Found Heaven di Conan Gray: 80s but make it GenZ [Recensione]

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Quanto abbiamo penato per ottenere questo album. Quanto li abbiamo chiesti questi 80s à la GenZ, non sapevamo più cosa inventarci. Abbiamo tirato fuori dalle capsule del tempo Kate Bush, le cassette, gli scaldamuscoli, persino il mullet cut. E ancora niente. Ci voleva Conan Gray per fare quello che abbiamo chiesto a tutti gli artisti pop degli ultimi anni: armarsi di sintetizzatore e parlare di oggi, parlare di noi.

Found Heaven di Conan Gray è uscito lo scorso 5 aprile e racconta l’incomunicabilità dei sentimenti, l’amore fluido, le situationship, il nostro bisogno di trovare patologie psichiatriche per i nostri ex e la cara precarietà.

Con la cifra di Harry’s House, che rivisitava gli anni ’70 in chiave moderna (ma egoriferita), Conan Gray riesplora i sound delle canzoni che tutti continuiamo a ballare ma privandole della narrazione eterosessuale, dell’ostentazione dello stile di vita borghese e – in alcuni casi – della loro leggerezza.

Dimentica l’originalità, pretesa di chi non ha l’audacia di copiare (o il talento). Found Heaven si apre con un coro che ricorda più la Bohemian Rhapsody di Glee che non l’originale (e se lo chiedete a me una delle migliori versioni), procede dunque con un sound che ricorda le vibes della hit degli Alphaville, ma il suo manifesto è nuovo: “Don’t be scared, little child / You’re no demon / There’s a God in the sky, don’t believe him […] You’re in love, you’ve Found Heaven”.

Sei nel posto giusto, al momento giusto, così come sei.

E l’Atreju GenZ non può ambire a scoprire l’intero universo di Fantàsia, ma si limita a trovare il Paradiso, così Conan Gray sceglie come secondo brano – e singolo di lancio dell’album – non una Never Ending Story, ma una umile Never Ending Song. Con la giacca del video di Thriller, nel video l’artista balla sul ritmo incalzante di una hit che potrebbe essere degli Wham! piuttosto che degli A-ha e invece è passata in radio per la prima volta proprio qualche mese fa.

found heaven conan grey recensione

Nel terzo brano, Fainted Love, gioca con l’iconica hit dei Soft Cell. Racconta di una tipica situazione GenZ – la #situationship – con l’immancabile autoironia generazionale: mi basta questo amore sul punto di svenire, viviamoci oggi e dimentichiamoci domani.

Nel video di Lonely Dancers, quarto brano e secondo singolo, Gray seleziona il brano al Jukebox di un ristorante anni ’50 (á la Pulp Fiction?) e il mondo si ferma – rimane solo lui a ballare, sospeso in un tempo non suo e di cui non può riscrivere la trama.

Con Alley Rose alza il livello della scrittura, aumenta la drammaticità e racconta la fine di una relazione. Non so dire se sia il brano “più Conan” perché ricorda la sua scrittura dell’era Heather o se semplicemente non mi vengano in mente brani a cui potrebbe essersi ispirato.

La drammaticità rimane anche in The Final Fight, ballad sui toni di Through The Barricades, in cui Conan prova ad immaginarsi il momento ideale di closure – che è sempre quello che non si può avere. “All I wanted was the final fight / All I needed was to make it right”. Con Miss You si ripensa il quinto membro (malessere) dei Depeche Mode, musicando con synth, tastiere e tutto il kit l’iconica breakup line che non invecchia mai. Non sei tu, sono io. Lo faccio perché mi ami troppo.

La chicca di Found Heaven è Bourgeoises, definita dalla Bibbia online dei fan di Conan Gray (sì, esiste e si chiama ConanGrayWiki) la “weirdest song”, che parla proprio dei veri protagonisti degli anni ’80: i borghesi. La borghesia era identità, obiettivo, vera e propria ragione di vita. Con tutte le sue contraddizioni, che Conan ricorda scherzosamente.

Nel brano sfotte i borghesi senza preoccuparsi di scrivere correttamente il titolo (esatto vecchi lupi di mare non l’ho scritto sbagliato io!) e parlando a un target che non potrà mai aspirare a farne parte. E va bene così, guardarli da fuori e ammirarli, saper ridere di loro e di noi che li guarderemo per sempre da fuori (ricordate? Don’t be scared, little child).

Torna serio e a concentrarsi sui suoi problemi con Forever with me – non vogliatemene se dico Anima Mia / Torna a casa tua… The girls that get it, get it.

Il ritmo torna uptempo e irresistibile con Eye of The Night Boys & Girls e Killing Me giocando nei titoli e nelle basi con i Pet Shop Boys, i Duran Duran e Survivor. Mantenendo la cifra stilistica: lo dico come si diceva ieri, ma dico cose di oggi. In particolare, in Boys & Girls, che mischia amore fluido, autoironia sprezzante e i termini da psicologia self-help che tanto prendono il volo su TikTok.

E come chiudere se non con una canzone da cuore spezzato, che inizia a piano e voce per poi aprirsi in un climax glorioso? Winner è perfetta, non solo come brano di chiusura ma come brano – punto. Si chiude il viaggio nel tempo, partito con una Bohemian Rhapsody che ora si evolve in una Somebody to Love.

Si chiude il viaggio di Found Heaven nella scrittura versatile del giovane artista – che sa dosare leggerezza, drammaticità, tempi lenti e ritmati – e ne vediamo finalmente la massima evoluzione, come autore e come musicista. Non si chiude questa misteriosa relazione – che sembra essere la stessa, o perlomeno avere lo stesso tropos di altri brani come Wish You Were Sober e Maniac. Chissà che non la chiuderà nel prossimo.

Giulia Scolari
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