La discriminazione di genere nell’industria musicale

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Siamo nel 2021, ma per qualche assurdo motivo parlare di gender gap, o di discriminazione di genere, rappresenta ancora un tasto dolente, un tabù, un sassolino nella scarpa.

Anzi, forse a parlarne siamo bravi tutti, ma è nelle azioni della vita di tutti i giorni che sta la vera indignazione.

Oggi noi di Shockwave Magazine siamo qui non tanto per schierarci a favore di una fazione in particolare, ma più che altro per aprire un varco, uno spiraglio di luce in fondo al tunnel e lasciare che siate voi a farvi un’idea sull’argomento. Perché di discriminazione di genere bisogna parlarne, ovunque e con chiunque, e fare qualcosa di concreto.

Di gender gap potremmo stare qui a discuterne a lungo, perché nessun settore è escluso.

Dalle donne al potere, cosa alquanto rara e purtroppo ancora percepita come un’idea non di buon occhio, che devono preoccuparsi di non apparire in un modo tale che qualcuno possa pensare di essere inadeguata, alle attrici protagoniste che vengono pagate molto di meno rispetto ai loro colleghi maschi.

“Quanto è antiquata questa idea che dietro un grande uomo ci sia una grande donna? Che ne dite di stargli di fronte, o di fianco, o di stare anche da sole?”

Scarlett Johansson.

Della discriminazione di genere però ne sono vittime non solo le donne, ma anche gli uomini. Abbiamo perciò deciso di circoscrivere la nostra analisi al mondo della musica e di portare alla luce esempi concreti e numeri reali.

Harry Styles – l’artista che rivoluziona i canoni di genere

Discriminazione di genere
Harry Styles posa per Vogue Magazine.

Classe 1994, Harry Styles si è fatto conoscere in tutto il mondo nel 2010, quando grazie a X Factor è diventato uno dei membri degli One Direction. Poi nel 2016, dopo l’abbandono di Zayn Malik, ha scelto la carriera da solista e fino ad oggi ha pubblicato due album, l’eponimo Harry Styles e Fine Line.

Oltre che per i suoi successi musicali, Harry Styles si è anche impegnato come attivista per la comunità LGBTQIA+ e per il suo stile diventato presto iconico per i suoi look che celebrano la fluidità di genere e che abbattono ogni elemento legato alla mascolinità tossica.

In occasione di una sua recente intervista per Vogue Magazine, che vi consiglio di leggere per intero a questo link, Harry Styles ha dichiarato che la moda in generale, per lui è semplicemente un altro modo per esprimere la propria creatività e personalità, ma che per tanti di noi significa molto di più.

“Quando togli ‘ci sono vestiti per gli uomini e ci sono vestiti per le donne’, una volta rimosse le barriere, ovviamente apri l’arena in cui puoi giocare. Ogni volta che metti barriere nella tua vita stai solo limitando te stesso”.

Estratto dell’intervista di Harry Styles.

Le foto di Harry che posa in abiti femminili hanno fatto il giro del mondo e rappresentano un enorme passo avanti per il mondo della moda, che si sta dimostrando sempre più aperto e inclusivo in nome del cosiddetto abbigliamento gender fluid. È vero che per difendere la libertà di espressione, i diritti LGBTQIA+ e delle minoranze non è sufficiente la prima pagina di un giornale ma è di vitale importanza impegnarci attivamente nella nostra quotidianità.

D’altra parte però tutti noi, con le nostre diversità, meritiamo di essere rappresentati e celebrati: al di là del dress-code, delle convenzioni estetiche, del genere, delle nostre origini e del nostro orientamento sessuale.

Insomma, chi l’avrebbe mai detto 10 anni fa che Harry Styles sarebbe riuscito a scavalcare la discriminazione di genere, o almeno a fare il primo passo. Per di più è stato il primo uomo ad apparire da solo sulla copertina di Vogue in 128 anni, o che sarebbe riuscito a condurre il Gala del Met dopo 72 edizioni, o ancora che si sarebbe guadagnato non una, ma ben tre nomination ai Grammy Awards (per la Miglior interpretazione pop solista con Watermelon Sugar, per Miglior album pop vocale con Fine Line e per il Miglior video musicale con Adore You).

Il caso Sanremo

Discriminazione di genere

Ormai tutti sappiamo che Sanremo è la vetrina della musica italiana per eccellenza. Rappresenta il palco che ha lanciato grandi nomi e in quanto tale non è escluso da episodi di discriminazione di genere. In questo caso nei confronti delle donne.

