I Grammy Awards 2020 vedono praticamente un solo volto uscire come vincitore: quello di Billie Eilish. L’eccentrica artistica ha fatto man bassa di vittorie, portandosi a casa ben 5 Grammy risultando la prima donna in grado di raccogliere un simile successo in una sola serata.
A soli diciotto anni la Eilish è stata in grado, in tre anni, di travolgere il mercato musicale contemporaneo, finendo sulle bocche di tutti, macinando ascolti e chart, vendendo migliaia su migliaia di biglietti per i suoi concerti creando una fan base diffusa, gonfia ed estremamente fidelizzata.
Per i non estimatori della musica di “ampio respiro mediatico”, il “cappottone” ottenuto dalla giovanissima losangelina ai Grammy 2020 potrebbe essere una notizia estremamente trascurabile
Invece, puntando un occhio più attento al prodotto che propone è impossibile non trarne i chiari segnali di un fenomeno estremamente interessante e positivo. Di fatto, li dove negli ultimi quindici anni ai piani alti della musica mondiale ha predominato un’offerta musicale assolutamente stereotipata e spesso poco impegnata, con Billie Eilish si torna al trionfo di qualcosa in grado di spezzare la routine con freschezza ed ecletticità.
Con un prodotto ben lontano dai parametri di estrema orecchiabilità imposti al mondo della grande “radiofonia” nel secondo decennio del ventunesimo secolo, Billie Eilish è stata in grado di dimostrare che per vendere quantità pachidermiche di musica non è necessario pensare alla vendita facile per tutti ma basta creare un prodotto dotato di personalità.
Certo è che nella grande scalata della diciottenne abbia influito anche la “creazione” (tra virgolette, in quanto sembra assolutamente sincero) di un personaggio sui generis
con quella sfumatura dark ironica che molto si addice alle nuove generazioni, in una nuova riscrittura e contemplazione di quello che era il mondo emo che tanto abbiamo osservato (e alle volte preso bonariamente in giro) fino a qualche anno fa. Mettendo anche in conto la provenienza da una famiglia non estranea ai grandi riflettori, elemento di sicuro vantaggio quanto meno nella fase di partenza, non dobbiamo dimenticarci che il grande boom di Billie nasce su Spotify, con il singolo Ocean Eye nel 2016.
Non solo apparenza e un personaggio, quindi, sono la soluzione del successo, ma anche un indirizzo musicale ben preciso. Tra il dark e l’elettronico, con una chiara strizzata al contesto art e alternative. Billie Eilish con questo eclettico miscellaneo di elementi è riuscita a creare un prodotto originale, estremamente personale, non necessariamente orecchiabile ma capace di farla salire sul palco dei Grammy Awards portandosi a casa ben cinque grammofoni. Un fenomeno che ricorda un pochino il ritorno al concetto della rockstar, quando nei primi anni 70 non contava tanto l’orecchiabilità dell’offerta quanto la sua personalità, la sua capacità di incidere e di crearsi un contesto, una room precisa in cui individuarsi.
Al di la del personaggio e di quello che può renderlo attraente anche da un punto di vista umano, considerata la capacità della giovanissima di mettere in gioco le sue storie personali empatizzando con i suoi ascoltatori (vedasi il racconto della sua sindrome di Tourette), chi ascolta Billie Eilish lo fa ricercando una sensazione precisa, un’offerta ben delineata che solo lei è in grado di fornire.
Quella ottenuta ai Grammy è una vittoria che determina quanto sia stato fallace l’atteggiamento della grande discografia nell’ultimo decennio
Saranno in grado, ora, i big di capire che il mercato musicale non deve necessariamente passare da un’esasperata uniformità ma anche dalla creazione e dal lancio di profili musicali estremamente personali e, tra l’altro, dotati di un proprio stato dell’arte?
La speranza è che questi cinque Grammy Awards siano in grado di lanciare questo grande messaggio. Nel mentre, cara Billie, ti auguriamo di continuare a scompigliare le chart e il mondo musicale con la tua personalità. Continuando, soprattutto, ad osare sempre di più.
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