Un muro del suono. Questo è quello che colpisce immediatamente i nostri timpani mentre ci addentriamo nel nuovo fantastico album dei Meshuggah, Immutable.
La band fa subito della potenza delle sue sonorità un pilastro fondamentale dell’intero lavoro. Si tratta veramente di un impatto violento, come contro una parete di nuda roccia. L’ascoltatore non può non venirne travolto per essere trascinato via, in luoghi lontani.
Il processo di composizione della band si esprime qui in un vero e proprio vortice musicale, realizzato attraverso riff contorti ed estremamente profondi, accompagnati (se non guidati) da tamburi e percussioni pesantissime, così intense da arrivare alle fondamenta del suono stesso. Non vengono forniti grandi punti di riferimento in un ascolto che deve essere principalmente trascinante e disorientante. I Meshuggah infatti hanno deciso di creare delle vere e proprie spirali musicali che, nota per nota, brano per brano, ci trasportano verso terre lontane e buie, sempre più profonde e inesplorate.
Un altro aspetto molto caratteristico e assolutamente piacevole di Immutable è lo scontro tra le parti ritmiche e contorte con le reminiscenze di melodie realizzate dalle chitarre.
Alla crudeltà e contorsione dei riff e dei tamburi fanno da contraltare delle sequenze melodiche semplici e potenti allo stesso tempo. Si tratta di un espediente compositivo impiegato con grande frequenza dai Meshuggah in questo album, eppure non va mai a noia, anzi è sempre un piacere incontrarlo nei vari brani.
L’ora abbondante di Immutable delinea un mondo che potremmo descrivere come futuristico o, ancora meglio, distopico. Potremmo quasi immaginare, trasportati dall’ascolto delle varie canzoni, una società ipertecnologica, avanzatissima, sorretta e sostenuta da complicatissime macchine in ogni più misero aspetto della propria vita. Eppure ci accorgiamo, osservando con più attenzione, come questa società sia in realtà buia, chiusa in se stessa, regredita quasi a un mondo preistorico di istinti selvaggi, primordiali, antecedenti alla genesi stessa della Terra e anche dell’universo, in una crudeltà e un egoismo spaventosamente primigeni.
In questo viaggio nel futuro (o potremmo dire anche presente, ormai?) dell’umanità, i Meshuggah ci guidano come dei profeti a cui è meglio non fare domande. Ascolta e basta, potrebbero dirci, osserva e metabolizza.
Ed ecco quindi che il nostro viaggio in questo mondo spaventoso comincia con i colpi profondi, ritmati, insistenti, solo apparentemente caotici di Broken Cog. L’esperienza d’ascolto ci catapulta subito in questa realtà altra, trascinati dai vortici di una composizione che non consente appigli, che non permette resistenze, che non lascia spazio a dubbi o domande. Ascolta e basta. E tra sussurri profondi e misteriosi, voci harsh travolgenti e ritmi complessi e primordiali, siamo dentro e non ne usciremo per un po’.
L’intera scaletta di Immutable segue la formula proposta dalla opener, sebbene ogni brano presenti delle proprie caratteristiche personali che permette di distinguerlo dagli altri. Potremmo indicare l’approccio ancor più violento della seconda traccia, The Abysmal Eye, e il suo caratteristico e complesso assolo di chitarra. Potremmo parlare dell’intreccio di melodie che cercano di stagliarsi sopra le ritmiche in Ligature Marks (l’autentica punta di diamante di questo album straordinario). Potremmo narrare delle esplorazioni strumentali dei quasi dieci minuti di They Move Below, perfetto esempio di ritmiche senza punti di riferimento e irresistibilmente travolgenti, a partire dalle prime note del bellissimo arpeggio iniziale. Oppure descrivere le sortite esplorative e solitarie della chitarra in Black Cathedral.
Le varie differenze tra i brani non scalfiscono la portata di un album dall’andamento piuttosto chiaro e lineare: Immutable costituisce una proposta musicale estremamente coerente e compatta, diretta e consequenziale dall’inizio alla fine, che non fa sconti per nessuno. La forza di questa pubblicazione sta nel rendere piacevole l’ascolto di un repertorio piuttosto uguale a se stesso, dove i brani si rincorrono simili tra loro, eppure diversi quanto basta.
Immutable dei Meshuggah è un album privo di limiti. Si percepisce chiaramente come la band svedese si sia concessa numerose libertà sul piano compositivo, esplorando universi musicali al di là di ogni altra esperienza Metal mai proposta in precedenza, perfino da loro stessi. La compattezza del materiale qui presente sta anche nella bravura di ogni singolo componente del gruppo. Effettivamente qui c’è un gioco di squadra estremamente prolifico, dove ogni musicista ha saputo dare il proprio contributo in maniera utile e impeccabile.
La qualità dei vari brani è valorizzata dall’incontro tra la cattiveria dei riff e la robustezza delle percussioni, che vanno all’unisono a delineare il percorso di questi settanta minuti, impreziositi da melodie di chitarre semplici e lineari quanto efficaci nella loro portata di pallide luci nell’oscurità, fino agli assoli contorsionistici, gli arpeggi malinconici e le voci e i growl cupi e devastanti.
Alla fine di questo ascolto non si può non riconoscere una dimensione quasi mistica e trascendentale della musica realizzata dalla band. Siamo stati catapultati in un altro mondo, lontano nel tempo e nello spazio, eppure spaventosamente vicino a noi. Raramente un album consente di vivere qualcosa di così intenso e di così complesso in maniera così naturale, senza alcuna artificiosità.
Non ci resta che fare i complimenti ai Meshuggah per il loro nuovo album Immutable. La forza di questo disco, a distanza di oltre trent’anni dal debutto di Contradictions Collapse, dimostra come questa band abbia ancora tanto da dire, forse anche meglio e più di prima. Si potrebbe anche sostenere che questa ultima pubblicazione sia una delle migliori mai pubblicate dal gruppo e senza dubbio uno dei migliori prodotti in generale di genere Djent e Metal.
Perché quando i settanta minuti di Immutable sono passati e le canzoni sono terminate, non possiamo non rimanere assolutamente folgorati e scioccati e sentirci come riportati alla luce dopo ore di totale oscurità. Ridestati e purificati dall’esperienza, possiamo fare solo una cosa dopo aver finito di ascoltare questo album: ricominciare a sentirlo da capo, ancora e ancora.
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