I Reasons Behind escono allo scoperto con Project: M.I.S.T. prodotto dalla Scarlet Records.
Si tratta di un album che fin dalla copertina ha la convinta intenzione di lasciare un forte segno. L’immagine contorta della copertina, firmata da Gustavo Sazes (che ha illustrato copertine per Epica e Amaranthe, tanto per fare due nomi) ci immerge in un mondo contemporaneo urbano, caotico, cyberpunk. Nonostante una certa somiglianza con la copertina di Anno Domini High Definition dei Riverside, effettivamente i Reasons Behind mostrano qualcosa di ambizioso.
Anche l’album all’ascolto si presenta mostrando la voglia del gruppo di sfondare. C’è tanta foga, tenendoci incollati alle cuffie per capire come si snodano le loro canzoni. C’è anche una certa dose di esperienza, si sa quando caricare il colpo e quando creare un’azzeccatissima suspense. Non mancano dei breakdown molto indovinati e l’headbanging è assicurato.
I Reasons Behind indovinano perfettamente anche l’ambientazione in cui far calare Project: M.I.S.T.
L’album non ha solo una copertina cyberpunk, ma anche un approccio cyberpunk. La voce di Elisa sviluppa con coscienza le linee vocali, fungendo da elemento cardine di tutto il repertorio. La sua voce viene costantemente elaborata da raddoppi vocali ed effettistiche varie che danno ad ogni canzone un sapore robotico quasi ipnotico. La sezione strumentale si articola attraverso le pesanti chitarre di Gabriele, mentre Michele al basso e Andrea alla batteria riempiono con puntualità e gusto il background. A completare il quadro vi è un mosaico di tastiere e sintetizzatori impazziti, assolutamente azzeccati sia negli arpeggi che nella stessa scelta dei suoni, capaci di catapultarci alla fine del secolo e a qualche viaggio interplanetario. Veramente: sembra di essere uno dei personaggi di Blade Runner 2049 o di Passengers.
Project M.I.S.T. è un album molto piacevole, molto interessante, che si gusta con estrema facilità. Questo è il potere, ma anche la sua maledizione.
Sì, perché l’intero album si muove senza mai un vero guizzo. Tutte le canzoni si susseguono su una durata che ruota tra i 3:30 e i 3:40 minuti, tranne l’introduzione Unplugged, l’opener Fireflies in The Winde l’interludio Between Here And Awake. Questa precisione nel rispettare le durate di ogni brano rovina un po’ il magnifico schermo futuristico che i Reasons Behind hanno cercato di trasmetterci.
Si nota quindi un ossessivo rispetto di un canone imposto, magari dalla band stessa o magari una entità esterna, bloccando il libero scorrere di idee. Questo è un vero peccato, perché la band le idee ce le ha eccome. E sono anche molto interessanti. Percepisco materiale migliore in questo album che nelle ultime uscite degli Amaranthe, una band che con questo genere di repertorio cavalca palchi su palchi da anni con largo successo. Ma mi manca terribilmente qualcosa che diversifichi il repertorio. Perché tutti i brani si susseguono in maniera monotona e un po’ monocorde. Molto piacevole al primo ascolto, ma pericolosamente stucchevole ai successivi.
Si tratta di una critica che muovo anche con un certo dispiacere e non vorrei che le mie parole vengano male interpretate.
Project M.I.S.T. è un album che ho ascoltato con piacere, ha carattere e personalità. Soprattutto ha ben in mente cosa vuole rappresentare, ha un sound ben definito e molto indovinato. Manca lo sforzo per rendere l’album veramente una bomba. Non c’è il vero picco, manca quel brano indimenticabile che si porti sulle spalle la memoria del disco intero, in modo che non sia uno dei titoli del 2020, ma uno dei migliori album Metal di quest’anno e magari degli ultimi anni. Detto questo, merita di essere ascoltato con attenzione, dando il giusto supporto alla band. Se i Reasons Behind migliorano questo piccolo particolare, sentiremo parlare a lungo di loro.
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