L’hype per il nuovo album di Olivia Rodrigo, cantautrice classe 2004, era alle stelle da quando è stato annunciato con un post su Instagram. L’estetica di GUTS, molto simile a quella di SOUR, non ha convinto tutti, ma comunque erano in pochi i fan non sintonizzati su Spotify nel cuore della notte. 12 tracce, meno di 40 minuti di musica, niente di originale né nei testi né nei sound. L’ho amato tantissimo.
Perché? Perché Olivia Rodrigo ha capito – a sue spese – che il mercato premia l’autenticità e lei è una ragazza come noi. Certo, all’occorrenza saprà reinventarsi e darci “ere” come tutte le pop star, ma ora è solo una teenager di 19 anni che si veste esattamente come due anni fa, parla e scrive allo stesso modo e sente le cose esattamente con la stessa intensità. E non può fingere di avere vissuto un’evoluzione, essere maturata, aver imparato a perdonare e a leccarsi le ferite senza fare una scenata.
Esattamente come due anni fa, Olivia Rodrigo vuole solo piangere e lamentarsi e chiedersi come mai non vada bene niente di quello che fa. Non l’hanno toccata i premi vinti e le nominations perché niente ha senso se continua ad essere trattata da stupida dai ragazzi e da adulta sul lavoro; non l’hanno cambiata i viaggi e la popolarità perché ancora le sembra di star vivendo la vita senza capirci nulla.
L’album si apre con All american bitch, che definisce perfettamente le tematiche e i sound dell’intero progetto. Qui Olivia si descrive ironicamente come la ragazza perfetta del paese perfetto: sempre positiva, bella e remissiva. Il brano inizia con un sound dolce – la voce della cantante accompagnata dalla chitarra acustica – per poi diventare più aggressivo con il ritornello. Il finale è un’eco che rimane in testa (che non sia voluto, questo effetto ‘voices in your head’) “All the time, I’m grateful all the time. I’m sexy and I’m kind. I’m pretty when I cry”. Vi sembra di averla già sentita da qualche parte? Sì, c’è un po’ di “Start all over” di Miley Cyrus e forse un po’ di “Safe and sound” di Taylor Swift.
All’apertura seguono Bad idea, right? e Vampire, rispettivamente il secondo ed il primo singolo estratti da GUTS. Già in vetta alle classifiche e in top trending tra i brani di Tiktok, questi azzeccatissimi estratti dell’album hanno preparato i fan a risentire la voce di Rodrigo e convinto anche i più critici.
Lacy, il quarto brano, riprende una tematica tipica di Rodrigo (con due album alle spalle ormai si può dire, no?), quella del confronto con le altre ragazze. Simile ad Heather di Conan Grey o a Girl Crush dei Little Big Time – per capirci. L’ossessione per questa ragazza, così perfetta ai suoi occhi e così diversa da lei, diventa così intensa da sembrare quasi un innamoramento.
Ballad of a homeschooled girl è una teen song perfettamente riuscita, ha tutti gli ingredienti: un ritmo incalzante, un testo che sembra un estratto da una telefonata-terapia con la migliore amica e un sound che ricorda i migliori Paramore e Avril Lavigne. Nessuno si sorprenderebbe se finisse nella colonna sonora di qualche film adolescenziale Netflix.
Making the bed e logic sono i due brani al cuore dell’album e anche i più intensi. La scrittura di Olivia era già matura ai tempi del primo album, ma ha comunque dimostrato di aver fatto un’evoluzione e di saper raccontare ancora meglio la sua sofferenza, senza bisogno di renderla pittoresca o ironizzare. Making the bed è un brano molto personale, in cui la cantante si mette a nudo sul peso di essere al centro del mondo a meno di 20 anni e sulla difficoltà che ha nel gestire situazioni per cui non si sente pronta, ma deve esserlo. “Another day pretending I’m older than I am” è una frase chiave del brano – forse quello che meglio rappresenta Rodrigo e la sua generazione.
Logical, invece, è il traitor di GUTS. Il vero brano in cui si sviscera la relazione che ha ispirato le canzoni sul cuore spezzato presenti nel progetto. L’ex partner è rappresentato come un uomo più grande, con atteggiamenti manipolatori e un ego smisurato. Rodrigo non è più arrabbiata come lo era in SOUR. È triste, delusa: si sente responsabile per essersi fidata ancora, per essersi dimostrata debole e fragile, per essersi di nuovo messa a nudo per qualcuno che non se lo meritava.
Il morale si riprende con Get him back! e Love is embarassing, dove Rodrigo riprende ad avere l’età che ha. In totale contrasto con la classica cronologia dell’accettazione, questi brani incarnano i film mentali più classici e assurdi tipici di chi è stato tradito e il desiderio di vendetta che una ferita del genere lascia.
I tre brani finali, però, ritornano a mostrare una ragazza fragile che descrive minuziosamente ogni fase del momento di debolezza che sta vivendo. The grudge è uno dei brani più forti dell’album e riprende il filo conduttore della fine della relazione e della manipolazione cui chiaramente è stata vittima (“And I fantasize about a time you’re a little fucking sorry”).
Pretty isn’t pretty riprende la tematica del confronto con gli altri come nel brano di SOUR jealousy, jealousy, ma forse con meno forza. Risulterebbe sicuramente un altro brano intenso se non sentisse il peso della contrapposizione con The grudge e l’ultimo brano, Teenage dream.
GUTS è uno spaccato di vita, mostra con dettagli minuziosi un periodo della vita di Rodrigo e la chiusura – teenage dream – sembra concludersi come a chiudere un cerchio. È come osservare un liquido con il microscopio: l’occhio si prepara a osservare un piccolo mondo con movimenti tutti suoi e poi ritorna – piano piano – a poter percepire lo spazio della sua realtà. Teenage dream lascia così: con lo sguardo ancora un po’ sgranato (forse anche dalle lacrime); la sensazione di aver fatto parte di un’altra persona e averla accompagnata lungo un breve percorso. “They all say that it gets better, it gets better the more you grow […] Yeah, it gets better, but what if I don’t?”
E se non imparasse mai a stare meglio? Se non crescesse mai, lei, a differenza di tutti gli altri? Con questa domanda Olivia Rodrigo chiude GUTS, la risposta arriverà con il tempo. E se non riuscisse mai a darci un album con sound mai sentiti prima ed estetiche assurde, veri e propri cambi di universo e stile come le altre regine del pop e testi per cui dobbiamo riprendere il dizionario? La risposta a questa domanda io ce l’ho: ci piacerebbe comunque.
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