Gli Smoke sono un progetto ruvido e psichedelico, che inizia il suo percorso audace e rumoroso nei Paesi Bassi, per la precisione a Bergen. Il loro mondo sonoro ci trascina all’interno di strutture potenti e ben realizzate, immerse nelle oscure paludi in continua metamorfosi, con piglio carismatico.
The Mighty Delta of Time, album d’esordio degli Smoke
The Mighty Delta of Time prodotto per l’etichetta italiana Argonauta Records, è un lavoro d’esplorazione sulla realtà che ci circonda carica di insidie, in un vortice di ritmi serrati e dinamici.
Il tocco delicato e acustico di “Ride” apre questo disco su un’atmosfera struggente, che prende vita su un rituale monolitico. Il lamento ampio della voce si incastra al tiro sospeso delle percussioni con un sapore di antico e collega il ruggito blues della seguente “Lineage”.
In questa composizione troviamo delle influenze ai primi Clutch, band americana di rilievo sulla scena stoner. Nella linea vocale poi si crea quel giusto collegamento fra raffinato e orecchiabile, che esplode sul ritornello energico, per dare un graffio importante al brano. Infine, con un tocco furioso, si conclude la corsa della chitarra ipnotica, che galoppa decisa.
Bereft: l’accogliente suite degli Smoke
“Bereft” invece è una suite eccellente, che aziona una melodia dolce e armoniosa. Il gioco corposo del basso culla dolcemente il testo personale a tratti drammatico, che narra di un segreto nascosto. Sulla seconda parte della traccia poi, viene lasciato lo spazio a un tappeto strumentale, dove la qualità unica del chitarrista Kaj Arne Philipse, frontman del gruppo, si cimenta in un solo monumentale da brividi, fino ad accarezzare un sentimento prezioso e indimenticabile.
La voce calda e accogliente in “Riverbed” si innalza nell’aria come una preghiera sensibile, sposando a pieno l’arpeggio emblematico. Un brano malinconico che ci invita ad affrontare la vita oltre ogni confine.
“Motion” è il secondo estratto di quest’album, che come un ruggito esplora un orizzonte nuovo e oscuro. Nel crescendo graffiante del brano si crea un forte legame, con il gusto culturale della band e l’ambiente selvaggio, subendo un declino interiore che porta all’abbandono. Un’opera ben scritta nonchè la migliore di questo lavoro, grazie anche al groove pesante e travolgente. La combo finale che conclude questo cammino sensazionale viene affidata a due tracce molto lunghe, che cambiano forma e colore in un riverbero infinito di sonorità.
Con “Time” la cavalcata sperimentale avvolge a rilento una ritmica teatrale, ma ampia e martellante, in perfetto stile Tool. La visione di questo collettivo poi si lascia andare ad un intenso delirio cosmico, che si chiude nel silenzio improvviso. Invece la distorsione iniziale di “Umoya”, accarezza un ricordo tenero su un arpeggio triste, fino ad aprire una strada tortuosa e travolgente, che completa il disco nell’insieme di riff aggressivi.
Cambiamenti climatici e natura fangosa: il filo rosso degli Smoke
Il trio olandese Smoke, si lascia trasportare dai cambiamenti climatici e una natura fangosa, con una fusione di melodie ruggenti, disegnando una vibrazione furiosa per un’esperienza incredibile.
Voto: 7,5
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