I miei The Zen Circus

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Ho conosciuto, “ufficialmente”, i The Zen Circus un anno fa, ma non per caso, li ho conosciuti sentendo una loro canzone, decidendomi a sentirli, quasi a dirmi “Marco, vai ad ascoltare gli Zen Circus”. E servì, perchè ad oggi sono sempre presenti nelle mie playlist, durante le mie docce, e quando dico ai miei amici di sentire nuova musica.

Vi do il benvenuto in questa mia nuova rubrica, una rubrica in cui parlerò delle mie scoperte in ambito musicale. Avevo già scritto un articolo su un argomento del genere, sul TruceKlan, su come avevo scoperto il gruppo hardcore romano, e su come era arrivato ad essere il mio “Klan” preferito. Ecco, questa rubrica sarà incentrata proprio su scoperte di gruppi o artisti che sono diventati molto importanti per il mio bagaglio musicale.

Infondo son sempre stato una persona a cui piace scoprire nuova musica, e da quando cominciato ad apprezzare altri generi oltre al metal questo “scoprire” è cominciato ad essere facile. Probabilmente in questa rubrica appariranno band o artisti che vi faranno pensare “ma come faceva a non conoscerli?”, ma personalmente, le mie scoperte vanno di pari passo con l’aver bisogno di nuova musica, quindi molti artisti “arrivano dopo”, purtroppo, ma ci mettono poco a diventare i miei artisti preferiti.

I primi di questa rubrica sono i The Zen Circus, e pensare che io pensavo che fossero un gruppo spagnolo ED ANCHE METAL. Illuso, come sempre, ma non pentito.

Avete capito bene, credevo che i The Zen Circus fossero spagnoli e che facessero metal, ma c’è un perchè, credo. Tutto questo perchè li confondevo, spesso, con i Mago de Oz, gruppo appunto spagnolo e metal, ma non so se basti come “giustificazione”. Poi arrivò Sanremo 2019, a cui loro parteciparono, allora, a quel punto, capii chi fossero realmente: italiani, e facevano qualcosa di figo, veramente, ma quella “L’amore è una Dittatura”, non fece breccia nel mio cuore, ma presto li avrei rincontrati, e quel giorno arrivò.

Fu semplice scegliere la prima canzone dei The Zen Circus, puntai subito su “Andate tutti Affanculo”, e sì, fui “attirato” dal titolo. Nella mia testa però si pensava che quella canzone fosse la classica “canzone volgare”, con tante parolacce, tanto arrabbiata e fatta giusto per dar fastidio, ma la realtà, beh, fu molto diversa. Non era la classica “canzone volgare”, era molto di più, era “arrabbiata”, ma con stile. Perchè “Andate tutti Affanculo” è quella canzone che, probabilmente, racchiude tutto quello che si potrebbe dire con tantissime altre canzone “arrabbiate”, tutto, ma racchiuso in una sola canzone.

Quindi, il primo passo fu scoprire che i The Zen Circus facessero, anche, “canzoni incazzate”, bene, è quello che cercavo. Ma dovevo, per forza, sentire altro, di certo non potevo campare con una sola canzone, e tra l’altro, la più scontata. Ma la band toscana aveva in serbo per me altre canzoni da scoprire, ognuna di queste prese un significato diverso, ognuna di queste trattava qualche argomento, che a me interessava ed interessa tutt’ora.

Ero andato, era fatta, i The Zen Circus erano entrati nella mia testa, e non me ne staccavo più, per fortuna.

Dopo aver capito che gli Zen Circus avessero tante canzoni per ogni argomento, canzoni che mi potessero aiutare anche a dire la mia, senza fare troppi spiegoni o poemi, bastava parlare attraverso quelle canzoni. Allora a quel punto, piano piano, cominciai a scoprire canzoni per ogni argomento, per “parlare”. Arrivò “L’anima Non Conta”, la ballad, o forse molto di più di una semplice ballad, non sono mai riuscito a risolvere questo quesito.

The Zen Circus

Ma non bastava, allora ci furono “Ilenia” e “Ragazzo Eroe”, le canzoni che mi hanno fatto sentire l’adolescente incompreso, o meglio, con la prima delle due canzoni mi sentii quel mai stato adolescente, quell’essere cresciuto troppo presto, con una frase, molto semplice: “La mia adolescenza è stata la prima a fuggire”. Invece, la seconda canzone, mi fece sentire come quel ragazzo illuso, quel ragazzo convinto di poter cambiare il mondo in un paese che ti dice di poterci riuscire, ma nel frattempo capisci di essere “Nati per Subire”.

E poi, infine, o quasi, ci furono quelle canzoni “politiche”, che da un po’ di anni a questa parte, mi attirano molto, ed in quel momento, forse scoprii la bellezza dei The Zen Circus, capii quel “poter parlare” attraverso le loro canzoni. Infondo, mi sono sentito “mutato”, quando sentii per la prima volta “La Democrazia Semplicemente non Funziona”, come se ci fosse Appino a dirmi: “qui, ci penso io”. Un po’ come successe come in “Viva”, da una parte la politica, ma dall’altra il voler rovesciare il tavolo, preso dalla rabbia mentre si urla:

“Di cosa ridete e di cosa urlate? Perché festeggiate ancora l’estate? Di cosa ballate? Di cosa vi fate?
Tutti viva qualcosa, sempre viva qualcosa”

E poi, per ultime, anche se dovrebbero stare insieme a tutte le altre, ci sono le ballad. Sono sempre in cerca delle ballad, ma con i The Zen Circus ho trasformato la mia idea di ballad, passata, per me, dall’essere solo romantica, all’essere romantica, riflessiva, arrabbiata e che non ti faccia sentire solo, anche senza qualcuno a cui dedicarla.

Ci fu “Non Voglio Ballare”, presa, da me, come quella canzone con cui si potrebbe dire di farsi lasciare soli, pur sapendo di farsi del male, a costo di prendersi la colpa e di perdersi tutto il divertimento. Arrivò, poi, “Il Fuoco in una Stanza”, sì, la classica ballad, ma con il suo fascino, con il suo dire “voglio essere importante per te”, con poco, con frasi scontate e prevedibili, ma che prende, e che ti fa sentire “fuoco”.

Potrei star qui a parlare per ore dei The Zen Circus, ore a parlare di quanto possano essere qualcosa in ogni singola canzone, ma li lascio a voi, che siate già fans o che ancora non li conosciate.

Se mai sentirete gli Zen Circus fermatevi per fare caso a quante volte avete pensato “mannaggia, questa cosa potevo dirla così”, pensateci, che sia uno sfogo, una frase romantica o un’idea politica. Perchè infondo quelle canzoni sono sempre state lì, come “Canta che ti Passa” per uno sfogo, come “I Qualunquisti” con cui capisci che alla fine, anche le cose che reputi sbagliate, prima o poi incroceranno la tua strada o “Vent’anni” in cui capirete che avevate “solo vent’anni”.

E scusate fan di vecchia data degli Zen Circus, so che sono molto di più, e lo riconosco, ma come ho detto, di certo non posso star qui a parlare per sempre di loro, di quanto siano “giusti” per me, e di quanto so che hanno fatto altre canzoni, probabilmente più belle di quelle da me nominate, ma perchè i The Zen Circus sono ancora una “cosa nuova” di cui però non posso fare a meno, perdonatemi. Finisce così questa “mia” prima band, il prossimo sarà Francesco Guccini, scoperto a 23 anni, troppo tardi, forse.

The Zen Circus
Marco Mancinelli
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