dell’installazione successiva. Trovate il bambino che alla carta pensava di dare vita solo attraverso i suoi sgangherati disegni e scopre invece che esiste un’infinità di modi per farla animare. Trovate, insomma, un mondo, un po’ liscio, un po’ ruvido, e una quantità di tecniche espressive da lasciare con gli occhi sgranati.

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In-Between, una delle opere outdoor, del duo Papier Atelier.

Il tema di quest’anno, che animerà Cartasia dal 1° agosto al 26 settembre, è “Paura e desiderio”. Due parole strettamente connesse, a ben guardare. Il timore di non farcela, di rischiare quel poco che si possiede, di perdere la propria posizione sociale si accompagna allo slancio verso una condizione migliore, a un guadagno che passa dall’incognita del provare. Forse l’immagine più rappresentativa di questa edizione è quella di un funambolo che, sospeso sui fili dell’elettricità, percorre il suo cammino instabile tra le residenze d’epoca del centro storico.

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Una delle opere indoor.

Cartasia si suddivide in due distinti percorsi: indoor e outdoor. Il primo coinvolge spazi al chiuso, per la precisione il Museo del fumetto e la Ex Cavallerizza, che ospitano più di cento opere. Al loro interno, un’ala è riservata a un paese ospite, per quest’anno il Giappone degli origami e della sottile carta washi. Una sezione, invece, è dedicata al mondo della moda, e qui il visitatore resterà di sasso nel vedere con quanta maestria i nostri bizzarri stilisti siano riusciti a creare cappelli, abiti, collane, bracciali e tutta una più vasta gamma di accessori per rendere più intrigante il proprio aspetto esteriore.

Se conoscete un minimo Lucca o semplicemente amate le contaminazioni urbane, la meraviglia vi coglierà ben prima di raggiungere le sedi al chiuso. Il percorso outdoor, infatti, si spalancherà ai vostri occhi nel corso del tranquillo girovagare attraverso le strette vie del centro storico. Otto sono le strutture che vi troverete davanti, ma dovrete mettervi alla prova perché non sarà così facile scovarle. Proprio per favorire il dialogo con strade e piazze, le opere sono dislocate in punti diversi della città, tutti facilmente raggiungibili con una piacevole camminata di qualche decina di minuti. Una caccia al tesoro che non vi deluderà.

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Hybris, una delle opere outdoor di Officina Chiodo Fisso e Matteo Raciti.

Novità dell’edizione di Cartasia di quest’anno, la sezione OFF, che porta piccole composizioni di ventisette artisti in altrettanti negozi e locali del centro storico. L’idea di fondo è che tutta la città venga coinvolta, a partire dai commercianti e gli avventori che ogni giorno alzano la saracinesca o varcano la soglia di ingresso per comprare mezzo chilo di pane. È l’arte che abbandona i luoghi dedicati per estendere i propri margini di dominio e dare una diversa percezione di sé. Un’arte che, finalmente, ha trovato il suo giusto riscatto.  

Massimo Vitulano
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