Dopo il successo di molti singoli Mahmood torna sulle scena con il suo nuovo album dal nome Ghettolimpo. Un lavoro con cui punta a confermarsi definitivamente sulle scene musicali di tutto il mondo
Mahmood è ormai affermato sulla scena musicale italiana e non, grazie al successo della sua “Soldi” e dei singoli seguenti, che gli hanno permesso una rapida salita delle classifiche di tutto il mondo. Il suo esordio con Gioventù Bruciata, prima uscito come EP e poi come album, ci permise di conoscerlo oltre la canzone con cui trionfò a Sanremo, facendoci conoscere un “nuovo” sotto genere Rap, che univa sonorità arabe e quelle più moderne.
Mahmood continua a lavorare sui concept, sempre molto interessanti, e se nel primo album era tutto incentrato sulla sua famiglia e sulle sue origini, in Ghettolimpo, decide di raccontare la sua vita nel post-Sanremo facendosi aiutare dalla sua passione per la mitologia che si porta dietro fin dall’infanzia. Un concept che prende tutto il lavoro che c’è dietro all’album, infatti, oltre alla musica, c’è stato un grande lavoro anche sull’estetica, come nel caso degli abiti per “Inuyasha”, e sulla regia per quanto riguarda “Klan”.
Ghettolimpo è un mondo inventato da Mahmood, in cui la mitologia si unisce alla sua immaginazione, dando come risultato dei simboli e dei personaggi raccontati in ogni traccia
Con Ghettolimpo, Mahmood sceglie di portarci in un mondo in cui ogni traccia rivela una simbologia e la ben precisa storia di vari personaggi. Un universo in cui i miti greci si uniscono a degli eroi moderni che vivono la loro quotidianità, eroi che però non sono quelli che siamo abituati a vedere nei film della Marvel, ma eroi “solo” per il cercare di dare un senso alla loro vita. Nessuno è immortale e nessuno è nessuno è un semplice umano, è un po’ questo il motto che riassume i testi delle canzoni.
Cominciamo proprio con i tre singoli con cui Mahmood ha scelto di anticipare Ghettolimpo, il primo di questi è “Inuyasha”, colonna sonora per la serie Netflix dedicata proprio al personaggio del manga Inuyasha. Una ballad in cui cui si parla della difficoltà di non mettere il peggio di se, la parte più demoniaca, nelle relazioni. Con “Klan” troviamo la prima delle due tracce che possiamo considerare candidate a diventare delle hit estiva, anche se dietro a questo brano troviamo una grande collaborazione, ovvero quella con il produttore Dardust. L’ultimo dei tre singoli che hanno anticipato l’album è “Zero”, colonna sonora dell’omonima serie TV disponibile su Netflix. Nulla di eccezionale in questo caso.
Dei primi tre singoli rimane all’interno del concept di Ghettolimpo solo uno di questi. Ora è il momento di andare a vedere le altre tracce dell’album
La prima traccia dell’album è “Dei”, considerabile quasi un riassunto di quello che succederà in Ghettolimpo. Infatti Mahmood, cerca di nominare il più possibile gli dei della mitologia greca, passione che accompagna il rapper fin da piccolo. Si arriva subito alla title-track, “Ghettolimpo”, a cui possiamo dare due interpretazioni: la prima è quella di una “preghiera libera”, ispirandosi ad un muezzin arabo che sentiva spesso da piccolo, e da qui si arriva alla “seconda parte” della canzone.
Infatti Mahmood sceglie di raccontarsi tramite ad uno dei miti a cui è più legato, ovvero quello di Narciso, con cui vuole rappresentare la sua paura del cambiamento e di allontanarsi da quello a cui è più affezionato, le origini. Con “Kobra” ci ritroviamo davanti ad una linea vocale ipnotizzante, grazie anche all’aiuto dato dal ritornello in cui si usa un effetto trascinante che fa rimanere alta l’attenzione durante la canzone. Tutto questo rende questa traccia una delle più interessanti di Ghettolimpo.
In Ghettolimpo sono presenti tre featuring: Rubini con Elisa, “Dorado” insieme a Sfera Ebbasta e Feid, ed infine “Karma” con Wookid. Il primo dei tre è quello più riuscito, in tutto, dal testo in cui Mahmood sceglie di raccontare la sua adolescenza, dalle prime relazioni al disagio che si prova in quel periodo della vita, fino alla parte strumentale, dove è tutto perfettamente lavorato in ogni singolo dettaglio. Nel caso del secondo si tratta di quello che possiamo considerare “l’altra” hit estiva, e l’ultima è una collaborazione con un’artista internazionale, che però finisce per essere la pecora nera dell’album.
Ghettolimpo si chiude come si era aperto, tornando alla mitologia greca, ma senza prima che Mahmood tributi per un’ultima volta le sue origini
Le ultime tracce sono forse quelle più “esplicite” per quando riguarda il racconto dalla vita di Mahmood insieme alle sue origini. Prima con “Talata” (che tradotto dall’arabo all’italiano vuol dire “tre”), brano di cui il rapper dice: “ci sono legami che nascono come un gioco e non diventano mai seri, capisci che determinate persone non sono adatte a te, perciò quello che ti ricordi di loro sono solo i rapporti a livello fisico, e che le relazioni davvero importanti si contano sulle dita di una mano, quindi 1, 2, 3 = Talata.”.
Se in tutto Ghettolimpo il rapper si è sempre concentrato sulle sue origini egiziane, con “T’Amo”, si cambia, e Mahmood scegli di dedicare la canzone alla madre e alle sue origini sarde., a cui è molto legato. Il tributo è in tutto, dal testo, in cui il rapper sceglie di cantare un brano, “No potho reposare”, fino alla parte musicale in cui si è deciso di inserire, nella intro, le cornamuse dei pastori sardi.
Si torna a parlare di mitologia greca, partendo proprio da “Rapide”, traccia che Mahmood ha definito come brano che ha dato origine all’album, una fotografia di un amore alla deriva, con immagini che si affollano nella memoria o nel cuore. L’ultima traccia è quella con cui si chiude tutto, e per farlo il rapper sceglie di raccontare il mito di Icaro, tramite “Icaro è Libero”. Icaro è paragonato ad un carcerato, ma in una prigione metaforica, perchè in realtà si parla della società che ti schiaccia tentando di tagliarti le ali.
Ghettolimpo si dimostra all’altezza della carriera fatta fin’ora da Mahmood, il salto di qualità è evidente in tutto, dai testi, alle parte strumentali
Come detto all’inizio, Ghettolimpo, è il racconto della sua vita molto influenzata dal post-sanremo, ma non è del tutto negativo. Infatti il salto di qualità fatto da Mahmood è evidente, soprattutto nella parte dei testi. Togliendo quelle tracce considerabili delle future “hit estive”, il resto sono valide, e molto più serie, che metteranno in difficoltà chi ha sempre ascoltato il rapper per il suo essere “il vincitore del festival” o “quello di soldi”.
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