Il 14 gennaio 2021 si è tenuta la prima grande conferenza online – More Museum – che coinvolgeva le più importanti figure in ambito di politica museale dall’inizio della pandemia.
Nonostante i primi problemi tecnici inerenti a connessione internet riverberi sonori di vario genere, dal More Museum è emerso come la realtà italiana sia riuscita a stare al passo con l’Europa in un momento così difficile.
Non è un mistero infatti che l’Italia abbia un patrimonio grandioso, tuttavia spesso non valorizzato al meglio; in questo momento così difficile l’Italia è riuscita a farsi valere con l’utilizzo delle nuove frontiere della tecnologia. È da poco infatti arrivata la notizia dell’ultima piattaforma lanciata dal Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini: ITsArt la piattaforma che offre cultura online, ma è a pagamento.
“cercherà di offrire un servizio integrativo e mai sostitutivo della cultura. Ovviamente nessuno rinuncerà mai a visitare un museo o all’esperienza del teatro e del cinema per fruirne online, però questo strumento potrebbe ampliare il numero di persone interessate a visitare un’istituzione, presentandola con una modalità appetibile”
More Museum
Ragionerei su questo ultimo punto. Anche una esigua somma di denaro non si pensa possa pesare sul bilancio del singolo o familiare in un momento così forte di crisi? Una piattaforma a pagamento culturale non fa che dare il messaggio che la cultura è qualcosa di elitario e non adatto a tutti. Il costo mensile non è stato ancora svelato, tuttavia essendo una piattaforma lanciata dallo stato dovrebbe essere esso stesso a pagare per gli individui sul territorio italiano. Parecchie istituzioni museali (e non), sia pubbliche che private, in questo periodo hanno aperto le loro porte al mondo virtuale, creare una piattaforma a pagamento non fa che allontanare i cosiddetti non pubblici.
Successivamente al More Museum interviene anche Massimo Osanna, direttore generale dei musei dello stato, parlando del bisogno dell’utilizzo di strategie sulla scia del videoclip come la collaborazione tra il museo egizio e il rapper Mahmood.
L’obiettivo di More Museum secondo il Direttore Christian Greco era quello di puntare sui giovani e di abbattere il divario culturale. Tuttavia non basta inserire un individuo famoso che scimmiotta all’interno della Sala Dei Re per attirare i giovani (che per altro dopo il recente nuovo allestimento non dovrebbe certo aver bisogno di escamotage del genere per farsi conoscere). I cosiddetti non pubblici, in cui ritroviamo anche i giovanissimi, non si attraggono con un’operazione di marketing del genere. Sono state fatte altre operazioni analoghe come ad esempio il videoclip di Beyoncè e Jay Z.
Il video Apeshit è un ottimo esempio di come la cultura passata possa dialogare apertamente con le tematiche attuali, come quella del razzismo, battaglia che porta avanti la coppia da molti anni, e gusto estetico particolarmente raffinato, come la scala di apertura bianca con i corpi neri che richiamano alcune fotografie di Rodchenko o la famosa scena della Scalinata di Odessa del celebre film di Ejsenzstein.
Ma lavorare sull’apertura e accessibilità dei musei è tutt’altro per More Museum. Il tipo di apertura al mondo digitale che abbiamo affrontato in questo anno è solo la punta dell’iceberg, è solo uno stimolo una spinta che può portare a riflettere sul ruolo che possono avere le nuove tecnologie in ambito museale, per poi dar via ad una vera e propria rivoluzione culturale.
Essa tuttavia può compiersi appieno solamente attraverso la continua ricerca e l’investimento su questi nuovi mezzi, con uno sguardo lungimirante su quello che potremmo essere davvero visto lo sconfinato il patrimonio italiano.
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