Di Pietro Serratore
“Ci beccavamo nel bando, sopra al booster/ Anna fattura e no, non parlo di buste”
Probabilmente, anche solo involontariamente, avete letto cantando questo incipit, preso dal primo singolo ufficiale “Bando” della trapper emergente Anna Pepe, pubblicato per Virgin Records.
Classe 2003, Anna fa parte delle giovane leve che, fuoriuscite dal mondo della Trap, ultimamente dominano indiscusse le classifiche italiane. Grazie al suo tormentone esploso su TikTok ha riscosso un successo tale da permetterle di ottenere una strofa rappata da Rich the Kid, uno tra i più famosi trapper americani. Altro esempio di “golden kid” è Paky Glory che, partito da Rozzano con il banger “Rozzi”, in pochissimo tempo è riuscito a imporsi sulla scena ottenendo anche l’occasione e il privilegio di partecipare ad un featuring con Gue Pequeno all’interno del suo ultimo album “Mr.Fini”. O, ancora, possiamo citare il giovanissimo Touche che, a soli 15 anni con un solo freestyle pubblicato su YouTube, si è già ritrovato convocato da Massimo Pericolo per un remix assieme a Barracano.
Ma siamo sicuri che tutto questo successo in giovane età faccia bene all’artista, alla sua musica e più in generale alla scena Trap?
Senza ombra di dubbio il mercato musicale negli ultimi 10 anni è cambiato radicalmente, anche grazie all’avvento di Spotify e simili. Il bacino di utenza degli artisti è aumentato esponenzialmente, basti pensare al profilo di Drake che conta miliardi di streams. Inoltre, tutto ciò, ha aumentato le probabilità di trovarsi di fronte a cantanti e musicisti capaci di restare sulla cresta dell’onda per una sola stagione e poi perdersi nel nulla.
La falla principale di questo business, che adesso attanaglia la vera arte di fare musica, sta nel fatto che anche gli artisti di punta, tranne le eccezioni (che fortunatamente ci sono sempre), stanno cominciando ad abbassare drasticamente la qualità dei singoli/album proposti, forti del fatto che la maggior parte della loro fanbase entrerà in fissa comunque con il ritornello “meme” o la frasetta Trash da “spammare” in giro ad libitum.
Prendiamo come esempio “Pussy”, canzone che vede la collaborazione tra Dark Polo Gang, Salmo e Lazza. Messo in conto che non ci si debba porre limiti nella musica e, quindi, non trovando niente di sbagliato in questo featuring, la canzone è un prodotto di bassa caratura, senza nulla di innovativo, fatto solo per far parlare di sé e per far apparire Salmo come quello che “fa sempre il cazzo che vuole” (detta in maniera educata).
Il ragionamento alla base rimane sempre lo stesso. Gli hater ascoltano, i fan ascoltano, i curiosi ascoltano e loro si riempiono le tasche
Rimanendo in ambito Machete/333Mob, Lazza è un altro di quelli che sta passando dal proporre contenuti di un certo livello al limitarsi al semplice compitino per portare a casa il bel voto. Il suo primo album, Zzala, risaltava le sue skills, era pieno di feels e convinceva sotto ogni punto di vista, anche grazie al sound graffiante e pesante delle basi prodotte da uno tra i migliori producer in italia, ovvero Low Kidd. Mentre Re mida, il suo secondo album, è stata una tra le migliori uscite del 2019, condita da ospiti importanti come Fabri Fibra, nelle ultime collaborazioni, invece, si è iniziata a sentire la mancanza di impegno da parte del rapper. Sempre gli stessi due concetti esposti ma con produzioni differenti.
Insomma, da questa breve analisi che, puntando su un “limitato” numero di nomi tenta di inquadrare un fenomeno piuttosto diffuso, sembra uscirne fuori un trend ben preciso che, soprattutto, non può meravigliarci. I numeri di un Lazza continuano a salire in maniera inversamente proporzionale alla qualità della sua musica, e tutto questo andrà avanti fino a quando gli ascoltatori si accontenteranno di questa situazione di mediocrità e non avranno il coraggio di chiedere ai propri beniamini uno step in più. In un panorama simile, in conclusione, possiamo solo sperare che tutte queste opportunità concesse ai newcomers vengano colte al volo e tradotte in prodotti di ottima qualità.
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Proprio un bel articolo, sto Pietro Serratore farà strada