È in uscita il 4 dicembre l’EP dei Soilwork, A Whisp Of The Atlantic, il loro lavoro più ambizioso di sempre punta a mostrare tutte le potenzialità di questa band fondamentale nel panorama del melodeath ma da troppo tempo sottovalutata.
Come i Soilwork descrivono A Whisp Of The Atlantic
I Soilwork sono sempre stati prodighi nella descrizione dei loro lavori musicali e quest’EP non fa eccezione: A Whisp Of The Atlantic è un percorso di accettazione della propria natura umana, del realizzare di far parte di un mondo da noi creato e che non ci appartiene, ed è un tentativo di creare una solidarietà attraverso queste realizzazioni. Questa descrizione è la sinossi del pensiero espresso da Bjorn “Speed” Strid e David Andersson, rispettivamente Vocalist e Chitarrista della band svedese. Concetti difficili da esprimere in musica, ma i Soilwork sono pronti a una tale sfida ed i risultati si sentono.
Il primo brano è la title track di A Whisp Of The Atlantic, un’epopea di sedici minuti nella quale la band melodeath spazia tra jazz e progressive, il brano è pieno di punti sorprendenti da esplorare e nonostante la sua lunghezza non stanca all’ascolto. È di sicuro il pezzo più ambizioso realizzato dai Soilwork e vuole parlare dell’alienazione dal mondo moderno e di iniziare a cercare un senso di appartenenza.
Ci riesce di sicuro portando generi musicali trattati quasi per niente dai Soilwork in precedenza fusi con il loro sound tipico ormai consolidato da album come The Living Infinite (2013). L’alienazione arriva anche grazie al tema trattato: L’oceano, ovvero l’acqua da cui la vita ha origine dalla quale secondo Andersson noi ci stiamo allontanando per prediligere il fuoco che rappresenta la distruzione, l’odio.
Le tre canzoni successive di A Whisp Of The Altlantic sono parte della Feverish Trilogy e approfondiscono la ricerca di un senso di appartenenza. In ordine “Feverish” rappresenta il desiderio, “Desperado” l’urgenza e “Death Diviner” la determinazione. Tutt’e tre le canzoni hanno un video musicale e stilisticamente ricordano molto l’ultimo album dei Soilwork (2019 – Verkligheten). E’ presente una massiccia presenza di synth del tastierista Sven Karlsson, un sound che si avvicina sempre più a quello di The Night Flight Orchestra, la seconda band di Bjorn e David.
Nel finale “The Nothingness And The Devil” è la canzone più introspettiva, I Soilwork vogliono invitarci a trovare in noi il nostro senso d’appartenenza, a trovare la solidarietà con il prossimo per vivere veramente su questa palla di roccia fluttuante in mezzo al cosmo. La canzone è divisa in due parti: la prima è roboante, tipicamente Soilwork, mentre la seconda è una ballata strumentale psichedelica. come suono ricorda i Pink Floyd, con tanto di assolo alla David Gilmour, sembra simboleggiare la pace finalmente trovata col prossimo.
Composizione e considerazioni finali
Parlando della composizione, gli ultimi quattro pezzi sono tipicamente Soilwork: ritornelli accattivanti, ingioiellati dalla magnifica voce di Bjorn, alternati a strofe veloci e potenti, non mancano i blast beat alla batteria di Bastian Thusgaard. C’è naturalmente spazio alla sperimentazione, tutto “A Whisp Of The Atlantic” è qualcosa di mai sentito prima, si possono apprezzare idee da parte di tutti i musicisti, interessantissimi i riff al basso di Ola Flink specialmente nelle parti più jazz del pezzo, apprezzabile anche il timbro scelto, che lo rende davero presente nel mix.
A Whisp Of The Atlantic è il culmine del sound dei Soilwork, ogni membro della band ha la sua parte nel microcosmo di quest’EP. Un ottimo ascolto per finire l’anno in compagnia di una leggendaria band metal.
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