Dream Weapon dei Genghis Tron – Recensione

| | ,

A distanza di 13 anni e dalla rivoluzione incentrata su Board Up the House, arriva la prima fatica in studio per questo collettivo di 4 musicisti visionari. Dopo una lunga pausa, quasi infinita dovuta a delle riflessioni personali, influenzate anche dal periodo storico che stiamo vivendo, i Genghis Tron tornano sulle scene con una carica incredibile. Il nuovo album Dream Weapon è il terzo lungometraggio della loro carriera, prodotto per l’etichetta indipendente Relapse Records.

Il progetto subisce un cambiamento netto nella line up, dovuto al divorzio del cantante e fondatore storico Mookie Singerman, che non si sente più coinvolto nel percorso. Al suo posto entra in punta di piedi il nuovo vocalist Tony Wolski, che inserisce sonorità sperimentali, tendenti all’elettronica. Mantenendo però il marchio di fabbrica duro, che distingue la band già dagli esordi. In più viene inserito anche un quarto membro, il batterista dei Sumac Nick Yacyshyn. Dream Weapon a causa della pandemia è stato registrato in casa, non in studio. Ma nonostante questo il gruppo ha accettato la sfida e con tante difficoltà ha creato un risultato eccellente, senza precedenti.

Il mese scorso viene pubblicato il primo singolo di Dream Weapon nonchè title track del disco, del tutto inaspettato per il pubblico, dopo tutto questo tempo di silenzio. Il videoclip è prodotto da Mount Emult, animatore e direttore canadese di spessore. Vi troviamo tutte le novità che la band inserisce nei successivi brani, in un’evoluzione definitiva. Studiando bene il brano, notiamo subito una batteria martellante e diretta, che si incastra con la qualità vocale nuova dell’ultimo arrivato. Le chitarre, infine, fanno un lavoro sporco e geniale, per una composizione fresca e devastante, che sul finale esplode di luce propria.

Ma andiamo in ordine: partiamo con il synth spaziale e corposo di “Exit Perfect Mind”, un intro misterioso che si aggancia a “Pyrocene” dove la tempistica particolarissima aumenta di valore con la drum machine, fortemente effettata, che non sbaglia un colpo. La voce calda di Tony disegna parabole angeliche, immerse nel vortice sonoro di una base elettronica struggente. La struttura del brano fa il suo cammino in totale libertà, sopra le note del sintetizzatore sospese nel vuoto. Nella successiva “Desert Stairs” il loop di fondo oscuro si perde su un luogo incantato, per poi unirsi al tempo distopico di “Alone in the Heart of the Light”.

Dream Weapon dei Genghis Tron  - Recensione

In “Alonte in the Heart of the Light” troviamo una grande padronanza del genere new wave nella sezione ritmica impazzita e composta come su un passaggio dell’Inferno dantesco. Sul cantato sonnacchioso, all’improvviso prende vita un solo incredibile di effetti distorti e dissonanti, che si lascia andare in modo delicato fino alla chiusura.

Un’altra composizione molto interessante di Dream Weapon è “Ritual Circle” : qui ci sono degli accenni a strutture simili al kraut rock e le tematiche new wave esplorate dai Depeche Mode. La linea vocale si aliena dal resto del brano, che si presenta di durata molto lunga e ripetitiva. Sul bridge centrale l’emozione prende il sopravvento su un tappeto fatto di sussurri di anime perdute. La conclusione sprigiona urla di dolore deforme rivolte al mondo e, dopo un’accelerazione di ritmo quasi parossistica, la traccia si calma nel silenzio. Prima di chiudere veniamo catturati dai riff violenti di “Single Black Point”, un’opera di enorme fattura, soprattutto per la parte tecnica in cambi surreali e l’esplosione finale che gonfia il brano, interamente strumentale. Stesso dicasi per l’atto conclusivo di “Great Mother”: qui a differenza torna prepotente la voce malinconica e tutta la grinta aggressiva delle distorsioni, che rallentano nell’ultimo passaggio. Una traccia degna di una conclusione da fuochi d’artificio.

I Genghis Tron si sono fatti attendere, ma ne è valsa davvero la pena, per Dream Weapon. Questo gradito ritorno è una delizia per le orecchie: nel suo insieme troviamo sonorità ricercate che arrivano dritte al petto, con un sentore perduto e antico che non ci ha mai lasciati.

Voto: 7

Dream Weapon genghis tron recensione

Link Utili:

° Bandpage Facebook: https://www.facebook.com/GenghisTron

Previous

E vissero feriti e contenti, Ghemon: recensione

Tonic Immobility dei Tomahawk – Recensione

Next
Wordpress Social Share Plugin powered by Ultimatelysocial