Sanremo è una tradizione, piaccia o no

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Anche quest’anno il Festival di Sanremo si farà, con molti cambiamenti dovuti alla pandemia, ma finalmente si è riusciti ad arrivare ad un punto di incontro tra organizzatori ed esperti. Come da tradizione però le polemiche, anche se più serie rispetto agli altri anni, non sono mancate

Ogni tradizione, positiva, che si rispetti, deve sempre essere portata avanti, anche durante una Pandemia, ed è per questo che è importante che si sia autorizzato, almeno per ora, lo svolgersi del Festival di Sanremo. Certo, ci saranno dei protocolli severissimi, non ci sarà, ovviamente, il pubblico, ma almeno ci sarà la musica, e almeno, con una dose di fantasia e di ottimismo, si potrà pensare alla “normalità”.

Ma se da una parte c’è la tradizione del Festival di Sanremo, della musica e dello spettacolo, dall’altra c’è quella delle polemiche, che si presentano ogni anno, ed ogni anni finiscono per non avere senso, anche se si rivelano giuste come quella di quest’anno. Insomma, la polemica del “perchè Sanremo sì ed i teatri no?”, dall’esterno sembrava essere giusta ma purtroppo a prendere piede è stata la frangia più estremista, ovvero quella del “il festival non si deve fare” (come al solito).

Come dicevo, dall’esterno può sembrare tutto giusto, sostenere il fatto che il fatto che il festival si faccia mentre il mondo dello spettacolo muore, e neanche più lentamente, è giusto, ma se andiamo all’interno no, non c’è nulla di giusto

Pensiamo un attimo al Festival di Sanremo senza gli artisti, gli ospiti, ed i conduttori, di conseguenza senza i milioni di euro che girano intorno ai personaggi principali del festival, e rimaniamo con un festival fatto solo di tecnici ed orchestrali, persone a cui non giova il fatto di lavorare all’interno dell’Ariston, persone che probabilmente hanno combattuto per far si che i lavoratori dello spettacolo potessero avere una dignità degli aiuti e dunque, per loro, il fatto di lavorare anche quest’anno per Sanremo, è una vittoria, significa poter, appunto, lavorare (cosa che non fanno da un anno).

Sanremo

Quindi, pensare che essi siano privilegiati, applicare la logica del “o tutti o nessuno”, soprattutto in questo caso preciso, è da ignoranti, che probabilmente non hanno mai voluto il bene del mondo dello spettacolo.

Scendendo ancora di più nel dettaglio è chiaro che criticare il Festival di Sanremo fa gola, soprattutto se si approfitta di una situazione in cui il mondo dello spettacolo è in crisi e Sanremo è stato sempre considerato la “colpa di tutto”

Infondo è stato facile prendere una polemica valida come quella del “pubblico sì, pubblico no” e trasformarla in uno, dei tanti deliri, di chi ogni anno si ostina a credere che per difendere la “vera musica” basti attaccare il Festival di Sanremo. Parliamoci chiaro, era scontato che non ci sarebbe stato il pubblico, soprattutto perchè sarebbe stata una grande mancanza di rispetto della stessa Rai verso i programmi che vanno in onda senza pubblico, anche se il DPCM permette di averlo (ovviamente con le dovute misure).

E’ palese come, il criticare continuamente continuamente il Festival di Sanremo, usando sempre le stesse retoriche, recitate a memoria, faccia gola a molti sostenitori di questa fantomatica “vera musica”, ed il fatto che ci sia una pandemia in corso, con il mondo dello spettacolo che ogni giorno è sempre più in crisi, amplifica tutto questo “ego” di quei sostenitori. I discorsi fatti, in un primo momento, possono sembrare anche seri, pieni di “amore” per la “vera musica”, ma una volta letti più nel dettaglio, spesso, rimangono solo delle retoriche che si basano sul dare la colpa al festival sul fatto che la musica in Italia venga sempre meno considerata o venga fatta “male”.

Ed è qui che si torna ad un argomento che ho trattato più volte, in diversi miei articoli, ovvero la “considerazione” della musica in Italia e di certo la colpa non è del Festival di Sanremo

Alla fine il mercato si muove a seconda di quello che vuole l’ascoltatore (medio o no che sia), e di conseguenza anche i programmi TV musicali si muovono, quasi obbligatoriamente, in direzione di quello che decide il mercato. Quindi, per rimanere in tema Sanremo, se si dovesse dare la colpa a qualcuno, sarebbe da dare proprio all’ascoltatore, a tutte quelle persone che, nel corso degli anni, si sono sempre più abituati ad una musica “usa e getta”. Anche perchè, se solo si provasse a dare più attenzione al Festival di Sanremo ci si accorgerebbe di quanto negli anniv si sia cercato di “cambiare” qualcosa, attraverso i vincitori ed attraverso i le posizioni finali di certi artisti.

Sanremo

Vi faccio un esempio, prendiamo Mahmood ed Achille Lauro, due artisti che, a modo loro, hanno portato a casa dei grandi risultati, il primo vincendo l’edizione 2019 del Festival di Sanremo, il secondo (che partecipò sia a quella del 2019 e del 2020), portò a casa molti altri premi secondari. Diciamo che possono essere considerati come due dei massimi esponenti del “festival giovane” che da anni viene portato avanti. Un modo di fare il festival che, almeno teoricamente, dovrebbe appunto accendere, anche un minimo di cambiamento, a prescindere che vada o no a buon fine. Invece le uniche cose che si sono accesero, in quei casi, guarda caso, furono le polemiche seguite dalle solite retoriche anti-Sanremo.

Il Festival di Sanremo si farà, con tutte le polemiche che giusto per quest’anno avranno un po’ più di amplificazione, ma probabilmente dimenticheremo tutto per essere pronti alle polemiche del prossimo anno

Diciamocelo chiaramente, anche le polemiche fanno parte dello spettacolo del Festival di Sanremo, e come dicevo ad inizio articolo, possono essere considerate una tradizione, con la differenza che più vanno avanti, più diventano ridicole e stancanti, da sopportare e “ribaltare”. Sanremo cambia, diventa più giovane, sia musicalmente che a livello di spettacolo, ma le polemiche no, quelle rimangono sempre uguali.

Alla fine si tratta solo di polemiche fatte da chi vuole parlare del Festival di Sanremo, ma senza guardarlo. Fatte da persone che, si vantano di fregarsene del festival e di tutto quello che gira intorno ad esse, ma sono sempre le prime in prima linea per le polemiche, credendo di essere superiori a qualche maestro d’orchestra o a quell’italiano medio che si mette sul divano e sprigiona emozioni da tutti i pori mentre guarda il, o i suoi, artisti preferiti sul palco dell’Ariston.

Marco Mancinelli
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