Abbiamo raccolto alcuni dati per voi. Nelle ultime 70 edizioni soltanto 15 donne si sono portate a casa la vittoria, pari al 20% circa. Se invece prendiamo in considerazione le donne accompagnate da artisti maschili allora la percentuale sale approssimativamente al 40%.

Ricordate Sanremo 2012? Quando sul podio salirono non una, non due, ma ben tre donne (Emma, Arisa e Noemi) e venne acclamato come un evento senza precedenti.

E poi lo stesso Amadeus ha definito il prossimo Sanremo come il Festival della rinascita inserendo nel cast dei Big ben 10 donne su un totale di 26 cantanti in gara, facendolo apparire come qualcosa di straordinario.

Questo perché? Perché la musica italiana scarseggia di voci femminili di un certo spessore? Perché le donne sono considerate meno meritevoli? Perché riscuoterebbero meno successo?

Tiziano Ferro – il peso e l’omosessualità rappresentano un ostacolo nella scalata per il successo

Discriminazione di genere
Tiziano Ferro in un’immagine tratta dal videoclip di Amici per errore.

Nel suo ultimo documentario, Ferro, l’artista si è messo a nudo ed ha raccontato il dietro le quinte della sua carriera, del suo percorso musicale. Dagli inizi al giorno d’oggi. Ed è proprio in merito agli inizi che ha fatto delle dichiarazioni alquanto sconcertanti. 

“Io ho iniziato a fare musica da corista a 17 anni. Ho fatto l’Accademia di Sanremo e ho conosciuto Mara Maionchi e Alberto Salerno, suo marito, che mi fecero firmare un contratto editoriale con la loro società. Da lì in poi ricordo solo tre anni di frustrazione, di porte in faccia.

I miei produttori ricevevano rifiuti, non capivano come mai, perché trovavano le mie canzoni fortissime. Però l’aria era continuamente tesa a causa di un non detto: il mio peso eccessivo. E così smisi di mangiare e passai da 111 chili a 70. E la cosa peggiore è che tutti mi dicevano che ero bello. La cosa strana è che poco dopo mi firmarono un contratto per un singolo. Cinque lettere: Xdono.”

Xdono, che proprio quest’anno compie 20 anni e per cui ci dobbiamo aspettare qualcosa di speciale da parte di Tiziano.

E allora qui la domanda sorge spontanea: come si può usare il proprio peso come metro di misura per il talento? Perché un ragazzo di appena 21 anni deve vivere nell’oscurità, nel rimorso o nella vergogna?

“A quel punto arrivò il grande problema. Come se il rapporto con il corpo e con il cibo non fossero abbastanza. I miei produttori mi guardano in faccia e mi dicono che quelli della casa discografica parlavano di me come gay e che volevano tagliare di netto questa idea, farla sparire. Non ce l’hai qualche amica con cui farti fare una foto da un paparazzo? Io mi gelo.”

Che fosse la verità è un altro discorso, ma a questo punto mi chiedo come può l’orientamento sessuale di una persona influenzare in qualche modo la sua carriera, che sia quella di un artista, di un imprenditore, o di un medico.

Ecco forse il caso degli artisti è ancora più emblematico perché, e aggiungerei purtroppo, ci siamo abituati a vederli soltanto come personaggi pubblici e non più come esseri umani, a cui non è concesso fare errori, avere dei sentimenti o delle fragilità. Insomma, la discriminazione di genere non ha limiti.

Alla Milano Music Week si parla di scavalcare il gender gap nell’industria discografica

Dalle professionalità del music business alle figure artistiche, esiste ancora in Italia un’importante discriminazione di genere nel settore: è un problema culturale da scardinare alle origini del dibattito, per ridefinire il ruolo delle figure femminili all’interno dell’industria. Quali sono i paradigmi da cui avviare il lavoro di ri-costruzione dello scenario attuale? L’inclusione del talento femminile contro quali stereotipi è ancora costretta a confrontarsi?

Nel corso del seminario sono intervenuti diversi rappresentanti dell’industria discografica: Sara Potente (A&R Manager, Sony Music Italy), Anna Rampinelli (A&R Manager, Warner Music Italy), Antonella Marra (Legal and Business Affairs Senior Manager, Universal Music Italy), Martina Giannitrapani (A&R, BMG Italy), Carla Armogida (Artist & Label Partnerships Manager, Spotify), Levante (Artista), Emiliano Colasanti (Fondatore 42 Records).

Vi lasciamo il link diretto per poterlo guardare.

Tamara Santoro
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